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Alpinisti dispersi in Nepal: fino a che punto spingersi nel soccorso alpino?

La vicenda di Marco Di Marcello e Markus Kirchler riapre il dibattito sull'etica del soccorso in alta quota, tra responsabilità individuali e rischi per i soccorritori.
  • Negli ultimi 10 anni, gli interventi di soccorso alpino hanno eguagliato quelli dei 60 anni precedenti, un dato allarmante che evidenzia un cambiamento significativo.
  • Fabio Bristot del CNSAS sottolinea come un numero crescente di persone affronti la montagna con superficialità, basandosi su informazioni online inaffidabili, evidenziando la necessità di una maggiore consapevolezza e preparazione.
  • Le tariffe per l'elisoccorso in Valle d'Aosta possono raggiungere i 120 euro al minuto in caso di chiamata immotivata, dimostrando l'importanza della responsabilità finanziaria oltre che della sicurezza.

La recente vicenda di Marco Di Marcello e Markus Kirchler, alpinisti italiani dispersi tra le vette del Nepal nel novembre 2025, ha riacceso un dibattito complesso e delicato: fino a che punto è lecito spingersi nel soccorso alpino, mettendo a repentaglio la vita dei soccorritori per salvare alpinisti in difficoltà?

La sospensione delle ricerche, decretata a causa delle condizioni meteorologiche proibitive, ha inevitabilmente innescato una profonda riflessione sull’etica che guida le operazioni di soccorso in ambienti estremi. Il caso di Di Marcello e Kirchler non è un evento isolato, ma l’ennesima tessera di un mosaico fatto di rischi, responsabilità e decisioni difficili. Ogni anno, il Soccorso Alpino si trova a fronteggiare emergenze in alta quota, situazioni in cui il confine tra il dovere di salvare una vita e la necessità di proteggere l’incolumità dei propri uomini si fa incredibilmente labile.

Il richiamo della vetta, l’ambizione di superare i propri limiti, la passione per l’alpinismo: sono tutti elementi che spingono l’uomo a sfidare la montagna. Ma questa sfida, quando si trasforma in emergenza, coinvolge anche i soccorritori, chiamati a intervenire in contesti spesso impervi e pericolosi. _La domanda che sorge spontanea è: chi si assume la responsabilità quando un soccorritore rischia la vita per salvare un alpinista imprudente?_

L’evoluzione dell’approccio alla montagna e la cultura della sicurezza

Un aspetto critico che emerge con sempre maggiore frequenza è l’evoluzione dell’approccio alla montagna. Come sottolineato da Fabio Bristot, membro del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), si registra un aumento preoccupante di persone che affrontano l’ambiente montano con superficialità, basandosi su informazioni frammentarie e spesso inaffidabili reperite online. “La montagna non è una moda, ma la pratica di una cultura che richiede accorgimenti e conoscenze”, ammonisce Bristot. Troppi escursionisti si affidano ai consigli di “influencer” improvvisati, mettendo a repentaglio non solo la propria incolumità, ma anche quella dei soccorritori.

Questa tendenza solleva interrogativi etici non trascurabili. È moralmente accettabile che i soccorritori debbano rischiare la propria vita per persone che hanno deliberatamente ignorato le norme di sicurezza e si sono avventurate in territori ostili senza un’adeguata preparazione? In che misura la responsabilità individuale dell’alpinista o dell’escursionista può influenzare le decisioni operative del Soccorso Alpino?

La risposta a queste domande è tutt’altro che semplice. Da un lato, il principio di solidarietà umana impone di fare tutto il possibile per salvare vite in pericolo. Dall’altro, è necessario considerare i costi umani ed economici delle operazioni di soccorso, nonché il rischio concreto a cui sono esposti i soccorritori. Negli ultimi dieci anni, si è assistito a un incremento degli interventi che eguaglia l’ammontare totale registrato nel sessantennio precedente. Tra le cause principali spiccano cadute, malori, incapacità nello svolgimento delle attività e condizioni metereologiche avverse. Non va inoltre dimenticato l’incremento di persone che utilizzano e-bike o che praticano la corsa in montagna.

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  • 🤔 Ma è giusto rischiare la vita per chi......
  • ⚠️ E se invece di soccorrere, si prevenisse davvero...?...

