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Himalaya: tra cambiamenti climatici, erosione e nuove sfide per gli scalatori

Un'analisi approfondita delle dinamiche ambientali in alta quota rivela reazioni inattese dei ghiacciai e l'impatto del riscaldamento globale sull'erosione, mentre si riapre l'Everest dal Tibet con regole più severe.
  • Il clima dell'Himalaya varia dal subtropicale all'alpino, con piogge che superano i 3400 mm annui a Dharamshala, mentre lo Spiti riceve meno di 50 mm.
  • Un recente studio cinese evidenzia che il cambiamento climatico sta intensificando l'erosione nell'Altopiano del Tibet, minacciando gli ecosistemi e richiedendo strategie di mitigazione climatica efficaci.
  • I ghiacciai dell'Himalaya raffreddano l'aria a contatto con la superficie, mitigando localmente le temperature e preservando potenzialmente il permafrost a 5050 metri di altitudine.
  • Dopo 4 anni di chiusura, l'Everest è stato riaperto dal Tibet con regole più severe, tra cui la presenza obbligatoria di una guida e un aumento dei costi delle spedizioni fino a 50.000 dollari.

Il clima dell’Himalaya, pur trovandosi in una zona tropicale, presenta notevoli variazioni in base all’altitudine, spaziando da un clima subtropicale alle pendici meridionali fino a condizioni alpine estreme sulle vette più elevate. Si possono identificare tre periodi principali: un periodo freddo da ottobre a febbraio, un periodo più caldo tra maggio e giugno, e la stagione dei monsoni, umida e piovosa, da giugno a settembre, quest’ultima limitata principalmente al versante meridionale della catena montuosa.

Nei settori meridionali e occidentali, le piogge si fanno particolarmente copiose a partire dai 450 metri di quota. Dharamshala detiene il primato di zona più piovosa, con circa 3400 mm di pioggia annui. Al contrario, lo Spiti, circondato da alte montagne, gode di un microclima secco e arido, con meno di 50 mm di precipitazioni annuali. La neve è un elemento dominante del paesaggio himalayano, con nevicate frequenti anche in primavera. Nel mese di maggio, l’accumulo di neve supera i 10 cm in molte aree, raggiungendo i 25 cm in zone più estese. Durante l’inverno, la neve si concentra soprattutto al di sotto dei 5000 metri, con accumuli che raggiungono i 3 metri intorno ai 3000 metri.

L’impatto del cambiamento climatico sull’erosione in Tibet

Un recente studio cinese ha evidenziato come il cambiamento climatico stia intensificando l’erosione nell’Altopiano del Tibet. La ricerca suggerisce che la mitigazione climatica sia la strategia più efficace per contrastare questo fenomeno, superando gli interventi diretti sulla vegetazione, la cui efficacia è compromessa dal riscaldamento globale. L’erosione causata dall’acqua rappresenta una grave minaccia per gli ecosistemi dell’Altopiano Qinghai-Tibetano e delle regioni adiacenti.

Gli scienziati hanno utilizzato il sistema RUSLE (Revised Universal Soil Loss Equation) per valutare il fenomeno, prendendo in considerazione fattori come la perdita di raccolto, le precipitazioni, la propensione all’erosione del terreno, la pendenza e la lunghezza dei pendii, e la gestione delle colture. Le simulazioni hanno dimostrato che l’erosione si intensifica con l’aumento delle temperature, compromettendo i benefici del miglioramento della vegetazione. Un’elevata forzatura climatica può portare a un miglioramento della vegetazione, ma anche a una maggiore propensione all’erosione a causa delle piogge e dei fattori idrici.

Cosa ne pensi?
  • Che bello che l'Everest riapra, speriamo in spedizioni sicure... ⛰️...
  • Il cambiamento climatico è una minaccia, ma la reazione dei ghiacciai... 🧊...
  • E se invece di scalare l'Everest, ci concentrassimo sulla sua salvaguardia... 🤔...

