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- Il 15 ottobre 2025, Jim Morrison, a 50 anni, ha completato la prima sciata integrale del Couloir Hornbein sull'Everest, dopo due tentativi falliti nel 2023 e 2024.
- La discesa di 3.650 metri lungo la Superdirect, con una pendenza di 50 gradi, è durata 4 ore e 5 minuti, affrontando condizioni «abominevoli».
- Morrison ha compiuto l'impresa in memoria di Hilaree Nelson, tragicamente scomparsa sul Manaslu nel 2022, disperdendo le sue ceneri sulla cima dell'Everest.
Il 15 ottobre 2025, l’alpinista statunitense Jim Morrison, all’età di 50 anni, ha portato a termine un’azione senza precedenti: la prima sciata integrale del Couloir Hornbein, un itinerario estremamente arduo sulla parete settentrionale dell’Everest. Questo traguardo giunge dopo due tentativi infruttuosi nel 2023 e 2024, segnando una pietra miliare nell’alpinismo e nello sci estremo. La discesa è stata effettuata lungo la Superdirect, un percorso rinomato per la sua verticalità e il pericolo di slavine.
L’impresa di Morrison acquista un significato ancora più profondo, poiché è stata compiuta in memoria della sua compagna, Hilaree Nelson, tragicamente scomparsa sul Manaslu nel 2022. Morrison aveva promesso di onorare la memoria di Nelson sciando la parete nord dell’Everest, un tributo commovente alla sua compagna di vita e di avventure.
La preparazione e la discesa
Morrison ha raggiunto la cima dell’Everest insieme a una squadra di 11 scalatori, dove ha disperso le ceneri di Hilaree Nelson. La spedizione comprendeva anche figure di spicco come il regista Jimmy Chin, incaricato di documentare l’impresa, e Topo Mena, insieme all’amico Tico Morales, che hanno contribuito a fissare le corde nell’Hornbein Couloir.
Mentre il resto della squadra iniziava la discesa lungo le corde fisse, Morrison si è preparato per la sua discesa con gli sci. Alle 14:00, ha iniziato la sua discesa, affrontando un pendio ghiacciato con una pendenza di 50 gradi, per un dislivello di 3.650 metri fino al ghiacciaio di Rongbuk. La discesa è durata quattro ore e cinque minuti, durante i quali Morrison ha dovuto affrontare condizioni estreme e insidiose.

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Le difficoltà e le emozioni
Morrison ha descritto le condizioni come “abominevoli”, con sezioni lisce alternate a “onde congelate”. Nonostante le difficoltà, è riuscito a completare la discesa, raggiungendo il ghiacciaio alla base dell’Everest. Dopo una breve sosta al campo 3, Morrison ha espresso la sua emozione, confessando di aver pianto per il rischio corso e per la consapevolezza di aver onorato la memoria di Hilaree Nelson.
“Ho rischiato così tanto, ma sono vivo. È stato un tributo a Hilaree, qualcosa di cui sarebbe stata orgogliosa. L’ho sentita davvero con me, che mi tirava”, ha dichiarato Morrison. Questo gesto ha rappresentato un omaggio alla sua amica e mentore, un’azione di cui lei avrebbe indubbiamente manifestato fiero riconoscimento. Ho percepito la sua presenza al mio fianco, come se mi desse forza e motivazione, ha spiegato Morrison.
Il contesto e le sfide burocratiche
La discesa di Morrison è stata resa possibile dopo anni di preparazione e tentativi. Nel 2023, la spedizione aveva subito un duro colpo a causa di problemi burocratici con le autorità cinesi, che avevano negato i visti ad alcuni membri del team e il permesso di sciare sulla montagna. Quest’anno, tuttavia, Morrison è riuscito a ottenere i permessi necessari, anche se con l’obbligo di utilizzare ossigeno supplementare, una misura di sicurezza imposta dalla China-Tibet Mountaineering Association per tutte le montagne sopra i 7.000 metri.
Un tributo duraturo e una riflessione sull’alpinismo
L’impresa di Jim Morrison sull’Everest è molto più di una semplice discesa con gli sci. È un tributo commovente a Hilaree Nelson, una dimostrazione di coraggio e determinazione, e un esempio di come l’alpinismo possa essere un modo per onorare la memoria di chi non c’è più. La sua discesa rappresenta un nuovo capitolo nella storia dell’alpinismo e dello sci estremo, ispirando altri a superare i propri limiti e a perseguire i propri sogni, anche di fronte alle difficoltà più estreme.
L’alpinismo, in fondo, è un’attività che ci mette di fronte ai nostri limiti, fisici e mentali. Ci insegna a rispettare la montagna, a lavorare in squadra e a non arrenderci mai, anche quando le condizioni sono avverse. La storia di Jim Morrison e Hilaree Nelson ci ricorda che l’alpinismo può essere anche un modo per celebrare l’amore e l’amicizia, e per onorare la memoria di chi ci ha lasciato.
Una nozione base di alpinismo è l’importanza della preparazione fisica e mentale. Affrontare una montagna come l’Everest richiede anni di allenamento e una conoscenza approfondita delle tecniche di scalata e di sci. Una nozione avanzata è la capacità di adattarsi alle condizioni ambientali in continua evoluzione e di prendere decisioni rapide e ponderate in situazioni di emergenza.
La storia di Morrison ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo e sul rapporto tra l’uomo e la montagna. È un’attività che ci spinge a superare i nostri limiti, ma che ci ricorda anche la nostra fragilità di fronte alla forza della natura. È un’esperienza che può arricchire la nostra vita, ma che richiede rispetto, umiltà e consapevolezza dei rischi.