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- Benjamin Védrines e Nicolas Jean tenteranno di aprire una nuova via sulla parete Nord dello Jannu East (7468 metri), dopo il tentativo fallito nel 2024 a causa del mal d’alta quota.
- Gli alpinisti statunitensi Sam Hennessey e Michael Gardner sono anch’essi impegnati nella prima ascensione della parete Nord, con Hennessey al suo terzo tentativo e Gardner al secondo.
- Nel 2023, un team americano composto da Matt Cornell, Jackson Marvell e Alan Rousseau ha conquistato una via diretta alla vetta principale (7701 m), affrontando difficoltà valutate M7 AI5+ A0, e candidandosi al Piolet d’Or.
In seguito al tentativo infruttuoso del 2024, il noto alpinista francese Benjamin Védrines, insieme a Nicolas Jean, sta per riprendere la sfida contro la maestosa parete Nord dello Jannu East, alta ben 7468 metri. La loro ambizione è quella di aprire un nuovo itinerario in puro stile alpino su questa imponente verticale, che finora non ha conosciuto alcuna conquista umana. Con oltre 2000 metri di dislivello caratterizzati da difficoltà tecniche e situazioni esposte, questa montagna si configura come una delle imprese più severe dell’intero arco himalayano.
Una Cordata Affiatata per una Sfida Impegnativa
Un’affiatata cordata composta da Védrines e Titolo ‘NOME DEI PARTECIPANTI’: questa combinazione ha evidenziato una particolare solidità nel corso delle recenti avventure alpine. Tra queste spicca indubbiamente la loro recente attraversata del Monte Bianco sugli sci. I testimoni visivi dell’evento saranno due professionisti del settore: le riprese saranno affidate a un duo formato da Thibaut Marot e Quentin Degrenelle, i quali realizzeranno il materiale audiovisivo necessario per immortalare ogni fase dell’operazione. Si prevede una partenza entro la fine di agosto ed un ritorno che è stato programmato indicativamente tra ottobre e novembre.
Lo stesso gruppo aveva provato ad affrontare nel 2024 la parete nord del massiccio, ma furono costretti a fermarsi attorno ai 6700 metri proprio in virtù delle avversità dovute al mal d’alta quota. In linea con le scelte passate, anche quest’anno verrà pianificato un periodo dedicato all’acclimatazione: circa dieci giorni nella zona circostante prima dell’affronto vero delle difficoltà verticali della parete stessa; qui si prevede che passeranno almeno sei notti impegnati in cinque bivacchi improvvisati.
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La Competizione per la Prima Ascesa
L’impresa orchestrata da Védrines non rappresenta l’unica iniziativa volta ad affrontare la maestosa parete Nord dello Jannu East. Infatti, gli arrampicatori statunitensi Sam Hennessey e Michael Gardner, già presenti sul campo d’azione, nutrono il fermo proposito di realizzare la prima ascensione di questo impervio versante che si eleva oltre i duemila metri. È il terzo anno consecutivo per Hennessey nell’inseguimento di tale obiettivo ambizioso; parimenti Gardner sta portando avanti il suo secondo tentativo—entrambi esempi palpabili delle sfide enormi insite in quest’avventura montana.
Situato nella storica regione del Kangchenjunga, lo Jannu si distingue non solo per l’imponenza delle sue vette ma soprattutto per la sua illustre parete Nord rimasta finora incontaminata. Nel corso dell’anno 2023 un gruppo americano composto da tre nomi noti nel panorama alpinistico: Matt Cornell, Jackson Marvell e Alan Rousseau ha conquistato con successo una via diretta alla vetta principale (7701 m). Le sfide affrontate hanno presentato complessità significative valutate intorno ai parametri M7 AI5+ A0: un traguardo apprezzabile che ha elevato le loro possibilità all’ambito riconoscimento del Piolet d’Or.

