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- Il Nepal ha incassato oltre 5,9 milioni di dollari nel 2024 dalle tasse di iscrizione per le ascensioni, con il 75% proveniente dall'Everest.
- Da settembre, la quota per scalare l'Everest in alta stagione aumenterà a 15.000 dollari, il primo aumento in quasi un decennio.
- Il governo nepalese aprirà gratuitamente 97 vette minori, tra i 5.970 e i 7.132 metri, nelle province di Karnali e Sudurpaschim per i prossimi due anni.
- La Corte Suprema del Nepal ha richiesto di contingentare il numero di autorizzazioni per l'Everest e altre cime, ponendo l'accento sulla capacità di assorbimento delle montagne.
- Si valuta un requisito minimo per scalare l'Everest: aver già raggiunto la vetta di una montagna superiore ai 7.000 metri.
L’alpinismo himalayano si trova di fronte a un bivio cruciale. Il governo del Nepal sta valutando una serie di misure per affrontare il crescente problema dell’overtourism sull’Everest e, allo stesso tempo, promuovere un turismo più sostenibile e diversificato. Queste iniziative, che includono l’aumento delle tariffe per la scalata dell’Everest e l’apertura gratuita di quasi cento vette minori, rappresentano un tentativo di bilanciare le esigenze economiche del paese con la necessità di proteggere l’ambiente montano e garantire la sicurezza degli alpinisti.
Nuove strategie per l’alpinismo nepalese
Il Nepal, custode di otto delle dieci montagne più alte del mondo, ha storicamente tratto un beneficio economico significativo dall’alpinismo. Nel 2024, il totale delle entrate derivanti dalle sole tasse di iscrizione per le ascensioni ha superato i *5,9 milioni di dollari, di cui più del 75% proveniva esclusivamente dall’Everest. Tuttavia, questo successo ha portato con sé una serie di problemi, tra cui il sovraffollamento, l’aumento dei rifiuti e un numero crescente di incidenti mortali.
Per affrontare queste sfide, il governo nepalese ha annunciato un piano ambizioso. A partire da settembre, la quota per scalare l’Everest durante la stagione di punta (aprile-maggio) aumenterà a 15.000 dollari, segnando il primo aumento in quasi un decennio. Contemporaneamente, 97 vette situate nelle remote province di Karnali e Sudurpaschim saranno rese accessibili gratuitamente per i prossimi due anni. Queste montagne, con altezze comprese tra 5.970 e 7.132 metri, offrono un’alternativa alle rotte più battute e potrebbero contribuire a stimolare l’economia locale.

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L’impatto dell’overtourism sull’Everest
L’overtourism sull’Everest è diventato un problema sempre più evidente negli ultimi anni. Le immagini di lunghe code di alpinisti in attesa di raggiungere la vetta sono diventate virali, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza e sull’impatto ambientale. Nel 2019, un ingorgo particolarmente grave ha causato diversi decessi, portando la Corte Suprema del Nepal a intervenire.
Nel mese di aprile, la Corte Suprema ha impartito un’ingiunzione al governo, richiedendo di contingentare il numero di autorizzazioni rilasciate per l’Everest e altre cime himalayane, ponendo l’accento sulla necessità di rispettare la capacità di assorbimento delle montagne. La corte ha anche richiesto misure per la gestione dei rifiuti e la preservazione dell’ambiente montano.
Nonostante queste misure, permangono delle incertezze. Nima Nuru Sherpa, presidente della Nepal Mountaineering Association, ha manifestato inquietudine riguardo al fatto che le determinazioni vengano prese in assenza di un adeguato confronto con i soggetti coinvolti. Ha anche sottolineato la necessità di concentrarsi sulla sicurezza degli alpinisti, piuttosto che limitarsi a ridurre il numero di permessi.
Requisiti più severi per gli aspiranti scalatori
Oltre alle misure volte a limitare il numero di alpinisti, il governo nepalese sta valutando l’introduzione di requisiti minimi per chi intende scalare l’Everest. Una proposta in discussione prevede che gli aspiranti scalatori abbiano già raggiunto la vetta di una montagna superiore ai 7.000 metri*. Questo requisito, se approvato, potrebbe contribuire a ridurre il numero di alpinisti inesperti sull’Everest e migliorare la sicurezza complessiva.
L’introduzione di requisiti più severi potrebbe avere un impatto significativo sul settore dell’alpinismo nepalese. Da un lato, potrebbe scoraggiare alcuni alpinisti meno esperti, riducendo il sovraffollamento e migliorando la sicurezza. Dall’altro, potrebbe limitare l’accesso all’Everest a un gruppo più ristretto di alpinisti esperti, potenzialmente riducendo le entrate derivanti dalle quote di iscrizione.
Riflessioni sul futuro dell’alpinismo himalayano
L’alpinismo himalayano si trova a un punto di svolta. Le sfide poste dall’overtourism, dai cambiamenti climatici e dalla necessità di proteggere l’ambiente montano richiedono un approccio nuovo e sostenibile. Le iniziative del governo nepalese rappresentano un passo nella giusta direzione, ma è necessario un impegno continuo da parte di tutti gli attori coinvolti per garantire un futuro sostenibile per l’alpinismo himalayano.
Verso un alpinismo più consapevole e responsabile
L’alpinismo, nella sua essenza, è una sfida personale e un’esplorazione dei propri limiti. Tuttavia, è fondamentale che questa ricerca di avventura sia accompagnata da una profonda consapevolezza dell’impatto che le nostre azioni hanno sull’ambiente e sulle comunità locali.
Una nozione base da tenere a mente è il principio del “Leave No Trace” (non lasciare traccia), che invita gli alpinisti a ridurre al minimo il loro impatto sull’ambiente, portando via tutti i rifiuti e rispettando la flora e la fauna locali.
Un concetto più avanzato è quello della “capacità di carico” di una montagna, ovvero il numero massimo di persone che possono frequentare una determinata area senza causare danni significativi all’ambiente o compromettere l’esperienza degli altri. Comprendere e rispettare la capacità di carico di una montagna è essenziale per garantire un alpinismo sostenibile.
In conclusione, l’alpinismo non è solo una questione di raggiungere la vetta, ma anche di farlo in modo responsabile e consapevole. Ogni alpinista ha la responsabilità di contribuire a preservare la bellezza e l’integrità delle montagne per le generazioni future.