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- La Cina punta a coprire 5,5 milioni di chilometri quadrati con un sistema avanzato di modifica del meteo entro il 2025, un'area pari a una volta e mezza l'India.
- Il cloud seeding in Cina ha contribuito a ridurre del 70 per cento i danni causati dalla grandine nella regione dello Xinjiang, secondo l'agenzia di stampa statale Xinhua.
- Uno studio del CNR ha rivelato che i ghiacciai dell'Himalaya si proteggono abbassando le temperature sulla loro superficie, grazie ai venti catabatici misurati a 5050 metri di altitudine sull'Everest.
Il 2 dicembre 2025, il Consiglio di Stato cinese ha annunciato l’espansione del suo programma di interventi per la modifica del meteo. La Cina, come altri paesi, da decenni utilizza tecnologie per influenzare le precipitazioni e mitigare gli effetti locali del riscaldamento globale, con l’obiettivo di sostenere l’agricoltura. Tuttavia, i nuovi piani sollevano interrogativi significativi e presentano rischi ambientali e politici. Tra il 2012 e il 2017, la Cina ha destinato più di *un miliardo di euro a iniziative sperimentali volte a regolare le condizioni meteorologiche.
Secondo le previsioni governative, entro il 2025 il paese disporrà di un “sistema avanzato di modifica del meteo” in grado di coprire una superficie di 5,5 milioni di chilometri quadrati, un’estensione pari a una volta e mezza quella dell’India. Una delle tecniche più utilizzate è il cloud seeding, che mira ad aumentare e controllare le precipitazioni attraverso agenti chimici che interagiscono con le nuvole. Aerei e razzi sparano ioduro d’argento o ghiaccio secco per favorire la condensazione e le precipitazioni.
Uno studio commissionato dalla National Science Foundation degli Stati Uniti ha evidenziato l’efficacia del cloud seeding, dimostrando che, in condizioni favorevoli, può incrementare le nevicate su vaste aree e, in alcuni casi, provocarle dal nulla. In Cina, questa tecnologia è stata impiegata per migliorare la qualità dell’aria e l’immagine del paese durante eventi importanti come le Olimpiadi di Pechino del 2008. L’agenzia di stampa statale Xinhua ha riferito che il cloud seeding ha contribuito a ridurre del 70 per cento i danni causati dalla grandine nella regione dello Xinjiang.
L’iniziativa cinese per il controllo meteorologico si propone di incrementare la produttività agricola, attenuare i danni derivanti da siccità e temperature elevate, intervenire in caso di incendi e salvaguardare le foreste. Tuttavia, esperti come Dhanasree Jayaram della Manipal Academy of Higher Education di Karnataka, India, sollevano preoccupazioni sulla mancanza di norme condivise, che potrebbe portare a conseguenze negative per altri paesi. Operazioni di controllo del meteo potrebbero influenzare le condizioni nelle aree limitrofe, portando a tensioni tra regioni e paesi confinanti, con accuse di “furto di piogge”.
L’Himalaya e l’Autoprotezione dei Ghiacciai
Uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), in collaborazione con l’ISTA di Vienna, pubblicato su “Nature Geoscience”, spiega perché i ghiacciai dell’Himalaya si sciolgono nonostante la stabilità delle temperature dell’aria. Franco Salerno dell’Istituto di Scienze Polari CNR spiega che i ghiacciai dell’Himalaya hanno dimostrato la capacità di autoproteggersi, abbassando le temperature sulla loro superficie e a valle.
Nonostante lo scioglimento dei ghiacciai himalayani a causa della crisi climatica, i dati delle stazioni meteorologiche, come il Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide Ev-K2-Minoprio a 5050 metri di altitudine sull’Everest, indicano che la temperatura dell’aria non ha subito grandi variazioni. Lo studio del CNR e dell’ISTA ha rivelato che i ghiacciai himalayani si proteggono perché sono ancora in salute, diminuendo i tassi di fusione e proteggendo il permafrost e gli ecosistemi a valle.
Salerno avverte che l’aumento delle temperature porterà a una maggiore scomparsa dei ghiacciai, ma lo studio ha evidenziato una capacità di autoprotezione a breve termine. Superato il tipping point, i ghiacciai perderanno questa capacità e la loro fusione accelererà. Le stazioni della Piramide, gestite dall’Ev-K2, sono fondamentali per comprendere questo meccanismo.
La ricerca del CNR ha scoperto che l’aumento delle temperature globali ha portato i ghiacciai dell’Himalaya a raffreddare l’aria a contatto con la superficie ghiacciata, mitigando le temperature locali. Questo raffreddamento, riscontrato lungo tutta la catena himalayana, preserva il permafrost e gli ecosistemi d’alta quota.

