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- La tragedia sullo Yalung Ri evidenzia la mancanza di una centrale di soccorso efficiente in Nepal, nonostante gli ingenti profitti derivanti dal turismo montano.
- Agostino Da Polenza sottolinea la necessità di un impegno internazionale per creare una centrale di soccorso a Kathmandu, un investimento di «poco costo» rispetto al numero di alpinisti che frequentano le montagne nepalesi.
- Le famiglie degli alpinisti spesso non sono preparate ad affrontare la complessità delle operazioni di soccorso, evidenziando la mancanza di consapevolezza dei rischi.
La recente tragedia sullo Yalung Ri, in Nepal, ha riportato alla luce una problematica cruciale nel mondo dell’alpinismo: la mancanza di una centrale di soccorso efficiente e centralizzata. Agostino Da Polenza, figura di spicco nel settore e Presidente dell’Associazione EvK2CNR, ha espresso forte preoccupazione per questa lacuna, sottolineando come essa rappresenti una grave mancanza, soprattutto da parte delle organizzazioni locali che traggono ingenti profitti dal turismo montano.
Da Polenza evidenzia come, nonostante l’emanazione continua di regolamenti, spesso non vi sia una regolamentazione adeguata per le operazioni di soccorso. La tragedia dello Yalung Ri, dove l’alpinista italiano Paolo Cocco ha perso la vita a causa di una valanga, e i suoi compagni Marco Di Marcello e Markus Kirchler risultano dispersi, ha messo in luce le difficoltà e le lungaggini burocratiche che ostacolano gli interventi tempestivi.

Un appello alla cooperazione internazionale
Da Polenza lancia un appello alla comunità internazionale, suggerendo un impegno congiunto per supportare il Nepal nella creazione di una centrale di soccorso di montagna a Kathmandu. Un investimento, a suo dire, di “poco costo” per i bilanci dei Paesi e delle organizzazioni che operano nel settore, considerando l’alto numero di alpinisti e trekkers che frequentano le montagne nepalesi. Tale iniziativa rappresenterebbe un passo fondamentale per garantire interventi più rapidi ed efficaci in caso di incidenti.
L’esperienza di EvK2CNR, come sottolinea Da Polenza, è preziosa in queste situazioni. L’associazione mette a disposizione non solo la propria competenza, ma anche una rete di professionisti, tra cui esperti di elicotteri e logistica aerea come Manuel Munari e guide alpine specializzate in soccorso come Michele Cucchi. La conoscenza dei luoghi, delle burocrazie e dei meccanismi di intervento è fondamentale per coordinare le operazioni in modo efficiente.
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Il delicato rapporto tra famiglie e soccorritori
Un altro aspetto cruciale evidenziato da Da Polenza riguarda il rapporto tra le famiglie degli alpinisti coinvolti in incidenti e i soccorritori. È comprensibile, afferma, il desiderio dei familiari di aiutare i propri cari o di recuperare i corpi, ma spesso essi non sono preparati ad affrontare la complessità della situazione. La mancanza di consapevolezza dei rischi e delle difficoltà burocratiche può rendere ancora più difficile un momento già estremamente doloroso.
Inoltre, Da Polenza sottolinea l’importanza di dotarsi di sistemi di comunicazione adeguati e di stipulare polizze assicurative che coprano i costi di eventuali interventi di soccorso. La tempestività è fondamentale in questi casi, e ritardi dovuti alla mancanza di informazioni o alla difficoltà nel reperire la documentazione necessaria possono compromettere le operazioni.
Verso un futuro più sicuro per l’alpinismo in Nepal
La mancanza di una centrale di soccorso in Nepal rappresenta una sfida significativa per la sicurezza degli alpinisti e dei trekkers che frequentano le sue montagne. L’appello di Agostino Da Polenza alla cooperazione internazionale è un segnale importante, che invita a una riflessione e a un impegno concreto per colmare questa lacuna. La creazione di una struttura centralizzata, dotata di risorse umane e materiali adeguate, potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte in situazioni di emergenza.
Amici della montagna, riflettiamo insieme. La passione per l’alpinismo ci spinge verso vette sempre più alte, ma non dobbiamo mai dimenticare l’importanza della sicurezza. Una nozione base da tenere sempre a mente è la preparazione: informarsi sui rischi, pianificare l’itinerario, dotarsi di attrezzatura adeguata e comunicare i propri piani. Un concetto avanzato, invece, riguarda la consapevolezza del proprio limite: saper rinunciare quando le condizioni non sono favorevoli è segno di saggezza e responsabilità. Ricordiamoci che la montagna è un ambiente meraviglioso, ma anche insidioso, e che la prudenza è la nostra migliore alleata. Chiediamoci: siamo davvero pronti ad affrontare le sfide che la montagna ci pone?
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