Reazione inattesa dei ghiacciai himalayani al riscaldamento globale

Un team di ricerca internazionale ha scoperto che i ghiacciai dell’Himalaya stanno reagendo al riscaldamento globale raffreddando l’aria a contatto con la superficie ghiacciata, mitigando localmente le temperature. Questo fenomeno, riscontrato in tutta la catena himalayana, potrebbe preservare il permafrost e gli ecosistemi d’alta quota. I dati meteorologici raccolti per tre decenni presso la stazione climatica del Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide Ev-K2-Minoprio, situata a 5050 metri di altitudine sulle pendici meridionali del Monte Everest, hanno rivelato che le medie della temperatura dell’aria sono rimaste stabili, invece di aumentare come previsto.
Il riscaldamento globale accresce la discrepanza termica tra l’aria circostante, più calda, che si trova sopra il ghiacciaio, e la massa d’aria direttamente adiacente alla superficie ghiacciata. Ciò si traduce in un’intensificazione dello scambio termico sulla superficie del ghiacciaio e un conseguente maggiore raffreddamento della massa d’aria superficiale. Le masse d’aria fresche e meno umide acquistano densità e scendono lungo i fianchi montuosi verso le valli, abbassando la temperatura delle porzioni inferiori dei ghiacciai e degli ecosistemi circostanti. Questo incremento delle masse d’aria fredde, note come venti catabatici, potrebbe contribuire a preservare il permafrost e la vegetazione circostante.

Riapertura dell’Everest dal Tibet e nuove sfide per gli scalatori

Dopo quattro anni di chiusura a causa della pandemia di Covid-19, le autorità cinesi hanno riaperto agli scalatori stranieri l’accesso al monte Everest dal Tibet. Tuttavia, sono state introdotte regole più severe per aumentare la sicurezza degli escursionisti. La China Tibet Mountaineering Association ha reso obbligatoria la presenza di una guida per gli alpinisti indipendenti e ha ridotto i permessi per i percorsi più impervi. Il tragitto settentrionale per raggiungere la cima dell’Everest, con partenza dal Tibet, è spesso preferito da numerosi scalatori rispetto al più conosciuto itinerario meridionale, che si trova in Nepal. Tuttavia, i prezzi per le spedizioni sono aumentati significativamente, raggiungendo tra i 40.000 e i 50.000 dollari.

Prospettive future: un equilibrio fragile tra clima, erosione e alpinismo

L’Himalaya, con le sue vette maestose e i suoi ecosistemi unici, si trova ad affrontare sfide ambientali complesse. Il cambiamento climatico sta accelerando l’erosione del suolo, alterando i regimi delle precipitazioni e minacciando la stabilità dei ghiacciai. Allo stesso tempo, i ghiacciai himalayani sembrano reagire in modo inatteso al riscaldamento globale, raffreddando l’aria circostante e preservando localmente il permafrost. La riapertura dell’Everest dal Tibet offre nuove opportunità per l’alpinismo, ma richiede una maggiore attenzione alla sicurezza e alla sostenibilità ambientale.
La comprensione delle dinamiche climatiche in alta quota è fondamentale per affrontare le sfide ambientali che interessano l’Himalaya. Una nozione base di alpinismo da tenere sempre a mente è che la preparazione fisica e mentale, insieme a una conoscenza approfondita delle condizioni meteorologiche, sono essenziali per affrontare le difficoltà dell’alta quota.

Un concetto più avanzato riguarda l’importanza della ricerca scientifica per monitorare i cambiamenti climatici e sviluppare strategie di mitigazione efficaci. La collaborazione internazionale e l’utilizzo di tecnologie avanzate sono cruciali per comprendere appieno le complesse interazioni tra clima, ghiacciai ed ecosistemi in alta quota.
Riflettiamo su come le nostre azioni individuali e collettive possano contribuire a preservare questo patrimonio naturale unico per le generazioni future. L’Himalaya non è solo una sfida per gli alpinisti, ma anche un monito per l’umanità intera.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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