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- Nel luglio 2024, Stefano Ragazzo ha compiuto la prima ascensione in solitaria della via «Eternal Flame» sulla Nameless Tower, un'impresa durata 9 giorni.
- La via «Eternal Flame», lunga 650 metri con difficoltà fino al 7c+, è considerata una delle big wall più impegnative al mondo.
- Il documentario Eternal Solo, diretto da Andrea Cossu e prodotto da Grivel, racconta l'impresa di Ragazzo e sarà presentato in anteprima il 27 aprile al Trento Film Festival.
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L’estate del 2024 è stata testimone di un’eccezionale prodezza alpinistica: la prima ascensione in solitaria di Stefano Ragazzo lungo la via “Eternal Flame”, incastonata sulla parete meridionale della Nameless Tower, nel massiccio del Trango, in Pakistan. Una scalata durata nove giorni, dal 17 al 26 luglio, che ha catapultato l’alpinista veneto nell’élite dell’alpinismo contemporaneo.
La Nameless Tower e l’Eternal Flame: una sfida leggendaria
La Nameless Tower, con i suoi imponenti 6.251 metri di altitudine, è una delle vette più emblematiche del Karakorum. La via “Eternal Flame”, che si estende per 650 metri con difficoltà che raggiungono il 7c+, è universalmente riconosciuta come una delle big wall più affascinanti e impegnative del pianeta. Inaugurata nel 1989 da un team tedesco, ha visto solo rare ripetizioni in arrampicata libera, tra cui risaltano quelle dei fratelli Huber nel 2009 e di Jacopo Larcher e Barbara Zangerl nel 2022. L’ascensione di Ragazzo assume quindi un significato particolare, in quanto è la prima in solitaria.

Ragazzo ha affrontato la salita in stile french free, alternando tratti in libera a passaggi in artificiale, una tecnica comune sulle big wall. Un aspetto che la contraddistingue è l’aver portato a termine l’impresa in un unico push, senza pause e senza ricorrere a corde fisse.
“Eternal Solo”: il film che racconta l’impresa
L’ascensione di Stefano Ragazzo è diventata un documentario intitolato “Eternal Solo”, diretto da Andrea Cossu e prodotto da Grivel. Il film, della durata di 35 minuti, offre uno sguardo intimo sull’impresa e sulla figura dell’alpinista. L’anteprima mondiale è prevista per il 27 aprile al Trento Film Festival. Il documentario non si limita a documentare l’aspetto puramente alpinistico, ma esplora anche la dimensione personale di Ragazzo, la sua passione per le solitarie e la sua ricerca di auto-conoscenza attraverso la sfida con la montagna.
Come ha affermato lo stesso Ragazzo, la solitaria gli offre l’opportunità di confrontarsi unicamente con sé stesso, senza scorciatoie o compromessi. Un’esperienza intensa a livello mentale, che lo spinge a esplorare i propri limiti e a ottenere conferme sulle proprie capacità.
Dalle Dolomiti al Karakorum: un percorso di crescita
Stefano Ragazzo, 33 anni, ha maturato la sua esperienza alpinistica sulle Dolomiti e sul Monte Bianco, per poi spingersi fino allo Yosemite Park e all’apertura di nuove vie in Alaska e nell’Himalaya. La sua compagna, Silvia Loreggian, è anch’essa un’alpinista di talento, coinvolta nel progetto del Club Alpino Italiano “K2 70 Women”. *Precedentemente, Ragazzo aveva già portato a termine la solitaria invernale della “Moulin Rouge” sul Catinaccio, insieme alla scalata in solitaria della parete “The Nose” su El Capitan.
Tuttavia, affrontare l’Eternal Flame ha rappresentato un’avventura di una difficoltà notevolmente superiore, ponendosi come un’esperienza radicalmente diversa dalle precedenti. Ragazzo ha affrontato la parete con un portaledge, una tenda sospesa utilizzata per trascorrere più notti in parete, e con un equipaggiamento essenziale: una singola corda da 60 metri, un cordino da recupero, il portaledge* gonfiabile e cibo per sei giorni. Il maltempo ha rallentato la sua progressione, costringendolo a scalare con i guanti e due piumini. Nonostante le difficoltà, Ragazzo ha raggiunto la vetta il 25 luglio, per poi ridiscendere al campo base il giorno successivo.
Un messaggio di resilienza e determinazione
L’impresa di Stefano Ragazzo è un esempio di resilienza e determinazione. Nonostante gli ostacoli incontrati, tra cui l’abbandono da parte di uno sponsor, l’alpinista ha saputo portare a termine il suo progetto, dimostrando che è possibile “andare contro la marea e tracciare il proprio percorso”. La sua storia è un invito a coltivare i propri sogni e a non arrendersi di fronte alle difficoltà.
Oltre la performance: l’essenza dell’alpinismo
L’impresa realizzata da Stefano Ragazzo ci fornisce spunti preziosi per meditare sull’autentico significato dell’alpinismo. Oltre alla mera performance atletica, ciò che riveste maggiore importanza risiede nella capacità individuale non solo di mettersi alla prova, ma anche nel superamento dei propri limiti, oltre a vivere un’esperienza tanto profonda quanto significativa. La pratica dell’alpinismo necessita non soltanto di una solida preparazione fisica o mentale; essa implica altresì umiltà, rispetto verso gli ambienti montani ed una chiara sensibilità riguardo alle proprie abilità.
Un elemento essenziale dell’alpinismo consiste in una corretta preparazione fisica e tecnica. Prima d’intraprendere ascensioni complesse, risulta imprescindibile seguire rigorosi programmi d’allenamento, oltre a sviluppare quelle competenze indispensabili ad affrontare eventuali insidie del paesaggio.
Inoltre, tra gli aspetti più elaborati, si distingue la facoltà critica necessaria per analizzare i rischi connessi all’attività dell’alpinista: L’abilità si evidenzia nell’apprezzamento delle situazioni e nella valutazione delle decisioni prese per minimizzare gli incidenti derivanti da eventi imprevisti durante le salite o i trekking sulle montagne.
Il trionfo conseguito da Stefano Ragazzo stimola quindi profonde riflessioni sul legame intrinseco che ciascuno ha con il mondo alpino, ponendoci interrogativi crucialmente pertinenti sulla nostra propensione a fronteggiare ciò che va ben oltre le semplicistiche esperienze quotidiane. Evidenzia come sia possibile scoprire la resilienza necessaria per proseguire nonostante le avversità più severe. Questo percorso verso l’autoaffermazione e il conseguimento dei propri sogni può essere considerato una delle essenze fondamentali dell’alpinismo.