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- Un seracco si è staccato nella Khumbu Icefall sull'Everest, interrompendo temporaneamente la via di salita, ma senza causare feriti. La prontezza degli «Icefall Doctors» ha permesso di ripristinare il percorso in poche ore.
- Quattro scale in alluminio, essenziali per attraversare un crepaccio, sono state trascinate via dal crollo del seracco. L'intervento degli sherpa ha evitato ritardi significativi alle spedizioni.
- Secondo i dati aggiornati al 21 aprile 2025, 374 alpinisti sono diretti all'Everest e 94 al Lhotse. Gli Stati Uniti guidano la classifica per numero di alpinisti (115), seguiti da Cina (72), India (60) e Russia (39).
- L'utilizzo di droni per il trasporto di materiali in quota, capaci di trasportare carichi di circa 15 chili fino a 6000 metri, si sta rivelando una soluzione innovativa per ridurre l'esposizione degli sherpa ai pericoli della Icefall.
Momenti di apprensione si sono vissuti sull’Everest, precisamente nella famigerata Khumbu Icefall, a causa del distacco di un seracco. L’evento, per quanto potenzialmente catastrofico, non ha causato feriti, ma ha temporaneamente interrotto la via di salita. La prontezza degli sherpa, veri e propri “Icefall Doctors”, ha permesso di ripristinare il percorso in tempi record, limitando i disagi per le numerose spedizioni presenti.
Il crollo e la reazione immediata
Il crollo del seracco, documentato da Khunga Sherpa, guida per Furtenbach Adventures, ha messo in luce la fragilità di questa sezione del ghiacciaio. L’immagine catturata dal campo base mostrava una lunga fila di alpinisti in attesa di superare una crepacciata, proprio nel punto in cui si è verificato il distacco. Quattro scale in alluminio, essenziali per attraversare un profondo crepaccio, sono state trascinate via dal movimento del ghiaccio. L’intervento tempestivo degli Icefall Doctors ha permesso di riposizionare le scale e ripristinare il passaggio in poche ore, evitando ritardi significativi alle spedizioni.

L’Everest: un crocevia di sfide e innovazioni
La Khumbu Icefall, con i suoi seracchi instabili e crepacci insidiosi, rappresenta una delle sfide più ardue per chi tenta la scalata dell’Everest. La tragedia del 2014, in cui persero la vita 16 sherpa a causa di una valanga, ha evidenziato i rischi intrinseci di questa sezione. Negli ultimi anni, l’utilizzo di droni per il trasporto di materiali in quota si è rivelato una soluzione innovativa per ridurre l’esposizione degli sherpa ai pericoli della Icefall. Questi droni, sviluppati in Cina e operati da società nepalesi, possono trasportare carichi di circa 15 chili fino a 6000 metri di quota, alleviando il peso sulle spalle degli sherpa e diminuendo il rischio di incidenti.
I numeri dell’assalto al tetto del mondo
Nonostante i rischi, l’Everest continua ad attrarre centinaia di alpinisti ogni anno. Secondo gli ultimi dati del Ministero del Turismo del Nepal, aggiornati al 21 aprile 2025, 374 alpinisti sono diretti all’Everest e 94 al Lhotse. Gli Stati Uniti guidano la classifica per numero di alpinisti (115), seguiti da Cina (72), India (60) e Russia (39). Il governo nepalese ha incassato finora 4,65 milioni di dollari dai permessi di ascensione, cifre che testimoniano l’importanza economica dell’alpinismo per il paese.
Riflessioni conclusive: sicurezza, etica e futuro dell’alpinismo
La notizia del crollo del seracco nella Khumbu Icefall ci ricorda la natura imprevedibile e pericolosa dell’alta montagna. Allo stesso tempo, evidenzia l’importanza della preparazione, della competenza e della prontezza nell’affrontare queste sfide. L’utilizzo di tecnologie innovative come i droni rappresenta un passo avanti nella riduzione dei rischi per gli sherpa, ma non elimina completamente i pericoli.
È fondamentale che l’industria dell’alpinismo continui a investire in sicurezza, formazione e condizioni di lavoro eque per gli sherpa, che svolgono un ruolo cruciale nel successo delle spedizioni. La tragedia del 2014 ha sollevato importanti questioni etiche sul valore della vita umana rispetto al profitto e alla vanagloria. È necessario un dibattito aperto e onesto su questi temi, per garantire che l’alpinismo sull’Everest diventi un’attività più sicura, equa e sostenibile per tutti.
Amici appassionati di montagna, riflettiamo insieme su quanto accaduto. La montagna è un ambiente severo, che non perdona errori. La preparazione fisica e mentale, la conoscenza del territorio e la capacità di prendere decisioni rapide e consapevoli sono fondamentali per affrontare le sfide dell’alta quota. Ricordiamoci sempre che la montagna va rispettata e che la sicurezza deve essere la nostra priorità assoluta.
Per chi volesse approfondire, un concetto avanzato da tenere a mente è quello della “cultura della sicurezza”. Non si tratta solo di seguire le regole e utilizzare l’attrezzatura adeguata, ma di sviluppare una mentalità che metta la sicurezza al primo posto in ogni decisione e azione. Questa cultura deve essere condivisa da tutti i membri di una spedizione, dagli alpinisti agli sherpa, e deve essere promossa dalle agenzie e dalle autorità competenti. Solo così potremo ridurre al minimo i rischi e vivere esperienze indimenticabili in montagna.