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- Colin Haley, il 7 settembre 2025, ha compiuto la prima salita invernale in solitaria del Cerro Torre lungo la Via dei Ragni, dopo averla tentata senza successo nel 2013 a causa delle avverse condizioni climatiche.
- La Via dei Ragni, aperta nel 1974 dagli alpinisti italiani, presenta difficoltà di arrampicata su ghiaccio, misto e roccia, e Haley ha dovuto modificare le sue strategie, adottando le tagliandi d’autoassicurazione per affrontare in sicurezza i tratti più impegnativi.
- Haley ha raggiunto la vetta del Cerro Torre sotto la luna piena e in totale assenza di vento, circa 48 ore dopo aver lasciato la vetta del Filo Rosso, sentendosi completamente svuotato di energie ma consapevole di aver compiuto un'impresa straordinaria.
## Colin Haley conquista il Cerro Torre in solitaria invernale
Il mondo dell’alpinismo è in fermento per l’impresa compiuta dall’alpinista americano Colin Haley, che il 7 settembre 2025 ha realizzato la prima salita invernale in solitaria del leggendario Cerro Torre, lungo la via dei Ragni. Un traguardo inseguito per oltre un decennio, che consacra Haley come uno dei più grandi alpinisti del nostro tempo.
Haley, 41 anni, non è nuovo alle sfide patagoniche. Questa è la sua decima salita del Cerro Torre, ma, come lui stesso ha dichiarato, “_questa potrebbe essere la più speciale_”. La via dei Ragni, conosciuta anche come via Ferrari, è un itinerario storico aperto nel 1974 dagli alpinisti italiani Daniele Chiappa, Mario Conti, Casimiro Ferrari e Pino Negri. Si sviluppa sul versante ovest del Cerro Torre e presenta difficoltà di arrampicata su ghiaccio, misto e roccia, con formazioni di ghiaccio e brina uniche, modellate dai venti patagonici. La salita di Haley è un’impresa che va oltre la semplice performance sportiva. Questa rappresenta il culmine di un sogno audace; è l’incarnazione tangibile di una visione frutto di anni intensi dedicati alla preparazione, all’esperienza accumulata e a una determinata volontà. Haley aveva già cercato un’avventura simile nella stagione invernale del 2013 da sola, _ma le avverse condizioni climatiche hanno reso impossibile quella scalata_. Col passare degli anni, tuttavia, battendo nuovamente il Cerro Torre, ha saputo aumentare la propria competenza e perfezionare le tecniche necessarie per affrontarlo. La sua impresa più significativa risale al 2007 quando, _sotto l’accompagnamento dell’alpinista Kelly Cordes_, concretizzò con successo la prima ascensione integrale della via chiamata Los Tiempos Perdidos: una straordinaria parete alta ben 800 metri lungo il versante meridionale del Cerro Torre, che si connette con quella famosa dei Ragni fino a condurre alla cima.
La via dei Ragni: un percorso di ghiaccio e vento
L’itinerario noto come la via dei Ragni rappresenta una delle più celebri ascensioni alpinistiche grazie alle sue peculiari condizioni geologiche e ambientali. La sua esposizione meridionale fa sì che durante l’inverno ci sia una scarsità d’illuminazione solare; questo fenomeno produce un ghiaccio estremamente instabile e potenzialmente rischioso per chi intende scalarlo. In virtù di queste insidiose circostanze climatiche, _Haley_, l’alpinista protagonista dell’impresa odierna, _ha modificato radicalmente le proprie strategie_, abbandonando l’opzione del free solo tipica della stagione estiva a favore dell’adozione metodica delle tagliandi d’autoassicurazione, strumenti indispensabili per affrontare con sicurezza i tratti più impegnativi della salita.
Dalla narrativa climatica emerge chiaramente quanto fossero avverse le condizioni riscontrate da _Haley durante questa escursione:_ forti raffiche ventose accompagnate da temperature gelide hanno scandito il suo cammino ascensionale.
Inoltre, c’è stata anche l’aggravante della brina accumulata sulle rocce, difficile se non impossibile, allorché si cercasse una buona aderenza necessaria alla progressione verticale.
Malgrado questi ostacoli alquanto severi, sotto il vessillo della tenacia, Haley avanzava silenziosamente verso nuove conquiste, gradi su gradi inchiodandosi nella corsa al vertice delle proprie aspirazioni.
Sullo sfondo temporale, in data 6 settembre, _Haley_ col suo approntamento nell’ardita sequenza della ascesa effettiva, dove cominciò concretamente mettendo subito mano ai passaggi iniziali “in libera”, prima ancora d’impegnarsi seriamente nello scavalcare oltre la parte superiore del Col de la Esperanza attraverso modalità d’autosicurezza preventivate. Il culmine dell’Elmo è stato raggiunto intorno alle 16:15; tuttavia, ha scelto di proseguire nonostante il senso di affaticamento. Si è accampato a soli tre tiri al di sotto della vetta e ha ripreso l’ascesa il giorno seguente.

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L’ascensione finale e il raggiungimento della vetta
L’ultimo giorno di salita è stato il più impegnativo. Haley ha dovuto superare un crepaccio nel ghiaccio del fungo sommitale e affrontare un camino estremamente stretto, che ha descritto come una versione ghiacciata della famosa fessura Harding Slot sull’Astroman in Yosemite. Dopo ore di lotta, Haley è finalmente emerso accanto a un ultimo canale scavato dal vento, che lo ha condotto alla vetta.
