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Changabang: i ragni di Lecco alla conquista della «montagna di luce»

Una spedizione ambiziosa sfida la parete Ovest del Changabang in stile alpino, un'impresa mai tentata prima che spinge i limiti dell'alpinismo himalayano e pone interrogativi sull'evoluzione di questa disciplina.
  • I tre alpinisti dei Ragni di Lecco, Luca Schiera, Luca Moroni e Giacomo Mauri, puntano a scalare la parete Ovest del Changabang in stile alpino, una sfida mai tentata prima.
  • La prima scalata riuscita del Changabang risale al 1974, mentre nel 2022 una cordata neozelandese ha replicato la salita della parete Ovest in circa dieci giorni, un tempo che i Ragni di Lecco sperano di ridurre a meno di 48 ore.
  • L'approccio dei Ragni di Lecco si distingue per l'attenzione alla sostenibilità, riducendo al minimo l'impatto ambientale attraverso la scelta dello stile alpino, che implica un minor utilizzo di materiali e risorse.

La sfida dei Ragni di Lecco alla “Montagna di Luce”

Una spedizione di alto livello si prepara ad affrontare una delle cime più emblematiche e temute dell’Himalaya: il Changabang, ribattezzato la “Montagna di Luce”. Tre alpinisti del gruppo Ragni di Lecco, Luca Schiera, Luca Moroni e Giacomo Mauri, sono partiti alla volta del Garwhal indiano con un intento ambizioso: scalare la parete Ovest del Changabang in stile alpino, ovvero in un’unica progressione, senza installare preventivamente campi e con il minor sostegno esterno possibile. Tale impresa, mai provata prima a simili altitudini e con tali difficoltà, costituisce una sfida considerevole per l’alpinismo contemporaneo.

Il Changabang, con i suoi 6864 metri di quota, si eleva al confine tra India e Tibet. La sua conformazione a dente di squalo, caratterizzata da muraglie verticali di granito candido percorse da cascate di ghiaccio, da sempre ha attratto e spaventato gli alpinisti. La prima scalata riuscita si verificò nel 1974, quando un gruppo condotto da Chris Bonington raggiunse la cima lungo la parete sud-orientale. Tuttavia, la parete Ovest divenne mitica nel 1976, quando Joe Tasker e Pete Boardman impiegarono più di venti giorni per superarla, un’avventura che contribuì a forgiare il mito della “Montagna di Luce”. Nel 2022, una cordata neozelandese replicò la salita in circa dieci giorni. L’ardito tentativo dei Ragni di Lecco punta a completare l’ascesa in meno di 48 ore, un traguardo che spinge i limiti dell’alpinismo d’alta quota.

Un approccio innovativo all’alpinismo himalayano

L’idea di affrontare il Changabang in stile alpino scaturisce dalla volontà di applicare un’impostazione leggera e rapida, tipica delle scalate sulle Alpi o in Patagonia, a una parete himalayana. Luca Schiera spiega che l’obiettivo non è tanto la velocità, quanto l’efficienza e la riduzione al minimo del peso trasportato. La scelta della via di Boardman e Tasker è dettata dalla sua attrattiva e dalla sua relativa accessibilità rispetto ad altre pareti della montagna. Tuttavia, gli alpinisti sono consapevoli delle difficoltà che li attendono, tra cui l’altitudine, il freddo e la complessità della parete stessa. Per acclimatarsi, prevedono di salire una parte della via e poi scendere, per valutare le condizioni e affinare la loro strategia.

La composizione del team è studiata per affrontare al meglio le diverse sezioni della parete. Schiera sottolinea l’importanza della divisione dei compiti in base alle caratteristiche individuali, un elemento fondamentale per il successo in un’impresa di questo genere. La parete presenta difficoltà sia su roccia che su ghiaccio, richiedendo competenze diverse e complementari. La storia del Changabang è costellata di nomi illustri dell’alpinismo, come Wojciech Kurtyka, Krzysztof Zurek, Alex McIntyre e John Porter, che hanno aperto nuove vie sulla montagna negli anni ’70 e ’90. Questo testimonia la difficoltà e il prestigio di questa vetta.

