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- L'8 aprile, Domenico Totani e Pierluigi Carducci hanno compiuto una significativa ascensione sulla parete Nord del Monte Camicia.
- La cordata ha affrontato una variante di circa 300 metri rispetto alla via classica, con difficoltà fino al IV su ghiaccio e M5 su misto nella parte bassa.
- Totani ha individuato possibili nuove linee da salire, come una cascata di Alpine Ice di almeno 400 metri a destra della via classica.
L’8 aprile scorso, Domenico Totani e Pierluigi Carducci hanno compiuto un’ascensione significativa sulla parete Nord del Monte Camicia, nell’Appennino abruzzese. Questa salita, avvenuta in condizioni primaverili, ha offerto una prospettiva diversa rispetto alle tradizionali scalate invernali, aprendo nuove interpretazioni e possibilità per l’alpinismo moderno.
Un’ascensione in stile moderno
La cordata, composta dalla guida alpina e medico Domenico Totani, 36 anni, e dal giovane talento Pierluigi Carducci, 25 anni, ha affrontato la parete con un approccio che Totani stesso definisce “allegro e giocoso”. Partiti dal Fondo della Salsa, hanno superato i “prati verticali” iniziali slegati, per poi legarsi e affrontare passaggi più tecnici. Totani ha sottolineato come la via sia risultata più logica di quanto si aspettasse, facilitata dalle condizioni invernali che permettevano di superare alcuni tratti su neve e ghiaccio.

Il celebre “traverso di Tiziano” è stato superato da Carducci, mentre la cresta di uscita è stata associata al ricordo di Mimì Alessandri, che cinquant’anni prima aveva compiuto una drammatica uscita solitaria dalla parete. La salita è stata anche un omaggio ad Andrea Di Donato, autore della prima invernale solitaria della Nord nel 2008.
Il bivacco e l’uscita
Nonostante l’obiettivo di completare la salita in giornata, le condizioni della parete, con neve inconsistente e ammassi potenzialmente pericolosi, hanno costretto Totani e Carducci a un bivacco improvvisato. Senza sacchi a pelo né fornello, si sono riparati su un terrazzino scavato nel pendio, avvolti in teli “spaziali” e mantelline leggere. La mattina successiva, hanno ripreso l’arrampicata, affrontando tiri di ghiaccio e misto impegnativi, fino a raggiungere la cresta sommitale.
Una variante e nuove prospettive
La salita di Totani e Carducci ha rappresentato una variante di circa 300 metri rispetto alla via classica, con difficoltà fino al IV su ghiaccio e M5 su misto nella parte bassa, e IV+ e M4 nella nuova uscita. Questa esperienza ha aperto nuove prospettive per l’alpinismo sul Camicia, con Totani che ha individuato possibili nuove linee da salire, come una cascata di Alpine Ice di almeno 400 metri a destra della via classica.
Eredità e futuro dell’alpinismo sul Camicia
L’ascensione di Domenico Totani e Pierluigi Carducci non è solo una performance alpinistica, ma un esempio di come l’esperienza e la conoscenza del passato possano arricchire l’approccio all’alpinismo moderno. Citando gli alpinisti che li hanno preceduti, Totani e Carducci hanno dimostrato un profondo rispetto per la storia della montagna e per coloro che l’hanno esplorata prima di loro. La loro salita, definita “piacevole” e “divertente”, evidenzia come l’alpinismo possa essere vissuto con allegria e spirito giocoso, senza rinunciare alla sfida e all’impegno.
Amici appassionati di montagna, la storia di Totani e Carducci ci ricorda che l’alpinismo non è solo conquista di vette, ma anche un viaggio nella storia e nella cultura di una montagna. Conoscere le imprese di chi ci ha preceduto, come le prime invernali di De Paulis e Alessandri, ci permette di affrontare le nostre sfide con maggiore consapevolezza e rispetto.
Per i più esperti, l’ascensione di Totani e Carducci apre una riflessione sull’evoluzione dello stile alpinistico. La loro scelta di affrontare la Nord del Camicia in primavera, in condizioni diverse rispetto all’inverno, dimostra come l’alpinismo moderno possa esplorare nuove possibilità e interpretazioni, senza necessariamente inseguire la performance a tutti i costi.
Questa storia ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la montagna: cerchiamo solo la sfida estrema o siamo capaci di apprezzare la bellezza e il piacere dell’arrampicata, in armonia con l’ambiente e con la storia del luogo?