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Verso il Panbari Himal: la sfida «Q7» di Farronato al confine tra Nepal e Cina

L'alpinista bassanese Stefano Farronato, insieme a Valter Perlino e Alessandro Caputo, si prepara ad affrontare l'impegnativa scalata del Panbari Himal, vetta di 6.983 metri, in una spedizione che mette alla prova i limiti umani e celebra lo spirito dell'alpinismo puro.
  • La spedizione Panbari Q7, guidata da Stefano Farronato, affronterà la scalata del Panbari Himal, una vetta di 6.983 metri situata tra i distretti nepalesi di Gorkha e Manang.
  • Il Panbari Himal è rimasto inaccessibile agli stranieri fino al 2006, quando è stata compiuta la prima ascensione da una spedizione francese, rendendolo una meta ambita per l'alpinismo internazionale.
  • Stefano Farronato, dopo l'esperienza del Ferdarski 2024 sul Vatnajokull, si unisce a Valter Perlino, alpinista con esperienza sull'Everest, e Alessandro Caputo per affrontare questa nuova sfida.
  • Farronato ha iniziato a viaggiare "off limits" nel 2000, affrontando difficoltà estreme in luoghi proibitivi, scalando un satellite dell'Annapurna e attraversando la calotta polare del Wattanaiar Cool in Islanda.
  • Nel 2005, in Ecuador, ha scalato i vulcani più alti del paese e ha vissuto un'esperienza immersiva nella foresta amazzonica, testimoniando gli effetti devastanti del disboscamento.

La prossima spedizione Panbari Q7, programmata per il 7 ottobre 2025, vedrà l’alpinista bassanese Stefano Farronato, insieme a Valter Perlino e Alessandro Caputo, affrontare l’impegnativa scalata del Panbari Himal, una vetta di 6.983 metri situata al confine tra i distretti nepalesi di Gorkha e Manang. Questa montagna, pur non raggiungendo la soglia dei 7.000 metri, rappresenta una sfida significativa per gli alpinisti, data la sua posizione remota e le condizioni ambientali severe.

Un “Quasi 7000” di Grande Fascino

Il nome “Panbari Q7” sottolinea l’importanza di questa spedizione, con “Q” che sta per “quota” e “7” che indica l’obiettivo di un “quasi 7000”. Il Panbari Himal, isolato nella catena del Peri Himal, è rimasto a lungo inaccessibile agli stranieri, con la prima ascensione registrata solo nel 2006 da una spedizione francese. La sua posizione isolata lo rende una meta ambita per l’alpinismo internazionale, offrendo un’esperienza autentica e lontana dai percorsi turistici più frequentati.

Cosa ne pensi?
  • Incredibile! 🤩 La passione di Farronato è davvero contagiosa......
  • Non sono convinto... 🤔 Mi sembra una sfida troppo rischiosa......
  • Forse l'alpinismo è una metafora della vita... ⛰️ Ogni vetta......

L’Esperienza degli Alpinisti

Stefano Farronato, arboricoltore e appassionato di spedizioni in ambienti estremi, affronterà questa nuova sfida dopo l’esperienza del Ferdarski 2024 sul Vatnajokull, il ghiacciaio più grande d’Europa. Al suo fianco ci saranno Valter Perlino, un alpinista di grande esperienza con imprese tecniche compiute sulle principali catene montuose del mondo, incluso l’Everest, e Alessandro Caputo, un maestro di sci con comprovate capacità in alta quota. Il gruppo vanta una preparazione eccellente, un forte senso di coesione e l’ambizione di esplorare montagne meno frequentate, preservando lo spirito dell’alpinismo puro. L’itinerario della spedizione prevede un percorso di avvicinamento attraverso la regione del Manaslu, seguito da un’ascensione graduale verso i campi d’alta quota, con l’assalto alla vetta previsto per la seconda metà di ottobre, a seconda delle condizioni climatiche. Il team ha dichiarato di affrontare questa sfida con grande rispetto per la montagna e la cultura nepalese, vedendo il Panbari come un’opportunità per mettersi alla prova e superare i propri limiti. Farronato ha sottolineato che ogni spedizione è un viaggio dentro se stessi, un confronto con l’imprevedibilità della natura e un’occasione per ritrovare l’essenza dell’esplorazione.

Le Avventure di Stefano Farronato

Stefano Farronato, 45 anni, ha iniziato a viaggiare “off limits” nel 2000, affrontando difficoltà estreme in luoghi proibitivi. Ha scalato un satellite dell’Anapurna, un 8000 metri, e ha attraversato in Islanda la calotta polare del Wattanaiar Cool in autonomia. Nel 2005, in Ecuador, ha scalato i vulcani più alti del Paese e ha vissuto un’esperienza immersiva nella foresta amazzonica, testimoniando gli effetti devastanti del disboscamento. Successivamente, ha scalato a vista la montagna più alta della Mongolia, ai confini con la Cina e il Kazakistan. Dopo un grave incidente nel 2010, Farronato ha ripreso a viaggiare, partecipando a una spedizione internazionale in Groenlandia e affrontando la Yukon Artic Ultra, una gara estrema nel Canada. Ha anche percorso in solitaria in bicicletta la Dalton Highway in Alaska, una delle strade più pericolose al mondo.

Riflessioni sull’Alpinismo e la Scoperta di Sé

L’alpinismo, come dimostra la storia di Stefano Farronato, non è solo una questione di conquista di vette, ma anche di scoperta di sé e di confronto con i propri limiti. Ogni spedizione rappresenta un viaggio interiore, un’opportunità per superare le proprie paure e per apprezzare la bellezza e la fragilità del mondo che ci circonda. _L’esperienza dell’alpinismo può insegnarci molto sulla resilienza, sulla capacità di adattamento e sull’importanza di vivere nel presente_.

Un concetto base dell’alpinismo è la “sicurezza in montagna”, che comprende la preparazione fisica e mentale, la conoscenza del territorio, l’utilizzo di attrezzature adeguate e la capacità di prendere decisioni consapevoli. Un concetto più avanzato è la “gestione del rischio”, che implica la valutazione dei pericoli oggettivi e soggettivi, la pianificazione di strategie di mitigazione e la capacità di rinunciare in caso di condizioni avverse.

La storia di Farronato ci invita a riflettere sul significato dell’avventura e sulla nostra relazione con la natura. Ci spinge a interrogarci sui nostri limiti e sulle nostre aspirazioni, e a cercare il nostro “Panbari”, la nostra sfida personale che ci permette di crescere e di scoprire chi siamo veramente.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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