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- Carlos Comesaña, nato nel 1940, ha iniziato la sua passione per la montagna nel gruppo scout di San Martín de Tours dal 1951 al 1957, gettando le basi per la sua carriera alpinistica.
- Nel 1965, Comesaña realizza la prima salita dell'Aguja Guillaumet con José L. Fonrouge, aprendo successivamente la Supercanaleta del Fitz Roy, una via impegnativa che richiede tre giorni di arrampicata in stile alpino.
- Recentemente, a Comesaña è stato conferito il titolo di «Ragno di Lecco», un prestigioso riconoscimento tributato ai membri del Club Alpino Italiano per le significative imprese alpinistiche a livello globale.
Carlos Comesaña: Una Vita Dedicata alla Montagna
Carlos Evaristo Comesaña, nato il 25 febbraio 1940 a Buenos Aires, rappresenta una figura di spicco nell’alpinismo argentino. La sua passione per la montagna nasce in giovane età, durante gli anni trascorsi nel gruppo scout di San Martín de Tours, dal 1951 al 1957. Queste esperienze formative lo portano a esplorare le montagne di Cordova e Bariloche, gettando le basi per una carriera alpinistica ricca di successi.
Comesaña intraprende l’attività di arrampicata a partire dai sedici anni, effettuando la salita sulla via classica della Punta Luhrs del Cerro Lopez assieme a Carlos Sonntag. Questo evento segna l’inizio di una serie di ascensioni che lo vedono protagonista sulle vette del Cerro Lopez, tra cui El Dedo, La Principal, El Filo e la Torre Norte. La sua motivazione, come lui stesso afferma, va oltre i limiti di uno sport: “L’alpinismo è una passione che supera i normali limiti di uno sport. È uno sport, innegabilmente, ma plasma la vita e la personalità di chi lo pratica intensamente, in modo indelebile.”
L’incontro con il Cerro Fitz Roy a 18 anni è un momento cruciale nella sua carriera. La vista delle vette del Fitz Roy e del Torre suscita in lui un forte desiderio di affrontarle, un desiderio che lo accompagnerà per tutta la vita.

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Le Prime Esperienze e l’Allenamento
Comesaña si unisce al Club Andino Buenos Aires (CABA) a 19 anni, un ambiente stimolante dove incontra alpinisti di talento provenienti da diverse nazioni. Tra questi, spiccano i polacchi Peterek, Dudzinsky e Bucovinsky, i francesi Guthman e Pillet, i tedeschi Wolf e Joos, e gli austriaci Watzl e Guth. Insieme a un gruppo nascente di alpinisti argentini, tra cui Corbella e Fonrouge, Comesaña affina le sue capacità e si prepara per le sfide future.
L’allenamento si svolge in luoghi insoliti: una ciminiera di una fabbrica abbandonata a Escobar, i muri della Facoltà di Architettura e una fossa in un cantiere. Questi luoghi, seppur improvvisati, offrono l’opportunità di esercitare resistenza ed equilibrio. Successivamente, l’acquisto dell’isola di Tigre da parte del CABA fornisce un nuovo spazio di allenamento, con un camino abbandonato facilmente raggiungibile in barca.
Le prime esperienze di arrampicata si svolgono a Córdoba e nella Sierra de la Ventana, luoghi accessibili che presentano vie interessanti e sfide importanti. Comesaña esplora la Sierra insieme a un conoscente ungherese, completando l’arrampicata di tutte le creste fino al comune di Torquinst nell’arco di quattro giornate. Successivamente, apre un percorso ascensionale sul Mogote Norte e ascende il Diedro Grande e La Chimenea nella zona di Córdoba.
La Prima Salita del Gran Techo e le Sfide in Patagonia
Uno dei momenti più significativi della carriera di Comesaña è la prima salita del Gran Techo nella Sierra de la Ventana. Dopo aver ripetuto vie già aperte, decide di affrontare questa sfida, considerata all’epoca la più grande della zona. In due lunghi weekend dell’autunno del 1960, Comesaña scala la parete in artificiale, superando il bordo esterno del Techo e entrando nel diedro d’uscita. Nonostante le difficoltà e la notte che cala, riesce a completare la salita con i suoi mezzi, segnando un’impresa memorabile.
In Patagonia, Comesaña partecipa a una spedizione al Cerro Pier Giorgio nel 1962, dove è il primo a scalare la Cabeza de Toro e ad attrezzare buona parte del corno sinistro e del camino che conduce alla cresta sommitale. Tuttavia, il maltempo impedisce il completamento della salita, che sarà realizzata l’anno successivo da un’altra spedizione del CABA.
Nel 1964, Comesaña guida una spedizione al Gorra Blanca, portando con sé giovani membri del CABA. Con sorpresa, scoprono che un altro gruppo aveva già completato la prima salita da est. Nonostante la delusione, raggiungono la cima dal versante occidentale. Questo evento spinge Comesaña a cercare nuove sfide, scalando l’Eléctrico Oeste in solitaria e aprendo una via all’Aguja Guillaumet.
