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- Marek Holecek, già insignito del prestigioso Piolet d'Or, e Radoslaw Groh hanno intrapreso una spedizione per scalare la parete Sud Est del Cho Oyu (8.201 m) in stile alpino.
- La parete Sud Est del Cho Oyu rappresenta una sfida alpinistica di altissimo livello: l'ultima ascensione in stile alpino risale al 2009, quando Denis Urubko e Boris Dedeshko aprirono una via sulla stessa parete.
- Holecek ha subito delle perdite dolorose in montagna, tra cui la scomparsa di Zdenek Hruby sul Gasherbrum I nel 2013 e di Ondrej Huserka sul Langtang Lirung nel 2024, eventi che hanno segnato profondamente l'alpinista ceco.
Oggi, 15 ottobre 2025, il mondo dell’alpinismo è in fermento per l’audace spedizione intrapresa da Marek Holecek e Radoslaw Groh. I due alpinisti cechi, noti per le loro imprese estreme e lo stile alpino puro, hanno puntato gli occhi sulla imponente parete Sud Est del Cho Oyu, una sfida che promette di spingere i limiti dell’esplorazione in alta quota.
Un obiettivo ambizioso nel cuore dell’Himalaya
Marek Holecek, già insignito del prestigioso Piolet d’Or per la sua ascensione sullo Chamlang insieme a Zdenek Hak, non è nuovo a imprese di questo calibro. La sua filosofia alpinistica si basa sulla scelta di obiettivi ambiziosi, affrontati in stile alpino, ovvero senza l’ausilio di corde fisse o ossigeno supplementare. Quest’anno, Holecek ha scelto di affrontare il Cho Oyu (8.201 m), una delle montagne più alte del mondo, dal suo versante nepalese, noto per essere significativamente più impegnativo rispetto alla via normale che sale dal Tibet.
Il compagno di cordata di Holecek, Radoslaw Groh, è un alpinista di spicco nella Repubblica Ceca, con un curriculum che spazia dallo scialpinismo di competizione all’arrampicata sportiva e all’alpinismo d’alta quota. I due hanno già unito le forze in spedizioni precedenti, cercando di conquistare la parete Ovest del Masherbrum nel 2022 e inaugurando un nuovo tracciato sul Baruntse nel 2021. La loro affinità e complementarietà in montagna sono un elemento chiave per affrontare una sfida così complessa.
La spedizione si è stabilita nella valle del Khumbu, ai piedi del ghiacciaio Ngozumpa, uno dei più lunghi dell’Himalaya. Da qui, i due alpinisti stanno valutando diverse opzioni per la loro linea di salita sulla parete Sud Est del Cho Oyu. La scelta della via sarà cruciale, considerando la difficoltà e l’esposizione del versante.
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La parete Sud Est del Cho Oyu: una sfida per pochi
La parete Sud Est del Cho Oyu rappresenta una sfida alpinistica di altissimo livello. Solo poche spedizioni hanno osato affrontarla, e l’ultima ascensione in stile alpino risale al 2009, quando Denis Urubko e Boris Dedeshko aprirono una via sulla stessa parete che Holecek e Groh hanno in mente. Nel 2023 e 2024, un team russo guidato da Andrey Vassiliev ha tentato la cresta S-SE, ma senza successo, optando in seguito per la ripetizione del percorso russo del 1991. Nel 2024, una squadra nepalese ha raggiunto la vetta del Cho Oyu per il versante Sud, ma in stile spedizione, con l’ausilio di corde fisse e campi pre-allestiti.
La difficoltà della parete Sud Est risiede nella sua verticalità, lunghezza, isolamento e nelle condizioni meteorologiche spesso avverse. Gli alpinisti devono affrontare tratti di roccia e ghiaccio estremamente tecnici, esposti a scariche di seracchi e valanghe. La quota elevata e la mancanza di ossigeno rendono ogni movimento ancora più faticoso e rischioso.

Un alpinismo di esplorazione e rischio calcolato
L’approccio di Holecek all’alpinismo è caratterizzato da una forte componente di esplorazione e rischio calcolato. L’alpinista ceco è noto per la sua capacità di affrontare situazioni estreme, ma anche per la sua prudenza e attenzione alla sicurezza. La sua filosofia si basa sulla preparazione fisica e mentale, sulla conoscenza del terreno e delle condizioni meteorologiche, e sulla capacità di prendere decisioni rapide e ponderate in situazioni di emergenza.
Holecek ha subito delle perdite dolorose in montagna, con la scomparsa di due compagni di cordata: Zdenek Hruby sul Gasherbrum I nel 2013 e Ondrej Huserka sul Langtang Lirung nel 2024. Queste tragedie hanno segnato profondamente l’alpinista ceco, ma non lo hanno dissuaso dal perseguire la sua passione per l’alpinismo estremo. Al contrario, lo hanno reso ancora più consapevole dei rischi e delle responsabilità che comporta questa attività.
Oltre la vetta: un’avventura umana
L’impresa di Holecek e Groh non è solo una sfida alpinistica, ma anche un’avventura umana. I due alpinisti si trovano ad affrontare non solo le difficoltà della montagna, ma anche le proprie paure, limiti e fragilità. La loro capacità di collaborare, sostenersi a vicenda e superare gli ostacoli sarà fondamentale per raggiungere il successo.
L’alpinismo è una disciplina che mette a dura prova il corpo e la mente, ma che può anche regalare emozioni intense e indimenticabili. La conquista di una vetta inviolata, la scoperta di un nuovo percorso, la condivisione di un’esperienza unica con un compagno di cordata sono momenti che rimangono impressi nella memoria per tutta la vita.
L’impresa di Holecek e Groh è un esempio di come l’uomo possa superare i propri limiti e realizzare i propri sogni, anche di fronte alle sfide più difficili. La loro avventura è un’ispirazione per tutti coloro che amano la montagna e che credono nel potere dell’esplorazione e della scoperta.
Un’eredità di audacia e ispirazione
L’impresa di Marek Holecek e Radoslaw Groh sulla parete Sud Est del Cho Oyu rappresenta un nuovo capitolo nella storia dell’alpinismo himalayano. La loro audace spedizione, intrapresa in puro stile alpino, incarna lo spirito di esplorazione e la ricerca del limite che da sempre animano i grandi alpinisti. Indipendentemente dall’esito finale, il loro tentativo lascerà un segno indelebile nel panorama alpinistico moderno, ispirando le future generazioni di scalatori a osare, a sognare e a superare i propri limiti.
L’alpinismo non è solo una questione di tecnica e preparazione fisica, ma anche di etica e rispetto per la montagna. Un alpinista responsabile è colui che si informa sulle condizioni del terreno, che rispetta l’ambiente e che non lascia tracce del suo passaggio. Un alpinista consapevole è colui che conosce i propri limiti e che sa rinunciare quando le condizioni non sono favorevoli.
L’etica dell’alpinismo alpino, in particolare, pone l’accento sull’autosufficienza, sulla leggerezza e sul minimo impatto ambientale. Gli alpinisti che praticano questo stile si impegnano a non utilizzare corde fisse, ossigeno supplementare o campi pre-allestiti, cercando di ridurre al minimo il loro impatto sull’ambiente montano.
L’impresa di Holecek e Groh ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo e sul nostro rapporto con la montagna. Ci spinge a interrogarci sui nostri limiti, sulle nostre motivazioni e sul nostro impatto sull’ambiente. Ci ricorda che la montagna è un luogo fragile e prezioso, che va rispettato e preservato per le future generazioni.