La Preparazione e le Sfide Tecniche
Nel 2017, durante l’ascensione della facciata settentrionale del Pandra, Védrines ha scoperto quella che oggi conosciamo come la parete Nord dello Jannu East. Tuttavia, il climber ha confessato di non essersi mai sentito all’altezza per intraprendere un progetto così audace prima d’ora. Questa imponente parete si caratterizza per notevoli insidie: è necessario superare infatti ben 2250 metri dalla rimaye fino alla cima; inoltre presenta una pendenza media assai pronunciata e pochissimi luoghi adeguati per stabilire bivacchi.
La questione dell’altitudine, considerando che il picco raggiunge i 7468 metri, costituisce anch’essa una barriera considerevole che influisce sulla rapidità dell’ascesa mentre amplifica le difficoltà dal punto di vista fisiologico. Non va trascurato il fatto che le complicazioni tecniche aumentano in corrispondenza delle quote elevate; qui ci si confronta con diversi tipi di terreno: dal misto nevoso alle creste acuminate. Per tale motivo risulta cruciale attuare un adeguato processo di acclimatamento prima di poter fronteggiare queste impegnative prove montane.
In Attesa della Finestra Meteo Perfetta
Raggiunta un’altitudine di 6200 metri con lo scopo di valutare i danni derivanti da una recente nevicata intensa, il team condotto da Védrines ha preso la decisione strategica di stabilire un campo base a quota 6220 metri. Questa scelta è dettata dall’attesa di condizioni atmosferiche propizie. È opportuno notare come la parete Nord dello Jannu East presenti un’elevata vulnerabilità ai venti occidentali; ciò richiede necessariamente una finestra estesa caratterizzata dal bel tempo affinché l’intera operazione d’ascensione e discesa possa svolgersi senza rischi significativi.
Secondo le parole espresse dallo stesso Védrines, sono imprescindibili almeno quattro giorni contraddistinti da clima stabile per poter realizzare l’impresa proposta; tale contesto idilliaco risulta complesso nel territorio noto per le sue variabili climatiche imprevedibili. Tradizionalmente, il momento più favorevole sulle alture nepalesi si manifesta tipicamente tra l’inizio e il ventesimo giorno del mese di ottobre; tuttavia, quest’anno si osservano già gli effetti dei fortissimi venti del Jet Stream che sembrano sopraggiungere prematuramente rispetto alle consuete aspettative stagionali.
Riflessioni Conclusive: Oltre la Conquista, l’Essenza dell’Alpinismo
La prossima impresa su Jannu East presenta la sua imponente parete Nord ancora non conquistata; questo scenario racchiude il cuore pulsante dell’alpinismo moderno: audacia affinata da rigorosa preparazione tecnica abbinata a un profondo rispetto per l’ambiente montano. Sebbene le rivalità tra cordate come quelle formate da Védrines e il team americano possano rendere tutto più avvincente, è cruciale ricordare che ciò che conta davvero va oltre quest’aspetto competitivo; si tratta del valore intrinseco insito nell’esperienza alpinistica stessa. L’alpinismo trascende infatti la mera aspirazione alla vetta; esso rappresenta piuttosto un cammino interiore volto all’autoscoperta dei propri limiti in simbiosi con le forze naturali. Optare per uno stile alpino privo di supporti quali ossigeno supplementare o corde fisse è emblematico d’un approccio etico verso la montagna stessa; promuovendo così valori fondamentali quali autonomia individuale e responsabilità nelle proprie scelte operative.
Per quanto concerne gli aspetti tecnici inerenti all’alpinismo, risulta evidente che una pianificazione scrupolosa, contemplante ogni fase della spedizione attraverso approfondite ricerche sul tragitto previsto affiancate a valutazioni accuratissime riguardanti potenziali rischi ed esigenze preparatorie (fisiche o mentali), sia imprescindibile. Parallelamente emerge anche la necessaria capacità di adattamento; doti senza cui affrontare efficacemente le impervie sfide legate alle altitudini elevate diviene realmente complesso. A conclusione di questa riflessione sull’esplorazione allo Jannu East, emerge chiaramente quanto l’alpinismo possa indurci a contemplare il proprio significato e funzione nella società contemporanea. L’impegno in questa pratica esige qualità come il coraggio, l’umiltà e una sincera considerazione per la natura circostante; tali principi hanno la potenzialità di ispirarci nel nostro quotidiano.