Le sfide e le incognite della spedizione

La spedizione dei Ragni di Lecco al Changabang solleva interrogativi importanti sull’evoluzione dell’alpinismo himalayano. È possibile scalare una parete di queste dimensioni e difficoltà con lo stesso stile leggero utilizzato sulle Alpi? Quali sono i limiti fisici e mentali che gli alpinisti dovranno superare? Schiera ammette che ci sono molte incognite, ma sottolinea che l’unico modo per trovare le risposte è partire e mettersi alla prova. La determinazione e la volontà di affrontare una sfida così impegnativa sono elementi essenziali per il successo. La spedizione rappresenta un banco di prova per l’alpinismo moderno, un tentativo di coniugare velocità, leggerezza e rispetto per l’ambiente in un contesto di alta quota.

L’approccio dei Ragni di Lecco si distingue per la sua attenzione alla sostenibilità e alla riduzione dell’impatto ambientale. La scelta di scalare in stile alpino implica un minor utilizzo di materiali e risorse, riducendo al minimo l’impronta ecologica della spedizione. Questo aspetto è sempre più importante nell’alpinismo contemporaneo, che deve confrontarsi con le sfide del cambiamento climatico e della conservazione degli ambienti montani. La spedizione al Changabang rappresenta un esempio di come sia possibile affrontare le montagne più alte e difficili con un approccio responsabile e consapevole.

Oltre la conquista: un’esperienza umana e spirituale

Al di là dell’aspetto puramente sportivo, la spedizione al Changabang rappresenta un’esperienza umana e spirituale profonda. Gli alpinisti si confrontano con i propri limiti, con la natura selvaggia e con la bellezza maestosa delle montagne. La scalata diventa un viaggio interiore, un’occasione per riflettere sul significato della vita e sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente. La “Montagna di Luce” non è solo una vetta da conquistare, ma un simbolo di sfida, di perseveranza e di rispetto per la natura. La spedizione dei Ragni di Lecco incarna questi valori, portando avanti la tradizione dell’alpinismo italiano con passione e competenza.

La storia dell’alpinismo è costellata di imprese straordinarie, di tragedie e di momenti di grande umanità. Il Changabang ha visto protagonisti alcuni dei più grandi alpinisti del mondo, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia di questa montagna. La spedizione dei Ragni di Lecco si inserisce in questa tradizione, portando avanti un’idea di alpinismo basata sulla competenza, sul rispetto e sulla passione per la montagna. Il loro tentativo di scalare la parete Ovest in stile alpino rappresenta una sfida ambiziosa e un omaggio alla bellezza e alla difficoltà del Changabang.

L’eredità del Changabang: Riflessioni sull’alpinismo moderno

L’impresa dei Ragni di Lecco al Changabang ci invita a riflettere sull’evoluzione dell’alpinismo moderno. La ricerca di nuove sfide, l’innovazione delle tecniche e l’attenzione alla sostenibilità sono elementi chiave per il futuro di questa disciplina. L’alpinismo non è solo una questione di performance, ma anche di valori, di rispetto per la montagna e di condivisione di esperienze. La “Montagna di Luce” continua a ispirare gli alpinisti di tutto il mondo, offrendo un terreno di gioco unico e stimolante per mettere alla prova le proprie capacità e superare i propri limiti.

Amici appassionati di montagna, cosa ne pensate di questa audace spedizione? Vi siete mai chiesti cosa spinge un alpinista a sfidare vette così impervie? Forse è la ricerca di un limite, la voglia di superarsi, o semplicemente l’amore per la montagna. Una nozione base dell’alpinismo è che la preparazione fisica e mentale sono fondamentali, ma altrettanto importante è la conoscenza del terreno e delle condizioni meteorologiche. Un concetto più avanzato è la gestione del rischio: ogni decisione, ogni passo, deve essere valutato attentamente per minimizzare i pericoli. E voi, cosa ne pensate? Siete pronti a mettervi alla prova, magari con un’escursione in montagna, per scoprire la bellezza e la sfida che la natura ci offre?


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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