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- Nel luglio del 2024, Tommaso Lamantia, Federico Secchi, Alì Durrani e un gruppo di alpinisti francesi avevano già raggiunto la vetta del K2, mentre nel 2025 la situazione è critica.
- Il monsone persistente ha causato la distruzione di un ponte sospeso sul fiume Indo, complicando il rientro degli alpinisti e aggiungendo ulteriori difficoltà logistiche.
- Nel periodo tra il 1986 e il 2015, si sono registrate ben 11 stagioni senza successi sul K2, evidenziando la difficoltà intrinseca della montagna.
L’attesa per la stagione alpinistica del 2025 sul K2 si tinge di incertezza. A fine luglio, le condizioni meteorologiche avverse e la mancanza di cooperazione tra le spedizioni commerciali e gli alpinisti indipendenti sollevano dubbi sulla possibilità di raggiungere la vetta. Un anno fa, nello stesso periodo, Tommaso Lamantia, Federico Secchi, Alì Durrani e un gruppo di alpinisti francesi, tra cui Benjamin Védrines, avevano già conquistato gli 8611 metri della seconda montagna più alta del mondo. Quest’anno, però, la situazione appare decisamente diversa.
Maltempo e difficoltà logistiche
Il mese di luglio è stato caratterizzato da un monsone persistente che ha investito le vette intorno al ghiacciaio Baltoro. Le abbondanti nevicate, il clima insolitamente caldo e le fitte nuvole hanno bloccato ogni tentativo di raggiungere la vetta. Chris Tomer, noto meteorologo di Denver, ha evidenziato come i forti venti in alta quota abbiano vanificato la possibilità di una finestra di bel tempo stabile. Lenka Polackova, alpinista slovacca che ha scalato l’Everest senza ossigeno supplementare, ha aggiunto che le temperature elevate impediscono il congelamento dell’acqua anche a quote elevate, aumentando il rischio di caduta massi. La situazione è resa ancora più complessa dal maltempo, che ha causato la distruzione di un ponte sospeso sul fiume Indo, prospettando un rientro potenzialmente problematico per gli alpinisti.

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Mancanza di cooperazione e incidenti
Lukas Supergan, alpinista polacco, ha sottolineato la mancanza di cooperazione tra le spedizioni commerciali e gli alpinisti indipendenti. Questa assenza di comunicazione e coordinamento potrebbe aver compromesso le possibilità di successo. Al contrario, alcune agenzie nepalesi affermano di aver collaborato per fissare le corde fino a 7200 metri, ma il blog Everest Chronicle riporta notizie di incidenti che coinvolgono gli Sherpa, non confermate dalle agenzie. La morte di un alpinista pakistano è stata invece confermata. Lhakpa Sherpa della 8K Expeditions ha espresso pessimismo sulla situazione, prevedendo una chiusura anticipata della stagione.
Settant’anni di storia del K2
Il 2024 ha segnato il settantesimo anniversario della prima ascensione al K2, un evento che ha suscitato riflessioni sulla ricorrenza e sul significato delle celebrazioni. In un’epoca caratterizzata da un’inflazione di ricorrenze, è importante interrogarsi sul valore di commemorare eventi del passato, soprattutto quando i protagonisti non sono più in vita. La spedizione italiana del 1954, guidata da Ardito Desio, culminata con la conquista della vetta da parte di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, rimane un simbolo di tenacia e orgoglio nazionale. Tuttavia, l’impresa è stata segnata da polemiche e controversie che hanno offuscato la memoria dell’evento.
Riflessioni sul turismo e sul futuro dell’alpinismo
La mostra “Raccontare il K2. 1954 – 2024” al Lagazuoi EXPO Dolomiti ha offerto un’occasione per confrontare le spedizioni del passato con quelle del presente, evidenziando i cambiamenti in termini di attrezzatura, alimentazione, ambiente e turismo. Massimiliano Ossini, autore del documentario “Sulle orme del K2”, ha sottolineato l’importanza di un turismo più rispettoso e sostenibile, che tenga conto degli equilibri naturali e umani. L’evoluzione dei materiali e delle tecnologie ha reso le spedizioni moderne più sicure e confortevoli, ma non ha eliminato i rischi e le sfide dell’alta quota.
Un’annata senza vetta?
Se la stagione 2025 dovesse concludersi senza ascensioni al K2, non sarebbe un evento senza precedenti. Nel periodo compreso tra il 1986 e il 2015, si sono registrate ben undici stagioni prive di successi. Al campo base, alcuni alpinisti indipendenti continuano a sperare in un miglioramento delle condizioni meteorologiche, ma la mancanza di acclimatazione e le difficoltà logistiche rendono l’impresa particolarmente ardua. Serge Hardy, alpinista francese, ha espresso frustrazione per la mancata installazione delle corde fisse, che renderebbe quasi impossibile raggiungere la vetta senza ossigeno supplementare.
Quale eredità per il futuro?
La montagna selvaggia, come viene chiamato il K2, è un banco di prova per l’alpinismo moderno. La sua difficoltà tecnica e l’alto tributo di vite umane impongono una riflessione profonda sul significato dell’impresa alpinistica e sulla responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle comunità locali.
Notizia base di montagna e alpinismo: L’acclimatazione è fondamentale per affrontare l’alta quota. Salire gradualmente di altitudine permette al corpo di adattarsi alla rarefazione dell’ossigeno, riducendo il rischio di mal di montagna e altre complicazioni.
Notizia avanzata di montagna e alpinismo: L’utilizzo di modelli previsionali avanzati e la condivisione di informazioni tra le spedizioni possono migliorare la sicurezza e aumentare le probabilità di successo nelle ascensioni in alta quota.
La montagna ci pone sempre di fronte ai nostri limiti, invitandoci a riflettere sul nostro rapporto con la natura e con noi stessi. Che la stagione 2025 porti o meno alla conquista della vetta, il K2 continuerà a essere un simbolo di sfida, resilienza e umiltà.