Poco prima delle 22:00 del 7 settembre, Haley ha raggiunto la vetta del Cerro Torre, sotto la luna piena e in totale assenza di vento. Un momento magico, che ha descritto come “_meraviglioso e opprimente_”. Si sentiva isolato, stremato e ancora esposto al pericolo. Dopo un breve riposo, ha iniziato la sua discesa, che si è dimostrata non meno audace della salita.
Approssimativamente 48 ore dopo aver lasciato la vetta del Filo Rosso, Haley ha ritrovato il suo primo punto di bivacco. Dopo l’impresa, ha riferito di sentirsi completamente svuotato di energie, con gli arti provati e tumefatti. Affrontare questa imponente e precaria montagna in solitaria durante l’inverno costituisce un’impresa straordinaria che ha richiesto un considerevole dispendio di tempo ed un’accurata preparazione.
Un nuovo capitolo nella storia dell’alpinismo
Il trionfo ascensionale conseguito da Colin Haley rappresenta una svolta fondamentale nell’ambito dell’alpinismo patagonico. Quest’atto eroico non solo incarna l’ispirazione ma evidenzia come il potenziale umano possa oltrepassare qualsiasi barriera attraverso _la passione_, _la determinazione_ e _una meticolosa preparazione_. Si può affermare con certezza che Haley si rivela essere un alpinista a tutto tondo, abile nel fronteggiare anche le prove più ardue all’interno di contesti estremi e remoti.
L’impresa intrapresa da Haley illustra magnificamente come l’alpinismo contemporaneo possa costituire una sinergia tra abilità tecniche elevate, robustezza fisica, flessibilità nel fronteggiare circostanze avverse e una resilienza mentale straordinaria. La sua capacità di armonizzare tutte queste virtù gli ha consentito di ottenere risultati memorabili destinati a scolpirsi nell’annali della disciplina alpinistica.
Oltre la conquista: riflessioni sull’alpinismo e la solitudine
L’impresa realizzata da Colin Haley suscita in noi riflessioni su molteplici dimensioni dell’alpinismo attuale. Un primo punto riguarda la preparazione: il percorso intrapreso da Haley è stato costellato di anni dedicati alla formazione sia fisica che tecnica. La sua meticolosa analisi della montagna insieme alle condizioni ambientali ha consentito un affinamento delle capacità nel campo dell’arrampicata sul ghiaccio così come sulle superfici miste o rocciose; senza tali sforzi preparatori, raggiungere la vetta sarebbe risultato impossibile.
D’altro canto si presenta il tema della solitudine: l’ascesa effettuata da Haley avviene in completo isolamento—una sfida che richiede non solo robustezza mentale ma anche l’abilità di gestire il proprio universo emotivo. Tale condizione d’isolamento potrebbe apparire duplice: essa infatti amplifica tanto timori quanto prove; allo stesso tempo però offre l’opportunità di focalizzarsi totalmente sugli obiettivi prefissati scavando dentro se stessi per attingere a risorse utili al superamento degli imprevisti.
A conclusione si profila infine il concetto della responsabilità: nella sua ascensione Haley dimostra una notevole sensibilità riguardo ai rischi inerenti all’alpinismo insieme a un forte senso etico nei confronti della propria persona nonché degli altri coinvolti nell’esperienza.»
Nella sua esperienza in alta quota ha dovuto compiere scelte decisive, dovendo talvolta rinunciare, pur di mantenere intatta la propria integrità fisica. Questa scalata rappresenta chiaramente come l’alpinismo possa risultare una pratica piena d’insidie, offrendo al contempo opportunità significative di _sviluppo personale_, oltre a evocare una profonda venerazione nei confronti della grandezza delle montagne.
_A coloro che sono neofiti nel campo dell’alpinismo:_ iniziate affrontando percorsi elementari con gradualità; appassionatevi alle fondamentali tecniche arrampicatorie e alle norme basilari sulla sicurezza; e infine, abbiate sempre il massimo riguardo verso i rilievi naturali. Queste vette sono luoghi splendidi ma intrinsecamente rischiosi, pertanto necessitano del dovuto riconoscimento nella loro complessità.
_A tutti gli alpinisti già navigati:_ vi esorto a continuare le vostre esplorazioni personali sfidandovi costantemente; tuttavia, tenete sempre ben presente quanto siano cruciali il senso della prudenza e il riconoscimento delle insidie presentate dalla natura incontaminata delle montagne stesse. L’alpinismo pone interrogativi profondi sull’umiltà individuale e sulla capacità critica nei confronti dei propri limiti operativi.
L’epopea vissuta da Colin Haley suscita in noi momenti di meditazione riguardo al senso più ampio dell’alpinismo, così come in relazione all’interazione tra esseri umani e ambiente montano. Quali sono le spinte profonde che ci incitano a conquistare le vette montane? Cosa rincorriamo attraverso tali esperienze? È possibile che ambiamo a testare i nostri limiti, ad abbracciare momenti di isolamento contemplativo oppure a immergerci nella magnificenza naturale; o addirittura potrebbe trattarsi di un viaggio alla ricerca della nostra identità più autentica. In ogni caso, l’alpinismo si configura come una disciplina in grado di metterci faccia a faccia con le nostre debolezze e al contempo favorire una rivelazione del potere nascosto dentro ciascuno di noi.