- 💡 Interessante la capacità dei ghiacciai di reagire......
- 🤔 La Cina che sfida la natura è preoccupante......
- 💪 L'autoprotezione dei ghiacciai, una speranza fragile......
Venti Catabatici e la Reazione dei Ghiacciai
Il team di ricerca ha esaminato i dati meteorologici della stazione climatica del Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide Ev-K2-Minoprio, situata a 5050 metri sull’Everest, che detiene la più lunga serie climatica in alta quota al mondo. Francesca Pellicciotti dell’ISTA spiega che i ghiacciai reagiscono al riscaldamento climatico aumentando lo scambio di temperatura con la superficie.
Un incremento nella discrepanza termica tra l’aria circostante e la superficie del ghiacciaio determina un’intensificazione dello scambio di calore e un abbassamento della temperatura delle masse d’aria a contatto. Questo porta alla formazione di masse d’aria fresche e secche che scendono lungo i pendii verso le valli, raffreddando le parti inferiori dei ghiacciai e gli ecosistemi circostanti. Nicolas Guyennon del CNR-IRSA afferma che il riscaldamento globale sta provocando un aumento delle masse d’aria fredde, conosciute come venti catabatici, che discendono dalle pendici dei ghiacciai, contribuendo alla preservazione del permafrost e della vegetazione circostante.
Il team ha utilizzato la rianalisi climatica globale “ERA5-Land” per dimostrare che il fenomeno riguarda l’intera catena himalayana. La fase successiva consisterà nell’identificare le caratteristiche principali dei ghiacciai che favoriscono questa reazione. I ghiacciai delle Alpi stanno affrontando mutamenti drastici, mentre quelli delle alte montagne del Terzo Polo asiatico conservano ancora una notevole imponenza e un maggiore lasso di tempo per reagire.
Ciononostante, gli esperti mettono in guardia: le basse temperature originate da questi ghiacciai non devono essere interpretate come un segno di stabilità a lungo termine, ma piuttosto come una risposta d’emergenza alla crisi climatica. Il team sta indagando sui ghiacciai del Pamir e del Karakoram, che rimangono “stabili” o “in crescita”, concentrandosi sull’effetto che i venti freddi avranno sui ghiacciai stessi.
Resilienza Glaciale e Sfide Climatiche: Un Equilibrio Precario
La capacità dei ghiacciai himalayani di autoproteggersi rappresenta una scoperta significativa, ma non deve indurre a sottovalutare la gravità della crisi climatica. È fondamentale comprendere che questo meccanismo di resilienza è temporaneo e limitato*. La continua espansione dei programmi di modifica del meteo da parte della Cina, sebbene mirata a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, solleva interrogativi etici e ambientali.
La combinazione di questi fattori crea un quadro complesso e interconnesso. Da un lato, la natura dimostra una sorprendente capacità di adattamento e resistenza; dall’altro, le attività umane, pur con le migliori intenzioni, possono avere conseguenze impreviste e potenzialmente dannose. La sfida per il futuro è trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la responsabilità ambientale, garantendo che le soluzioni adottate non compromettano ulteriormente la salute del nostro pianeta.
Amici appassionati di montagna e alpinismo, riflettiamo su questo: la capacità dei ghiacciai himalayani di “combattere” il riscaldamento globale è un po’ come la nostra preparazione fisica prima di una scalata. Possiamo allenarci duramente, ma se le condizioni ambientali diventano troppo estreme, anche il corpo più preparato può cedere. Allo stesso modo, i ghiacciai possono resistere fino a un certo punto, ma se il cambiamento climatico continua a intensificarsi, la loro resilienza avrà un limite.
Un concetto avanzato da tenere a mente è quello di “albedo”. L’albedo è la capacità di una superficie di riflettere la luce solare. Il ghiaccio e la neve hanno un’alta albedo, il che significa che riflettono gran parte della radiazione solare nello spazio, contribuendo a mantenere basse le temperature. Quando i ghiacciai si sciolgono, l’albedo diminuisce, perché la roccia e l’acqua assorbono più calore, accelerando ulteriormente il riscaldamento. Questo è un esempio di feedback positivo, un meccanismo che amplifica gli effetti del cambiamento climatico.
Quindi, la prossima volta che ammiriamo un ghiacciaio, ricordiamoci che la sua bellezza è fragile e che la sua sopravvivenza dipende dalle nostre azioni. Cerchiamo di fare la nostra parte per ridurre le emissioni di gas serra e proteggere questo tesoro naturale per le generazioni future.







