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- Stefano Delbarba, soprannominato «l'alieno della Franciacorta», tenterà di scalare il Trentapassi per oltre 50 volte, raggiungendo un dislivello di 27.000 metri, pari a tre volte l'altezza dell'Everest.
- Delbarba, 51 anni, ha già effettuato un Everesting di allenamento, salendo e scendendo dalla Trentapassi per 17 volte in 22 ore e 46 minuti.
- Se Delbarba completerà il Triplo Everesting in meno di cinque giorni, potrebbe entrare nel Guinness dei Primati, seguendo le orme di soli tre atleti americani che hanno compiuto un'impresa simile di corsa. Gli sponsor doneranno 200 euro per ogni Everesting completato.
L’atleta Stefano Delbarba, soprannominato “l’alieno della Franciacorta”, si prepara ad affrontare una sfida senza precedenti: il Triplo Everesting sul Trentapassi. Dal 23 al 27 aprile 2025, Delbarba tenterà di scalare la cima per oltre 50 volte, raggiungendo un dislivello pari a tre volte l’altezza dell’Everest, ovvero 27.000 metri. Questa impresa non è solo una prova di resistenza fisica e mentale, ma anche un’iniziativa di solidarietà a sostegno delle associazioni Angeli per la vita e Cistinosi Italia ODV.
Un’impresa ai limiti dell’impossibile
L’Everesting, di per sé, è una sfida estrema che consiste nello scalare una montagna ripetutamente fino a raggiungere gli 8.848 metri, l’altitudine del Monte Everest. Delbarba, 51 anni, si spinge oltre, puntando a completare tre Everesting consecutivi. La preparazione per questa impresa titanica è iniziata da tempo, con allenamenti intensi che includono corse in salita sulla Trentapassi ed esercizi di potenziamento in palestra, sotto la supervisione di un fisioterapista. Come testimonia lo stesso Delbarba, ha già effettuato un Everesting “di allenamento”, salendo e scendendo dalla Trentapassi per 17 volte in 22 ore e 46 minuti.

Un obiettivo ambizioso: il Guinness dei Primati
Se Delbarba dovesse completare il Triplo Everesting in meno di cinque giorni, entrerebbe nel Guinness dei Primati. Attualmente, solo tre atleti americani sono riusciti a compiere un’impresa simile di corsa. Il tentativo di Delbarba non è solo una sfida personale, ma anche un’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi per la ricerca scientifica su malattie metaboliche rare che colpiscono i bambini, come la Sindrome di Menkes e la Cistinosi. Gli sponsor di Delbarba doneranno 200 euro per ogni Everesting completato, e chiunque può contribuire alla causa tramite un bonifico bancario.
Dalla tintarella all’Everesting: una questione di scelta
Delbarba, carpentiere di professione, incarna lo spirito dell’atleta che sfida i propri limiti, rifiutando la sedentarietà e la routine. La sua filosofia è chiara: ognuno è libero di scegliere come impiegare il proprio tempo libero, ma per lui l’avventura e la sfida sono irrinunciabili. Dopo aver conquistato l’Everesting, Delbarba si prepara per l’Adamello Ultra Trail, una gara a cui è particolarmente affezionato e a cui parteciperà per la quinta volta.
Oltre la performance: un esempio di resilienza e solidarietà
L’impresa di Stefano Delbarba va oltre la semplice performance sportiva. È un esempio di resilienza, determinazione e solidarietà. La sua capacità di trasformare una sfida personale in un’opportunità per aiutare gli altri è un valore aggiunto che rende la sua impresa ancora più significativa. Delbarba dimostra che lo sport può essere un potente strumento per promuovere la ricerca scientifica e sostenere le persone che lottano contro malattie rare.
Conclusione: L’Alpinismo del Cuore
Le imprese di Stefano Delbarba ci ricordano che l’alpinismo non è solo una questione di vette conquistate, ma anche di cuore e di solidarietà. Scalare montagne, superare i propri limiti, e allo stesso tempo tendere una mano a chi ha bisogno: questo è l’alpinismo del futuro, un alpinismo che guarda oltre la performance e si fa portatore di valori importanti.
Amici appassionati di montagna, le gesta di Delbarba ci offrono uno spunto di riflessione. Conoscete la differenza tra un Everest Base Camp Trek e un trekking di acclimatamento? Il primo è un’escursione che porta al campo base dell’Everest, un’esperienza accessibile a molti, mentre il secondo è una fase cruciale per gli alpinisti che si preparano a scalare vette elevate, un processo che richiede tempo e adattamento. Allo stesso modo, la preparazione di Delbarba ci insegna che le grandi imprese richiedono un allenamento costante e una profonda conoscenza dei propri limiti.
E a proposito di limiti, avete mai pensato a come la tecnologia stia cambiando l’alpinismo? Dalle previsioni meteo sempre più precise ai materiali ultraleggeri, l’innovazione ci permette di affrontare sfide sempre più ambiziose. Ma non dimentichiamoci che la montagna rimane un ambiente imprevedibile e che la prudenza e il rispetto per la natura sono fondamentali.
L’impresa di Delbarba ci invita a riflettere sul significato della sfida, sulla capacità di superare i propri limiti e sulla forza della solidarietà. Cosa vi spinge a superare i vostri limiti? Qual è la vostra “Everest” personale?