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- L'incremento del turismo montano, in particolare sulle vie ferrate, ha causato un aumento degli incidenti, con il 45,9% dei casi dovuti a cadute o scivolate nel 2022.
- Nel 2022, le missioni di soccorso del CNSAS sono aumentate del 9,8% rispetto all'anno precedente, evidenziando la necessità di una maggiore preparazione e consapevolezza dei rischi.
- Nel 2022, ben 444 persone hanno perso la vita in ambiente impervio, con un aumento del 13,5% rispetto al 2021, sottolineando l'importanza della sicurezza in montagna.
Il “Mesiano Mountain Day”, una celebrazione nata per onorare la montagna e le sue tradizioni, ha involontariamente puntato i riflettori su una criticità sempre più pressante: l’overtourism nelle zone alpine. L’incremento vertiginoso del numero di persone che frequentano vie ferrate e rifugi alpini, sebbene dimostri un rinnovato interesse per l’ambiente montano, sta mettendo a serio rischio la sicurezza, la sostenibilità e la qualità dell’esperienza per chi cerca rifugio tra le cime. Questa ondata di presenze solleva interrogativi cruciali sulla gestione e la preservazione di un ecosistema delicato e prezioso. L’afflusso incontrollato, infatti, non solo incide sulla sicurezza degli escursionisti, ma compromette anche la capacità dei rifugi di operare in modo sostenibile e di offrire un servizio adeguato.
L’aumento del turismo in montagna, in particolare sulle vie ferrate, sta generando una serie di problematiche interconnesse che richiedono un’analisi approfondita e soluzioni mirate. La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la promozione dell’accessibilità alla montagna e la necessità di proteggere l’ambiente e garantire la sicurezza di tutti. Il fenomeno dell’overtourism non è nuovo, ma la sua manifestazione in alta quota assume connotati specifici, legati alla fragilità dell’ecosistema alpino e alle peculiarità delle attività che vi si svolgono. La tutela di questo patrimonio naturale richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga istituzioni, operatori del settore, esperti e, soprattutto, gli stessi frequentatori della montagna. La crescente popolarità delle vie ferrate, in particolare, ha portato a un aumento significativo del numero di persone che si cimentano in queste attività, spesso senza la preparazione fisica e tecnica adeguata. Questo fenomeno, combinato con il sovraffollamento dei percorsi, ha inevitabilmente causato un incremento degli incidenti, mettendo a dura prova i servizi di soccorso alpino e sollevando interrogativi sulla sicurezza complessiva dell’esperienza in montagna. La mancanza di consapevolezza dei rischi e la sottovalutazione delle difficoltà dei percorsi, spesso percepiti come semplici “passeggiate”, rappresentano un ulteriore fattore di preoccupazione.
È necessario quindi promuovere una cultura della montagna che valorizzi la preparazione, la prudenza e il rispetto per l’ambiente. L’obiettivo è quello di trasformare l’overtourism in un turismo responsabile e sostenibile, capace di generare benefici economici per le comunità locali senza compromettere la bellezza e l’integrità delle Alpi. La montagna, infatti, non è solo un luogo di svago e di avventura, ma anche un patrimonio culturale e naturale che va preservato per le future generazioni.
Incidenti in via ferrata: un campanello d’allarme
Il crescente numero di persone che affrontano le vie ferrate, spesso prive della necessaria preparazione fisica e tecnica, ha portato a un aumento preoccupante degli incidenti. Le statistiche elaborate dal Soccorso Alpino negli ultimi anni evidenziano un trend allarmante, con un incremento degli interventi per soccorrere escursionisti in difficoltà. Questo dato non è solo una fredda cifra, ma rappresenta storie di persone che hanno sottovalutato i rischi della montagna, mettendo a repentaglio la propria incolumità e quella dei soccorritori. Un esempio emblematico è quanto accaduto il 1° maggio 2025, quando le montagne lecchesi sono state teatro di un triplice intervento del Soccorso Alpino in poche ore, a causa di un malore, un infortunio e una caduta. Questo episodio, riportato da LeccoToday.it, sottolinea l’importanza di affrontare questi percorsi con la massima preparazione e prudenza, seguendo le raccomandazioni del Soccorso Alpino.
