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- Andrzej Bargiel ha realizzato la prima discesa integrale con gli sci del Monte Everest senza ossigeno supplementare il 22 e 23 settembre 2025.
- Bargiel ha trascorso circa 16 ore nella «zona della morte» (sopra gli 8.000 metri) senza ossigeno, dimostrando una preparazione fisica e mentale eccezionale.
- La discesa di Bargiel lungo la cascata di ghiaccio del Khumbu, guidato dal drone del fratello, è un'impresa che sfida i limiti umani, in quanto questa è considerata impraticabile per lo sci.
Andrzej Bargiel, alpinista polacco, ha compiuto un’impresa storica il 22 e 23 settembre 2025, realizzando la prima discesa integrale con gli sci del Monte Everest senza l’ausilio di ossigeno supplementare. Questo evento segna un punto di svolta nell’alpinismo moderno e nello sci estremo, elevando Bargiel a figura leggendaria nel panorama mondiale.
La Conquista dell’Impossibile: Everest Sciato Senza Ossigeno
Bargiel, nato nel 1988, ha dimostrato una preparazione fisica e mentale eccezionale, trascorrendo circa 16 ore nella “zona della morte”, sopra gli 8.000 metri, senza ossigeno supplementare. La sua impresa non è stata priva di ostacoli: condizioni meteorologiche avverse e neve fresca hanno reso la salita particolarmente ardua. Partito dal Campo IV (7.900 m) alle 23:24 del 21 settembre, ha raggiunto la vetta dell’Everest (8.849 m) verso le 15:00 del 22 settembre.
La discesa è iniziata immediatamente dopo, affrontando passaggi tecnici come lo Scalino Hillary e la Cima Sud. Bargiel ha sciato lungo la cresta, superando il Balcone e il Colle Sud, per poi dirigersi verso il Campo II (6.400 m), dove ha trascorso la notte. Il mattino seguente, ha affrontato la pericolosa cascata di ghiaccio del Khumbu, un labirinto di crepacci e seracchi instabili, senza l’ausilio di corde fisse, guidato dal drone pilotato dal fratello Bartek. Alle 8:45 del 23 settembre, Bargiel ha raggiunto il campo base, completando la discesa integrale.

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Un Percorso Costellato di Successi
Prima di questa storica discesa, Andrzej Bargiel si era già distinto per altre imprese straordinarie. Nel 2018, ha realizzato la prima discesa integrale con gli sci del K2, la seconda montagna più alta del mondo. Nel 2013, ha portato a termine la discesa sciistica dalla vetta centrale dello Shishapangma, il suo primo ottomila conquistato con gli sci. Nel 2014, sul Manaslu, ha stabilito un primato di rapidità, giungendo in cima in 14 ore e scendendo al campo base in poco più di 21 ore. Nel 2015, ha compiuto la prima ascensione e discesa con gli sci del Broad Peak. Nel 2023, ha incluso il Gasherbrum I e II tra le sue epiche discese dai giganti del Karakorum.
Questi successi hanno consolidato la sua reputazione di pioniere dello sci estremo in alta quota. La sua filosofia, racchiusa nel progetto Hic Sunt Leones, lo spinge ad avventurarsi nell’ignoto, dimostrando che anche sugli ottomila ci sono ancora sfide da affrontare.
La Cascata di Ghiaccio del Khumbu: Una Sfida Nella Sfida
La cascata di ghiaccio del Khumbu rappresenta uno dei tratti più pericolosi della via sud dell’Everest. Questa fitta rete di crepacci aperti, instabili blocchi di ghiaccio e seracchi improvvisamente crollanti è considerata impraticabile per lo sci. Gli alpinisti che la attraversano a piedi procedono con grande cautela, utilizzando scale e corde fisse per la loro sicurezza.
Il fatto che Bargiel sia riuscito a scivolare su questo terreno insidioso senza togliersi gli sci, guidato dal drone del fratello, è un’impresa che lascia sbalorditi anche gli esperti. La sua discesa lungo la cascata non è solo un’esibizione di tecnica estrema, ma un atto di audacia che sfida i limiti umani.
Oltre la Performance: Un Nuovo Capitolo per l’Alpinismo
L’impresa di Andrzej Bargiel apre nuovi orizzonti per l’alpinismo e lo sci estremo. La sua discesa integrale dell’Everest senza ossigeno rappresenta un traguardo senza precedenti, che spinge i limiti di ciò che è considerato possibile in alta quota. Questa conquista non solo celebra la sua abilità e determinazione, ma solleva anche importanti questioni sull’etica e la responsabilità nell’alpinismo moderno.
L’equilibrio tra rischio e valore, la spinta alla performance individuale e l’impatto ambientale delle spedizioni sono temi che meritano una riflessione approfondita. Tuttavia, è innegabile che imprese come quella di Bargiel alimentino il dibattito e spingano avanti la frontiera dell’esplorazione umana.
Amici appassionati di montagna, l’impresa di Bargiel ci ricorda che l’alpinismo non è solo una questione di tecnica e preparazione fisica, ma anche di visione e coraggio. Per comprendere appieno la portata di questa impresa, è fondamentale ricordare che l’assenza di ossigeno in alta quota amplifica esponenzialmente i rischi, rendendo ogni decisione cruciale. Allo stesso modo, è essenziale considerare che la discesa con gli sci su terreni impervi come l’Everest richiede una padronanza tecnica assoluta e una profonda conoscenza dell’ambiente.
Se volessimo approfondire ulteriormente, potremmo riflettere su come l’utilizzo di tecnologie come i droni stia cambiando il volto dell’alpinismo moderno, offrendo nuove prospettive e strumenti per affrontare le sfide in alta quota. L’impresa di Bargiel ci invita a interrogarci sui limiti dell’umano e sulle possibilità offerte dalla tecnologia, stimolando una riflessione profonda sul futuro dell’alpinismo.