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L’ogre: alla conquista dell’ultima sfida inviolata dell’himalaya

Una spedizione russa tenta l'impresa sulla parete nord del Baintha Brakk I, una montagna leggendaria che ha respinto generazioni di alpinisti, tra difficoltà estreme e una storia di epiche battaglie per la sopravvivenza.
  • Nel 1977, Doug Scott e Chris Bonington compirono la prima ascensione dell'Ogre, diventata leggendaria per la rottura di entrambe le gambe di Scott durante la discesa.
  • Dopo 24 anni e oltre 20 tentativi falliti, nel 2012 Kyle Dempster e Hayden Kennedy realizzarono la seconda salita, aprendo una nuova via sulla parete sud e guadagnandosi un Piolet d'Or.
  • La parete nord dell'Ogre, accessibile dal ghiacciaio Choktoi, è considerata uno degli ultimi grandi problemi irrisolti del Karakorum, a causa della sua verticalità, dell'esposizione alle scariche di neve e ghiaccio e della roccia instabile.

La parete nord del Baintha Brakk I, meglio noto come Ogre (7285 m), continua a rappresentare una delle sfide più ardue e ambite nel mondo dell’alpinismo himalayano. Una spedizione russa, guidata da Alexander Parfenov e composta da Alexey Sukharev, Ratmir Mukhametzyanov e Alexander Ryndyk, si è lanciata all’assalto di questa montagna leggendaria, con l’obiettivo di lasciare un segno indelebile nella storia dell’alpinismo. Farit Nalimov documenterà l’impresa.

Il team russo, atterrato a Skardu, in Pakistan, ha iniziato il trekking di avvicinamento verso la base della parete nord. L’esperienza non manca a questi alpinisti: nel 2023, Mukhametzyanov, Parfenov e Sukharev hanno conquistato il Piolet d’Or russo per la loro nuova via “Lost World” sul Military Topographers Peak nel Tien Shan. Ora, puntano a superare i propri limiti e a confrontarsi con una montagna che ha messo a dura prova generazioni di alpinisti.

La storia di una montagna leggendaria

L’Ogre è una montagna iconica, avvolta da un’aura di mistero e difficoltà. La sua prima ascensione, nel 1977, ad opera di Doug Scott e Chris Bonington lungo lo sperone sud-ovest e la parete ovest, è diventata una leggenda per l’epica lotta per la sopravvivenza durante la discesa, quando Scott si ruppe entrambe le gambe.

Dopo 24 anni e oltre 20 tentativi falliti, Kyle Dempster e Hayden Kennedy realizzarono la seconda salita nel 2012, aprendo una nuova via sulla parete sud e guadagnandosi un Piolet d’Or. La montagna ha continuato a respingere gli alpinisti, con tentativi falliti nel 2021 da Hervè Barmasse e Daniele Bernasconi, e nel 2015 da Bruce Normand e Billy Pierson, a causa delle condizioni meteorologiche avverse e della roccia friabile.

Cosa ne pensi?
  • 💪 Grande impresa! Sono sicuro che il team russo......
  • 🤔 Forse è il caso di lasciare stare questa montagna......
  • 🤯 Ma vi siete chiesti se la montagna vuole essere scalata...?...

La parete nord: un problema irrisolto

La parete nord dell’Ogre, accessibile dal ghiacciaio Choktoi, è considerata uno degli ultimi grandi problemi irrisolti del Karakorum. La sua verticalità, l’esposizione alle scariche di neve e ghiaccio e la roccia instabile la rendono una sfida estremamente complessa.

Come scrisse Bruce Normand nel 2015 sull’American Alpine Journal, la roccia della parete nord è “così fragile da non offrire alcuna possibilità di piazzare le protezioni, né abbastanza solida per appoggiarvi una piccozza o un rampone”. Nonostante queste difficoltà, il team russo è determinato a superare i propri limiti e a lasciare il segno sulla montagna.

Oltre la conquista: il significato di una sfida

La spedizione russa all’Ogre non è solo un tentativo di conquista di una vetta inviolata, ma rappresenta anche una profonda riflessione sul significato dell’alpinismo moderno. In un mondo sempre più esplorato e mappato, montagne come l’Ogre continuano a incarnare lo spirito di avventura, la ricerca del limite e la capacità di superare le difficoltà.

L’alpinismo non è solo una questione di tecnica e preparazione fisica, ma anche di passione, determinazione e rispetto per la montagna. La sfida dell’Ogre ci ricorda che la vera conquista non è la vetta, ma il viaggio interiore che compiamo per raggiungerla.

Se pensiamo all’alpinismo come a una metafora della vita, l’Ogre rappresenta un ostacolo apparentemente insormontabile, una sfida che ci mette di fronte ai nostri limiti e alle nostre paure. Affrontare questa sfida, con umiltà e consapevolezza, ci permette di crescere come persone e di scoprire la nostra vera forza interiore.

E ora, un piccolo consiglio da amico appassionato di montagna: quando ti trovi di fronte a una sfida, che sia una parete di roccia o un problema della vita, ricorda che la cosa più importante è non arrendersi mai e credere in te stesso.

Un concetto avanzato che possiamo applicare è quello della resilienza: la capacità di superare le difficoltà e di trasformare le esperienze negative in opportunità di crescita. L’Ogre, con la sua storia di tentativi falliti e di tragedie, ci insegna che la resilienza è una qualità fondamentale per affrontare le sfide della vita e per raggiungere i nostri obiettivi.

Rifletti su questo: cosa significa per te affrontare una sfida apparentemente impossibile? Quali sono le tue “Ogre” personali? E come puoi sviluppare la resilienza per superare gli ostacoli che ti separano dai tuoi sogni?


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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