Un’analisi più approfondita delle cause degli incidenti rivela che la mancanza di preparazione è spesso associata a una percezione errata delle vie ferrate, considerate da molti come semplici “passeggiate”. Questa visione superficiale, alimentata da una comunicazione spesso focalizzata sull’aspetto emozionale dell’esperienza, rischia di indurre gli escursionisti a sottovalutare le difficoltà tecniche e i pericoli oggettivi dei percorsi. Come evidenziato in un articolo di Valsusa Oggi, le vie ferrate sono in realtà percorsi alpinistici che richiedono conoscenze specifiche, attrezzatura adeguata e una buona condizione fisica. La facilità con cui è possibile noleggiare un kit da ferrata senza avere le competenze necessarie per utilizzarlo correttamente rappresenta un ulteriore fattore di rischio.
I dati forniti dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) relativi al 2022 confermano questa tendenza, con un incremento del 9,8% delle missioni di soccorso rispetto all’anno precedente. Le cause principali degli interventi sono la caduta o scivolata (45,9% dei casi) e l’incapacità durante l’attività svolta (26,3%). L’escursionismo è l’attività maggiormente coinvolta negli incidenti, rappresentando il 50,2% dei casi. Nel 2022, ben 444 persone hanno perso la vita in ambiente impervio, con un aumento del 13,5% rispetto al 2021, come riportato da Planetmountain.com. Questi numeri, purtroppo, ci ricordano che la montagna non è un parco giochi e che la sicurezza deve essere sempre al primo posto.
Il sovraffollamento delle vie ferrate, inoltre, aumenta il rischio di incidenti a causa delle attese prolungate, dello stress e dei comportamenti imprudenti. In queste situazioni, la pressione del gruppo e la fretta di completare il percorso possono indurre gli escursionisti a commettere errori di valutazione o a sottovalutare i rischi, con conseguenze potenzialmente gravi. È quindi fondamentale promuovere un approccio consapevole e responsabile alla montagna, incoraggiando gli escursionisti a valutare attentamente le proprie capacità, a scegliere percorsi adatti al proprio livello di preparazione e a rispettare le regole di sicurezza. La montagna, infatti, offre esperienze uniche e indimenticabili, ma richiede anche rispetto e responsabilità.

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Rifugi alpini: sostenibilità a rischio
I rifugi alpini, tradizionalmente considerati punti di riferimento e di ristoro per gli escursionisti, si trovano oggi a fronteggiare una sfida senza precedenti: gestire un flusso di persone sempre più consistente. Questa situazione genera una serie di problematiche che mettono a rischio la loro capacità di operare in modo efficiente e sostenibile. Il sovraccarico delle strutture, infatti, comporta difficoltà nel garantire un’adeguata accoglienza a tutti i visitatori, con ripercussioni sulla qualità del servizio offerto e sulla soddisfazione degli escursionisti. La gestione dei rifiuti, il consumo di risorse idriche ed energetiche e l’impatto ambientale complessivo rappresentano ulteriori aspetti critici che richiedono un’attenzione particolare.
Le testimonianze dei gestori dei rifugi, sempre più preoccupati per la sostenibilità a lungo termine di questo modello turistico, sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato. L’integrità dell’ambiente montano, infatti, rischia di essere compromessa da un afflusso incontrollato di persone, con conseguenze negative per la flora, la fauna e la bellezza dei paesaggi. È necessario quindi adottare un approccio responsabile e consapevole, che tenga conto delle esigenze degli escursionisti e della necessità di preservare l’ambiente.
La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la promozione del turismo e la tutela del patrimonio naturale, garantendo che le attività umane non compromettano la sua integrità. Questo richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, degli operatori del settore e degli stessi frequentatori della montagna, chiamati a fare la propria parte per ridurre l’impatto ambientale e a rispettare le regole di comportamento. I rifugi alpini, in particolare, possono svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione degli escursionisti, promuovendo pratiche sostenibili e incentivando un turismo responsabile.
