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- Nives Meroi, Romano Benet e Peter Hámor hanno aperto una nuova via, «Himalayan trad», sul Kabru I, promuovendo uno stile di salita autonomo e consapevole.
- Un team britannico ha raggiunto la vetta dell'Everest in soli cinque giorni da Londra, utilizzando lo Xenon per accelerare l'acclimatazione, sollevando questioni etiche e di sicurezza.
- Andrew Ushakov ha compiuto l'ascensione da New York alla vetta dell'Everest in 3 giorni, 23 ore e 7 minuti, senza Xenon, battendo il record precedente e evidenziando diverse strategie di acclimatazione.
- Nella stagione alpinistica sull'Everest, oltre 500 alpinisti hanno raggiunto la vetta, con un numero di vittime particolarmente basso, e Chhonzin Angmo è diventata la prima donna non vedente a raggiungere la cima.
L’alpinismo moderno è in continua evoluzione, spinto dalla ricerca di nuove sfide e dall’innovazione tecnologica. Due recenti eventi, apparentemente distanti, offrono uno spaccato interessante su questo panorama: l’apertura di una nuova via sul Kabru I da parte di Nives Meroi, Romano Benet e Peter Hámor, e le ascensioni record all’Everest, alcune delle quali supportate dall’uso dello Xenon.
L’Himalayan Trad di Nives Meroi: Un Ritorno alle Origini
Nives Meroi, figura iconica dell’alpinismo italiano, insieme a Romano Benet e Peter Hámor, ha tracciato una nuova via sulla parete ovest del Kabru I, battezzandola “Himalayan trad”. Questo nome non è casuale, ma riflette una precisa filosofia: un ritorno a uno stile di salita autonomo e consapevole, dove la decisione e la responsabilità sono individuali, non delegate a un gruppo. La Meroi sottolinea l’importanza di affrontare la montagna con la propria testa, un approccio che contrasta con la tendenza attuale a delegare ogni valutazione a entità astratte.
La salita, pur non presentando difficoltà tecniche estreme, è stata resa ardua dalle condizioni ambientali: abbondante neve fresca e crepacci insidiosi hanno costretto il team a posizionare l’ultimo campo a soli 6.300 metri, rendendo la giornata di vetta particolarmente estenuante. Partiti alle 3 del mattino, sono rientrati al campo alle 18, ritrovandosi a dover cercare la tenda al buio, con il vento e la neve che avevano cancellato le tracce.
Nonostante le difficoltà, Nives Meroi esprime la gioia di essere stata lì, in un abbraccio esclusivo con la montagna. Allo stesso tempo, critica il via vai di elicotteri diretti al campo base del Kangchenjunga, interrogandosi se ci sia ancora qualcuno che raggiunge queste vette a piedi. L’obiettivo iniziale della spedizione era lo Yalung Peak, ma le condizioni della montagna, con seracchi pericolosi e neve instabile, hanno reso impossibile anche solo tentare la salita. La Meroi non ne fa un dramma, consapevole che ci sono tante altre montagne da esplorare.

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Everest in Tempo Record: Tecnologia e Acclimatazione
Parallelamente alla salita “trad” di Nives Meroi, l’Everest è stato teatro di ascensioni record, alcune delle quali hanno fatto ricorso a tecnologie innovative come l’inalazione di Xenon. Un team di alpinisti britannici ha raggiunto la vetta in soli cinque giorni da Londra, grazie all’utilizzo di questo gas nobile, noto per le sue proprietà di accelerazione dell’acclimatazione.
L’impresa ha sollevato un dibattito sull’etica e la sicurezza di tali pratiche. Se da un lato lo Xenon potrebbe favorire una salita più veloce e sicura, dall’altro la Commissione Medica dell’Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche (UIAA) ha espresso preoccupazioni sui potenziali rischi per la salute, sottolineando che l’utilizzo senza base scientifica potrebbe danneggiare il funzionamento del cervello, compromettere la respirazione o causare la morte.
Inoltre, l’agenzia Elite Exped ha annunciato che un loro cliente, l’americano Andrew Ushakov, ha compiuto l’ascensione da New York alla vetta dell’Everest in soli 3 giorni, 23 ore e 7 minuti, battendo il record dei britannici. Ushakov, a differenza dei suoi predecessori, non ha utilizzato lo Xenon, ma solo ossigeno supplementare.
Cifre da Record e Riflessioni sull’Alpinismo Moderno
La stagione alpinistica sull’Everest è caratterizzata da cifre da record: oltre 500 alpinisti hanno raggiunto la vetta, e il numero delle vittime sembra particolarmente basso. Tra le imprese degne di nota, spicca quella dell’indiana Chhonzin Angmo, la prima donna non vedente a raggiungere la cima. Tashi Gyalzen Sherpa ha compiuto tre ascensioni in pochi giorni, avvicinandosi al Guinness dei primati.
In questo contesto di competizione e tecnologia, spicca la figura del veterano russo Valery Babanov, che ha raggiunto la vetta senza ossigeno supplementare fino a 7.500 metri. Babanov, pur avendo poi fatto ricorso alle bombole, ha sottolineato che la sua motivazione era puramente personale: non voleva dimostrare niente a nessuno, ma solo realizzare un sogno.
Il Futuro dell’Alpinismo: Tra Tradizione e Innovazione
L’alpinismo moderno si trova a un bivio: da un lato, la ricerca di performance estreme e l’utilizzo di tecnologie avanzate; dall’altro, il richiamo a valori come l’autonomia, la consapevolezza e il rispetto per la montagna. La salita “Himalayan trad” di Nives Meroi e le ascensioni record all’Everest rappresentano due facce della stessa medaglia, due modi diversi di intendere e vivere l’alpinismo.
È fondamentale che l’innovazione tecnologica sia accompagnata da una riflessione etica e da una maggiore consapevolezza dei rischi per la salute. Allo stesso tempo, è importante preservare i valori dell’alpinismo tradizionale, promuovendo un approccio responsabile e rispettoso dell’ambiente montano.
Amici appassionati di montagna, riflettiamo un attimo su quanto letto. La montagna è maestra di vita, ci insegna l’umiltà, la perseveranza e il rispetto per la natura. La notizia di oggi ci mostra due approcci diversi all’alpinismo: uno più tradizionale, legato alla fatica e alla scoperta interiore, e uno più moderno, orientato alla performance e all’utilizzo di tecnologie avanzate.
Una nozione base di alpinismo è che l’acclimatazione è fondamentale per affrontare le alte quote. Il corpo umano ha bisogno di tempo per adattarsi alla rarefazione dell’ossigeno, e una salita troppo rapida può portare a gravi problemi di salute. Una nozione più avanzata è che lo stile di salita è una scelta personale, che dipende dalle proprie capacità, motivazioni e valori. Non esiste un modo giusto o sbagliato di affrontare la montagna, ma è importante farlo in modo consapevole e responsabile.
E voi, quale approccio preferite? Siete più attratti dalla sfida fisica e mentale dell’alpinismo tradizionale, o dalla possibilità di raggiungere vette sempre più alte grazie alla tecnologia? Qualunque sia la vostra risposta, ricordatevi sempre di rispettare la montagna e di ascoltare il vostro corpo. Solo così potrete vivere esperienze indimenticabili in totale sicurezza.