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Everest sotto assedio: come l’overtourism sta cambiando l’alpinismo

Un'analisi approfondita rivela un aumento esponenziale delle ascensioni, con conseguenze significative per l'ambiente e le comunità locali, sollevando interrogativi urgenti sulla sostenibilità del turismo d'alta quota.
  • Tra il 1950 e il 2023, sono state compiute 24.921 ascensioni a undici delle quattordici montagne oltre gli ottomila metri, evidenziando un aumento significativo del turismo alpinistico.
  • L'Everest domina con il 51,7% delle ascese (12.884), seguito da Cho Oyu (16,2%) e Manaslu (13,3%), dimostrando una concentrazione del turismo su alcune vette specifiche.
  • L'uso di ossigeno supplementare è prevalente (74,5%) tra gli scalatori, raggiungendo il 98% sull'Everest, indicando una dipendenza crescente dalla tecnologia per affrontare le sfide dell'alta quota.

Il fenomeno in questione, caratterizzato da un’affluenza turistica sproporzionata, esercita una notevole pressione negativa sul nostro ambiente e sulle popolazioni autoctone. Lo studio prende le mosse da informazioni relative alle escursioni montane raccolte nell’arco di sette decenni, esaminando dettagliatamente le dinamiche alpinistiche, l’impiego dell’ossigeno, la composizione demografica degli arrampicatori nonché gli andamenti stagionali.

Analisi Quantitativa delle Ascensioni

Tra il periodo che va dal 1950 fino al 2023, le statistiche indicano che sono state compiute 24.921 ascensioni, abbracciando undici delle quattordici montagne oltre gli ottomila metri. La vetta dell’Everest svetta in cima alla lista con il 51,7% delle ascese (equivalenti a 12.884), mentre Cho Oyu detiene il secondo posto con una quota del 16,2%, seguita da Manaslu che registra un 13,3% di escursioni. Al contrario, cime come Kangchenjunga e Annapurna, insieme a Nanga Parbat e K2, si collocano tra le meno visitate dagli alpinisti desiderosi di conquistare questi colossi naturali. Non si può ignorare l’inesorabile aumento degli arrampicatori sull’Everest riscontrato soprattutto nei primi due decenni del XXI secolo; esemplificativo è stato l’anno record del 2019, anno in cui furono effettuati addirittura 877 tentativi di ascesa e dove la media annua ha superato i quattrocento assalti alla vetta leggendaria, mantenendo salda la sua reputazione come obiettivo primario per molti appassionati della montagna.

La stagionalità gioca un ruolo cruciale: sull’Everest, il 95,7% delle ascensioni avviene a maggio, simile a Lhotse, Makalu e Kangchenjunga. I picchi stagionali degli Altri Ottomila si manifestano in modo bimodale, soprattutto durante le stagioni primaverili e autunnali. Gli scalatori maschili dominano la scena con una percentuale del 90,3%, mentre l’impiego di ossigeno aggiuntivo risulta prevalentemente adottato dal 74,5%, con un picco notevole sull’Everest dove raggiunge addirittura il 98%.

Cause e Conseguenze dell’Overtourism

Il fenomeno dell’overtourism origina da molteplici motivazioni, come il miglioramento generale delle condizioni economiche mondiali e la disponibilità di offerte turistiche vantaggiose; nondimeno, è soprattutto l’impatto dei social media che porta le mete meno conosciute alla ribalta del grande pubblico. In un arco di tempo relativamente breve, il turismo internazionale è aumentato vertiginosamente: dai 400 milioni degli anni settanta siamo passati a una cifra impressionante di 1,5 miliardi.

Gli effetti derivanti dall’overtourism, d’altra parte, si manifestano con una varietà significativa: il danneggiamento degli ecosistemi naturali e l’imposizione su comunità locali già fragili aumentano vertiginosamente i costi della vita e minacciano la conservazione delle identità culturali originarie. Un caso emblematico è rappresentato dal sovraffollamento a Machu Picchu, che ha portato all’erosione del sito archeologico; similmente, i famosi canali veneziani affrontano gravi problemi legati all’inquinamento dovuto al transito incessante dei turisti.

Analisi Dettagliata dei Dati

Le fonti dei dati sono rappresentate dall’‘Himalayan Database’ insieme a ‘8000ers.com’, entrambi impegnati nella registrazione delle spedizioni alpinistiche. L’Himalayan Database, fortemente basato sul lavoro di Elizabeth Hawley, mette a disposizione un repertorio esaustivo riguardante numerosi aspetti delle ascensioni: dalle date ai nomi degli alpinisti fino a informazioni sulla cittadinanza, sesso ed età. Al contempo, a differenza dell’Himalayan Database, il portale 8000ers.com presenta una collezione di informazioni relative specificamente a cime emblematiche come K2, Nanga Parbat & Shishapangma; tuttavia i suoi aggiornamenti risultano meno frequenti.
Il presente studio si occupa non solo della raccolta accumulativa dal momento della prima ascesa fino all’anno corrente (2018), rimarcando cifre annualizzate sia in forma assoluta che mediante misure percentuali. Applica una revisione mensile nella presa in considerazione della stagionalità. Aggiuntivamente, in tale ambito viene analizzato anche l’impatto del genere sui praticanti attraverso calcoli proporzionali relativi agli uomini rispetto alle donne, evidenziando con efficacia la media dell’età dei climbers, riportando contestualmente sia i valori estremali (minimi/massimi) per ciascun sesso in modo distinto.

Riflessioni Finali: Un Equilibrio Precario

La questione dell’overtourism legata all’Everest si presenta come un dilemma articolato che necessita di risposte ecologicamente sostenibili. Si stima che il numero ideale di ascensioni annuali non debba superare il limite di 1.000 unità. È opportuno quindi che il Nepal promuova percorsi verso vette meno celebri ma inferiori agli 8.000 metri per garantire una distribuzione del turismo alpinistico più armoniosa.

Il Paradosso dell’Alpinismo Moderno

Questo saggio evidenzia una questione critica riguardante il panorama contemporaneo dell’alpinismo: la mercificazione della disciplina ha portato a un sovraffollamento preoccupante sui picchi storicamente emblematici. L’Everest, in passato considerato emblema indiscusso della sfida personale e dello spirito esplorativo, ha oggi subito un’evoluzione trasformativa rendendosi accessibile a una vasta platea grazie ai supporti tecnologici come ossigenatori portatili e alla guida professionale.
Elementi fondamentali nell’approccio alpinistico indicano come ogni arrampicata debba essere intrapresa con serietà e attenta valutazione dei propri limiti fisici; approcci più elaborati invece necessitano di riflessioni circa le ripercussioni ambientali e sociali generate dalle nostre scelte operative in ambiti così delicati quale quello himalayano. L’analisi approfondita del significato intrinseco dell’alpinismo è essenziale per comprendere il tipo di esperienza che ci prefiggiamo. È nostro desiderio raggiungere una cima senza scrupoli, oppure ambiamo a vivere un’esperienza genuina, in sinergia con l’ambiente naturale e le popolazioni locali? La soluzione a questo interrogativo potrebbe condurci verso una pratica alpinistica caratterizzata da maggiore responsabilità e sostenibilità, garantendo così la conservazione della meraviglia montana per le generazioni avvenire.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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