La gestione dei rifiuti, ad esempio, rappresenta una delle principali sfide per i rifugi alpini. La difficoltà di smaltire correttamente i rifiuti prodotti dagli escursionisti, spesso abbandonati lungo i sentieri o nei pressi delle strutture, genera un impatto negativo sull’ambiente e sul paesaggio. È quindi fondamentale promuovere la raccolta differenziata, incentivare l’utilizzo di materiali biodegradabili e ridurre al minimo la produzione di rifiuti. Il consumo di risorse idriche ed energetiche, inoltre, rappresenta un ulteriore aspetto critico. I rifugi alpini, spesso situati in zone isolate e difficilmente accessibili, devono fare i conti con la scarsità di acqua e con i costi elevati dell’energia. È quindi necessario adottare soluzioni innovative per ridurre i consumi, come l’utilizzo di energie rinnovabili, il recupero dell’acqua piovana e l’installazione di sistemi di illuminazione a basso consumo. La montagna, infatti, non è solo un luogo da visitare, ma anche un ecosistema da proteggere.
Strategie per un turismo alpino sostenibile
Di fronte alle sfide poste dall’overtourism, è necessario adottare un approccio pragmatico e orientato alla sostenibilità, implementando soluzioni concrete per mitigare l’impatto del turismo di massa sulle vie ferrate e sui rifugi alpini. Tra le diverse strategie che possono essere messe in campo, alcune si sono dimostrate particolarmente efficaci nel promuovere una gestione più consapevole e responsabile degli accessi.
L’implementazione di sistemi di prenotazione obbligatoria rappresenta una delle soluzioni più promettenti per limitare il numero di accessi alle vie ferrate e ai rifugi, garantendo una fruizione più sicura e confortevole. Il CAI (Club Alpino Italiano) ha recentemente lanciato un nuovo portale online per la prenotazione dei rifugi, con l’obiettivo di facilitare la gestione dei flussi turistici e migliorare l’esperienza degli escursionisti. Questo sistema multilingue consente di verificare la disponibilità dei posti letto e di effettuare prenotazioni in modo semplice e intuitivo, contribuendo a ridurre il sovraffollamento e a migliorare la qualità del servizio offerto.
L’introduzione di tariffe differenziate rappresenta un’altra strategia efficace per incentivare la frequentazione nei periodi di bassa stagione e disincentivare l’afflusso nei periodi di picco. Nell’ambito del turismo invernale, diverse località sciistiche propongono tariffe dinamiche per gli skipass, con prezzi che variano in base al periodo di prenotazione e al numero di ticket venduti, offrendo sconti fino al 25%. Questo modello potrebbe essere applicato anche alle vie ferrate e ai rifugi alpini, modulando i prezzi in base all’affluenza e al periodo dell’anno, incoraggiando gli escursionisti a scegliere periodi meno affollati e contribuendo a distribuire il flusso turistico in modo più uniforme.
La promozione di sentieri alternativi rappresenta un’ulteriore soluzione per decongestionare le vie ferrate più frequentate, incentivando la scoperta di percorsi meno noti e altrettanto affascinanti. Questo approccio non solo contribuisce a ridurre la pressione sulle aree più affollate, ma offre anche agli escursionisti l’opportunità di vivere esperienze più autentiche e a contatto con la natura, scoprendo angoli nascosti e paesaggi incontaminati. La creazione di mappe dettagliate e di guide informative sui sentieri alternativi può rappresentare un valido strumento per incentivare gli escursionisti a esplorare nuovi percorsi e a scoprire la bellezza della montagna in modo più consapevole e responsabile.
