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- I droni trasportano 234 chili di rifiuti dall'Everest in un'ora, un lavoro che richiederebbe almeno 14 portatori per 6 ore, dimostrando un'efficienza notevolmente superiore.
- L'uso di droni potrebbe ridurre significativamente l'esposizione degli sherpa ai pericoli della seraccata del Khumbu, uno dei tratti più rischiosi della salita.
- Il costo di un drone per l'Everest può raggiungere i 65.000 euro, ma nuove imprese nepalesi stanno valutando la produzione locale per contenere le spese.
L’utilizzo di velivoli senza pilota sull’Everest rappresenta un’evoluzione significativa nell’alpinismo contemporaneo, con la promessa di attenuare i pericoli e migliorare le operazioni logistiche sulla vetta più elevata del pianeta. Questa innovazione tecnologica, promossa da imprese come Airlift Technology, una giovane azienda nepalese specializzata nella cartografia aerea con droni, potrebbe mutare in modo sostanziale l’organizzazione delle spedizioni e la salvaguardia degli sherpa.
Rivoluzione Logistica ad Alta Quota
L’Everest, con i suoi 8.848,86 metri, pone sfide logistiche di notevole entità. Da sempre, il trasporto di equipaggiamento, rifornimenti e bombole di ossigeno è affidato agli sherpa, figure cardine di ogni spedizione. Questi esperti portatori affrontano quotidianamente pericoli elevati, muovendosi su sentieri insidiosi in condizioni estreme. L’introduzione dei droni punta ad “alleggerire questo carico“, diminuendo i tempi di trasporto e riducendo al minimo l’esposizione degli sherpa ai rischi.
I primi collaudi con i droni, eseguiti nell’aprile dell’anno precedente, hanno comprovato il loro potenziale. Un drone è stato capace di trasferire tre bombole d’ossigeno e un chilo e mezzo di provviste dal campo base (5.364 metri) al campo 2 (circa 6.400 metri), per poi recuperare i rifiuti. In un’ora, il drone ha trasportato 234 chili di rifiuti, un’attività che avrebbe richiesto almeno 14 portatori per sei ore. Questo dato palesa l’efficacia e la velocità dei droni in confronto alle metodologie consuete.

Sicurezza e Sostenibilità
Oltre all’efficienza logistica, l’uso dei droni sull’Everest fa emergere importanti questioni di sicurezza e sostenibilità. La seraccata del Khumbu, localizzata subito sopra il campo base, è uno dei segmenti più pericolosi della salita. I portatori devono collocare scale estensibili sopra i crepacci e legarsi con funi fissate al ghiaccio, una manovra rischiosa, specialmente quando le temperature aumentano e il ghiaccio inizia a fondere. L’utilizzo dei droni potrebbe “ridurre significativamente l’esposizione degli sherpa” a questo pericolo.
Inoltre, i droni possono dare un contributo alla pulizia dell’Everest. Negli ultimi anni, la montagna è stata colpita da problemi di sovraffollamento e inquinamento. I droni possono essere adoperati per trasportare i rifiuti a valle, concorrendo a salvaguardare l’ambiente montano.
Sfide e Opportunità
Malgrado i vantaggi evidenti, l’impiego dei droni sull’Everest presenta anche delle difficoltà. Il costo dei droni, che può arrivare all’equivalente di 65.000 euro, costituisce un ostacolo notevole per una nazione come il Nepal, dove il salario medio annuo supera di poco i mille euro. Tuttavia, diverse nuove imprese stanno vagliando la fattibilità di produrre direttamente i droni in territorio nepalese, al fine di contenere le spese.
Un’ulteriore preoccupazione riguarda le conseguenze sull’occupazione degli sherpa. Taluni esprimono il timore che l’uso dei droni possa depauperare la popolazione locale di opportunità di guadagno. Malgrado ciò, è indispensabile tener conto che il numero di portatori è in flessione, sia per i rischi insiti nel mestiere, sia in conseguenza delle più appetibili possibilità professionali disponibili all’estero. L’utilizzo dei droni potrebbe “liberare gli sherpa da compiti più faticosi e pericolosi“, consentendo loro di concentrarsi su ruoli di guida e assistenza agli alpinisti.
Verso un Alpinismo Più Sicuro e Sostenibile
L’introduzione dei droni sull’Everest rappresenta un passo avanti verso un alpinismo più sicuro e sostenibile. Questa innovazione tecnologica, se gestita in modo responsabile, può contribuire a proteggere la vita degli sherpa, preservare l’ambiente montano e rendere l’esperienza dell’Everest accessibile a un numero maggiore di persone.
L’impiego dei droni sull’Everest non è solo una questione tecnologica, ma anche etica e sociale. È fondamentale che questa innovazione sia implementata in modo da “beneficiare tutti gli attori coinvolti“, dagli sherpa agli alpinisti, dalle comunità locali all’ambiente montano. Solo così potremo garantire che l’Everest rimanga un luogo di sfida e ispirazione per le generazioni future.
Amici appassionati di montagna e alpinismo, riflettiamo un attimo su quanto abbiamo letto. L’introduzione dei droni sull’Everest è un esempio lampante di come la tecnologia possa trasformare le nostre attività in montagna.
“Una nozione base” da tenere a mente è che l’alpinismo è sempre stato un’attività rischiosa, e ogni innovazione che può ridurre questi rischi è benvenuta.
“Una nozione più avanzata” è che l’impiego della tecnologia in montagna solleva anche questioni etiche e sociali importanti. Dobbiamo assicurarci che queste innovazioni siano utilizzate in modo responsabile e sostenibile, tenendo conto dell’impatto sull’ambiente e sulle comunità locali.
Personalmente, credo che sia fondamentale trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la tradizione alpinistica. Dobbiamo essere aperti alle nuove tecnologie, ma senza dimenticare i valori fondamentali dell’alpinismo: il rispetto per la montagna, la solidarietà tra alpinisti e la consapevolezza dei rischi. Solo così potremo continuare a vivere la montagna in modo sicuro, sostenibile e appagante.