La Supercanaleta del Fitz Roy e le Spedizioni nello Huayhuash
Nel gennaio del 1965, Comesaña realizza la prima salita dell’Aguja Guillaumet con José L. Fonrouge. Partendo da Piedra del Fraile, bivaccano lungo la via e raggiungono la vetta al tramonto. Una settimana dopo, aprono la Supercanaleta del Fitz Roy, una via impegnativa che richiede tre giorni di arrampicata in stile alpino.
La salita della Supercanaleta è un’impresa epica, caratterizzata da condizioni meteorologiche avverse e difficoltà tecniche. Comesaña e Fonrouge bivaccano due notti in parete, superando il canale di ghiaccio e il terreno misto. Sotto il grande diedro finale, si infilano nella parete a destra per risparmiare materiale, raggiungendo la cresta sommitale al tramonto. La discesa è altrettanto impegnativa, con la corda che si impiglia e un forte temporale che rende la situazione precaria.
Comesaña partecipa a due spedizioni nella catena montuosa dello Huayhuash in Perù, nel 1964 e nel 1965. Nella prima spedizione, con Fonrouge, scala cinque vette inviolate nei gruppi del Rasac e del Tsacra. Nella seconda spedizione, apre la prima diretta sulla parete sud dello Yerupaja, una via di mille metri di dislivello.
L’Everest e il Riconoscimento dei Ragni di Lecco
Nel 1971, Comesaña partecipa alla spedizione argentina all’Everest. L’obiettivo è di tentare la salita senza ossigeno, ma la spedizione non raggiunge la vetta. Nonostante ciò, l’esperienza sull’Everest rappresenta un momento importante nella sua carriera.
Recentemente, a Comesaña è stato conferito il titolo di “Ragno di Lecco”, un prestigioso riconoscimento tributato ai membri del Club Alpino Italiano che hanno portato a termine significative imprese alpinistiche sia sulle Alpi che in altre importanti catene montuose a livello globale. Questo onore evidenzia il suo notevole contributo all’alpinismo e la sua adesione ai valori di solidarietà e passione per le alture.
L’Evoluzione dell’Alpinismo e la Critica all’Attività Commerciale
Comesaña riflette sull’evoluzione dell’alpinismo, sottolineando le differenze tra gli anni ’60 e ’70 e il modo in cui viene praticato oggi. Mentre l’alpinismo classico era guidato dal romanticismo e dalla ricerca di nuove sfide, l’alpinismo moderno è spesso influenzato da obiettivi materiali come denaro e pubblicità.
Critica l’attività commerciale svolta su alcune montagne iconiche, come l’Everest e l’Aconcagua, dove le spedizioni si sono concluse in tragedia. Sottolinea l’importanza di aprire nuove vie e tentare cime inviolate con mezzi tradizionali, lasciando alle future generazioni un campo incontaminato di obiettivi da raggiungere eticamente.
Il Cerro Torre e la Via del Compressore: Un Dibattito Etico
La figura di Carlos Comesaña si inserisce in un contesto più ampio, caratterizzato da dibattiti etici e controversie che riguardano l’alpinismo moderno. Uno dei temi più discussi è la via del Compressore sul Cerro Torre, una via aperta da Cesare Maestri nel 1970 e caratterizzata dalla presenza di numerosi chiodi a pressione.
La via del Compressore è stata oggetto di critiche da parte di molti alpinisti, che la considerano un’alterazione della montagna e un’offesa all’etica dell’alpinismo. Nel 2012, gli alpinisti Hayden Kennedy e Jason Kruk hanno rimosso alcuni dei chiodi a pressione, scatenando un’ondata di polemiche.
Maurizio Gallo, alpinista e scrittore, ha espresso la sua contrarietà alla rimozione dei chiodi, definendola un atto di “vandalismo alpinistico”. Secondo Gallo, la via di Maestri fa parte della storia dell’alpinismo e non dovrebbe essere distrutta. Inoltre, teme che la rimozione dei chiodi renda la montagna accessibile solo a pochi alpinisti esperti, escludendo i giovani e i meno esperti.
Il dibattito sul Cerro Torre solleva questioni fondamentali sull’etica dell’alpinismo, sul rispetto della storia e sulla conservazione della montagna. Da un lato, c’è chi sostiene che la montagna debba essere preservata nella sua integrità, senza alterazioni artificiali. Dall’altro, c’è chi ritiene che la storia dell’alpinismo debba essere rispettata, anche se ciò significa convivere con vie controverse come la via del Compressore.
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* uno sport innegabilmente ma plasma la vita e la personalit di chi lo pratica intensamente in modo indelebile
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Qui, la frase è stata modificata come segue:
È indubbiamente un’attività sportiva, ma scolpisce in modo permanente l’esistenza e il carattere di coloro che la vivono con passione.