L’implementazione di campagne di sensibilizzazione rappresenta un elemento fondamentale per educare gli escursionisti a un comportamento responsabile e rispettoso dell’ambiente montano. Queste campagne possono essere realizzate attraverso diversi canali, come la diffusione di materiale informativo, l’organizzazione di eventi e workshop, l’utilizzo dei social media e la collaborazione con le scuole e le associazioni. L’obiettivo è quello di promuovere una cultura della montagna che valorizzi la preparazione, la prudenza, il rispetto per l’ambiente e la consapevolezza dei rischi, incoraggiando gli escursionisti a fare la propria parte per preservare la bellezza e l’integrità delle Alpi.
Infine, il maggiore controllo e manutenzione delle vie ferrate rappresenta un aspetto cruciale per garantire la sicurezza dei percorsi e prevenire incidenti dovuti a strutture obsolete o danneggiate. Questo richiede un impegno costante da parte delle autorità competenti e degli operatori del settore, chiamati a effettuare controlli periodici, a intervenire tempestivamente in caso di necessità e a garantire che le vie ferrate siano sempre in perfette condizioni di sicurezza. La montagna, infatti, non è solo un luogo di svago e di avventura, ma anche un ambiente delicato e prezioso che va preservato con cura e responsabilità.
Le guide alpine dell’Alto Adige, in occasione della loro assemblea generale, hanno lanciato un appello per limitare lo sviluppo del turismo, che “negli ultimi anni sembra essere sfuggito di mano”. Tra le problematiche evidenziate, gli ingorghi stradali, i parcheggi costosi, i rifugi sovraffollati e il crescente numero di interventi di soccorso in montagna. Il presidente Thomas Zelger ha sottolineato la necessità di imporre delle regole per non rovinare il futuro del turismo alpino.
Riflessioni finali: l’etica dell’alpinismo e la responsabilità collettiva
In sintesi, la questione dell’overtourism in montagna non è solo un problema di numeri, ma una sfida etica che riguarda il nostro rapporto con l’ambiente e la nostra responsabilità verso le future generazioni. L’alpinismo, fin dalle sue origini, è stato animato da un’etica di rispetto e di consapevolezza, che invitava a confrontarsi con la montagna con umiltà e prudenza. Oggi, di fronte alla pressione del turismo di massa, è necessario riscoprire questi valori e tradurli in azioni concrete.
Una nozione base di notizie e approfondimenti su montagna e alpinismo, strettamente correlata al tema principale di questo articolo, è il concetto di “Leave No Trace” (non lasciare traccia). Questo principio fondamentale invita gli escursionisti a minimizzare il proprio impatto ambientale, portando via i propri rifiuti, rispettando la flora e la fauna e non alterando l’ambiente naturale. Adottare questo approccio significa contribuire attivamente alla preservazione della montagna e garantire che le future generazioni possano godere della sua bellezza e integrità.
Una nozione più avanzata, applicabile al tema dell’articolo, è il concetto di “Capacity Building” (sviluppo di capacità). Questo approccio, utilizzato nel campo del turismo sostenibile, mira a rafforzare le competenze e le risorse delle comunità locali, consentendo loro di gestire in modo più efficace il turismo e di massimizzare i benefici economici, sociali e ambientali. Investire nello sviluppo di capacità significa creare opportunità di lavoro, promuovere la cultura locale e garantire che il turismo contribuisca al benessere delle comunità montane.
La riflessione personale che vorrei stimolare è la seguente: come possiamo trasformare il nostro amore per la montagna in un impegno concreto per la sua tutela? Come possiamo diventare parte attiva di un cambiamento che promuova un turismo più responsabile e sostenibile? La risposta a queste domande non è semplice, ma è fondamentale per garantire che la montagna continui a essere un luogo di bellezza, di avventura e di ispirazione per tutti.
- Il Laboratorio Modelli DICAM studia l'impatto del turismo sull'ambiente montano.
- Documento del CAI Verbano su materiali e tecniche per la sicurezza in ferrata.
- Articolo AKU su cambiamento climatico e overtourism, equilibrio ambiente e persone.
- Sito ufficiale del Soccorso Alpino Trentino, essenziale per dati e aggiornamenti sugli interventi.