Costi economici e responsabilità finanziarie

Un elemento spesso trascurato nel dibattito sull’etica del soccorso alpino è quello dei costi economici. Le operazioni di soccorso in montagna, soprattutto quando richiedono l’intervento dell’elisoccorso, possono comportare spese considerevoli. La gestione dei costi varia significativamente da regione a regione. In generale, è previsto che l’utente si faccia carico dei costi in caso di chiamata immotivata, comportamento imprudente o attività ad alto rischio, a condizione che non vi sia necessità di ricovero ospedaliero. In caso di utilizzo dell’elisoccorso, le tariffe possono raggiungere diverse migliaia di euro.

Ad esempio, in Valle d’Aosta, una chiamata immotivata può costare 225 euro, a cui si aggiungono 120 euro al minuto per l’elisoccorso. In Piemonte, i costi sono di 120 euro per la chiamata, 120 euro al minuto per l’elisoccorso e 50 euro all’ora per l’intervento via terra. La Lombardia prevede una tariffa di 1500 euro all’ora per l’elisoccorso e 95 euro all’ora per l’intervento via terra, con riduzioni per i residenti e aumenti in caso di comportamento imprudente. In Trentino, il costo dell’elisoccorso può variare da 750 euro in situazioni di grave pericolo ambientale a 98-140 euro al minuto in caso di chiamata totalmente immotivata. Il Veneto prevede costi di 200 euro per la squadra di terra più 50 euro all’ora, e 25 euro al minuto per l’elisoccorso fino a un massimo di 500 euro. In caso di chiamata immotivata, il costo dell’elisoccorso sale a 90 euro al minuto, fino a un massimo di 7500 euro.

Questi dati evidenziano la necessità di una maggiore consapevolezza da parte di chi frequenta la montagna, non solo in termini di sicurezza, ma anche di responsabilità finanziaria. _Un intervento di soccorso non è gratuito e, in molti casi, il costo ricade su chi ha causato l’emergenza._

Verso un futuro più consapevole e responsabile

Di fronte a questo scenario complesso, è fondamentale promuovere un approccio più consapevole e responsabile alla montagna. Ciò significa, innanzitutto, investire nell’educazione e nella prevenzione, sensibilizzando i frequentatori della montagna sui rischi oggettivi dell’ambiente alpino e sull’importanza di una preparazione adeguata. È necessario promuovere una cultura della sicurezza, in cui la responsabilità individuale sia un valore imprescindibile.

Allo stesso tempo, è necessario avviare una riflessione approfondita sui protocolli di sicurezza adottati durante le operazioni di soccorso, valutando attentamente i rischi connessi a ogni intervento e definendo criteri oggettivi per stabilire la fattibilità e l’opportunità di un’operazione in condizioni estreme. Forse è giunto il momento di stabilire dei limiti più chiari, per tutelare l’incolumità dei soccorritori e garantire che il loro impegno non venga vanificato da comportamenti imprudenti e superficiali.

Che il caso di Marco Di Marcello e Markus Kirchler, così come le molte altre tragedie che si consumano ogni anno tra le vette, possano servire da monito per tutti coloro che amano la montagna, affinché la passione e l’ambizione non offuschino mai la prudenza e la responsabilità.

Amici della montagna, la discussione etica sollevata dalla vicenda di Di Marcello e Kirchler ci ricorda che la montagna è tanto meravigliosa quanto insidiosa. È fondamentale approcciarsi con rispetto e consapevolezza. Una nozione base per chi ama la montagna è l’importanza di pianificare attentamente ogni escursione, informandosi sulle condizioni meteorologiche, scegliendo percorsi adatti alle proprie capacità e portando con sé l’attrezzatura adeguata. Una nozione avanzata, invece, riguarda la capacità di valutare i rischi oggettivi e soggettivi, prendendo decisioni consapevoli anche in corso d’opera, rinunciando se necessario alla vetta per preservare la propria incolumità e quella degli altri. La montagna è un luogo di sfida e di crescita personale, ma non deve mai diventare un terreno di gioco per l’improvvisazione e la superficialità.

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Frasi riformulate:
Originale: “La montagna non è una moda, ma la pratica di una cultura che richiede accorgimenti e conoscenze”, ammonisce Bristot.
*Riformulato: Bristot avverte: non considerare la montagna come un semplice trend, bensì come l’esercizio di una tradizione che esige prudenza e preparazione*


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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