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- Tragico incidente sul Monviso: uno scialpinista di 27 anni originario di Marene ha perso la vita a causa di una caduta nella zona del Colle delle Traversette il 26 aprile 2025.
- Le operazioni di soccorso sono state rese difficili dalla fitta nebbia, che ha impedito all'elisoccorso di avvicinarsi direttamente alla zona, costringendo i soccorritori a intervenire via terra a partire da 500 metri più in basso.
- Il corpo dello scialpinista è stato individuato intorno alle 15:30 a una quota di circa 2700 metri, evidenziando le sfide e i pericoli delle escursioni in alta quota, soprattutto in condizioni meteorologiche avverse.
Grave incidente sul Monviso: scialpinista perde la vita
Un tragico evento ha scosso il mondo dell’alpinismo. Nella giornata di ieri, 26 aprile 2025, un giovane scialpinista ha perso la vita in un incidente avvenuto sul Monviso, precisamente nella zona del Colle delle Traversette. L’allarme è stato lanciato intorno alle 11:30 dalla compagna di escursione, testimone della fatale caduta.
Dettagli dell’incidente e operazioni di soccorso
La dinamica dell’incidente è ancora oggetto di accertamenti, ma sembra che il giovane, un ventisettenne originario di Marene, sia precipitato in un tratto particolarmente esposto del percorso. La compagna, sotto shock, ha immediatamente allertato i soccorsi.
Le operazioni di soccorso si sono rivelate particolarmente complesse a causa delle avverse condizioni meteorologiche. La nebbia fitta ha impedito all’elisoccorso di Azienda Zero Piemonte di avvicinarsi alla zona dell’incidente. Nonostante un primo sorvolo, l’elicottero è stato costretto a rimanere in stand-by a valle.
Mentre ciò accadeva, un tecnico specializzato della centrale operativa del Soccorso Alpino offriva supporto telefonico alla donna, indirizzandola nella discesa verso il Pian del Re.
Contemporaneamente, una squadra di dieci soccorritori, tra cui un medico, è stata elitrasportata in una zona più accessibile, circa 500 metri più in basso rispetto al Colle delle Traversette. Da lì, i tecnici hanno proseguito a piedi con sci e pelli di foca, affrontando un terreno insidioso e una visibilità ridotta.
Dopo ore di ricerche, intorno alle 15:30, i soccorritori hanno individuato il corpo senza vita dello scialpinista a una quota di circa 2700 metri. Ottenuto il consenso dell’autorità giudiziaria, la spoglia è stata recuperata con una speciale barella da neve, trasportata via terra fino al Pian del Re, dove è stata affidata alle autorità per i procedimenti di Polizia Giudiziaria.
Le difficoltà dei soccorsi e il ruolo del meteo
Le condizioni meteorologiche hanno giocato un ruolo cruciale nell’ostacolare le operazioni di soccorso. La fitta coltre di nebbia e la scarsa possibilità di vedere chiaramente il territorio circostante hanno precluso l’intervento diretto del velivolo, forzando così le squadre a un avvicinamento lungo e difficoltoso via terra. Questo ritardo ha inevitabilmente influito sui tempi di recupero, come purtroppo si è verificato in questo tragico caso.

Il Monviso: una montagna affascinante ma insidiosa
Il Monviso, soprannominato il “Re di Pietra” per la sua imponente e inconfondibile silhouette, è una meta ambita per escursionisti e alpinisti provenienti da tutta Europa. Tuttavia, è anche una montagna esigente, dove l’esperienza non basta a eliminare tutti i rischi. In particolare, in periodi di variabilità climatica come la primavera, il terreno può cambiare consistenza e pericolosità in poche ore.
La tragedia di ieri ci ricorda la necessità di affrontare la montagna con rispetto e consapevolezza, valutando attentamente le condizioni meteorologiche e del terreno, e adottando tutte le precauzioni necessarie per ridurre al minimo i rischi.
Riflessioni sulla sicurezza in montagna e la memoria della vittima
La scomparsa del giovane scialpinista ha lasciato un vuoto profondo nella comunità di Marene, dove era conosciuto e apprezzato per la sua passione per la montagna e lo sport all’aria aperta. Chi lo conosceva lo descrive come una persona avveduta e preparata, animata da un vivo attaccamento per la natura.
Questo tragico evento ci invita a riflettere sull’importanza della sicurezza in montagna e sulla necessità di promuovere una cultura della prevenzione e della responsabilità. È fondamentale che gli appassionati di montagna siano consapevoli dei rischi connessi a questa attività e che si preparino adeguatamente, sia dal punto di vista fisico che tecnico, prima di affrontare un’escursione.
Inoltre, è importante ricordare che la montagna è un ambiente imprevedibile, dove le condizioni possono cambiare rapidamente. Pertanto, è essenziale essere sempre pronti a rinunciare a un’ascensione se le condizioni non sono ottimali.
La memoria del giovane scialpinista scomparso ci spinge a impegnarci affinché simili tragedie non si ripetano. Onoriamo il suo ricordo promuovendo la sicurezza in montagna e diffondendo una cultura del rispetto per la natura.
Oltre il dolore: un invito alla prudenza e alla consapevolezza
La montagna, amica e nemica, maestra di vita e teatro di tragedie. La vicenda del giovane scialpinista sul Monviso ci riporta a una verità antica: la natura non perdona l’imprudenza.
Una nozione base di alpinismo ci insegna che la preparazione è fondamentale. Conoscere il percorso, valutare le condizioni meteo, avere l’attrezzatura adeguata e non sottovalutare mai i propri limiti sono passi imprescindibili per affrontare la montagna in sicurezza.
Ma c’è anche una nozione più avanzata, spesso trascurata: l’umiltà. La montagna non si conquista, si rispetta. Saper rinunciare, tornare indietro quando le condizioni lo richiedono, è segno di saggezza, non di debolezza.
Questa tragedia ci invita a una riflessione profonda. Cosa ci spinge a sfidare la montagna? La ricerca di emozioni forti, il desiderio di superare i nostri limiti, la connessione con la natura? Qualunque sia la risposta, è fondamentale che questa passione sia accompagnata da una profonda consapevolezza dei rischi e da un sincero rispetto per l’ambiente che ci ospita.
Che la memoria di questo giovane scialpinista ci sia di monito, un invito costante alla prudenza e alla responsabilità, affinché la montagna continui a essere un luogo di bellezza e di avventura, e non di dolore e di rimpianto.