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- Il monte Panbari è stato teatro della perdita di due giovani alpinisti italiani, Alessandro Caputo e Stefano Farronato, a causa del ciclone Montha, a 5200 metri d'altitudine.
- Sul monte Dolma Khang, oltre i 6.300 metri, hanno perso la vita tre alpinisti italiani: Paolo Cocco, Marco Di Marcello e Markus Kirchler, aumentando il bilancio delle vittime.
- Nonostante la tragedia, i cari di Marco Di Marcello mantengono una flebile speranza grazie al segnale proveniente dal suo dispositivo satellitare, che suggerirebbe la presenza di attività.
La comunità alpinistica ha subito un durissimo colpo a seguito degli eventi luttuosi che hanno interessato le vette himalayane del Nepal verso la fine di novembre 2025. Quelle stesse montagne, simbolo della sfida e della conquista per numerosi alpinisti globali, sono diventate lo scenario drammatico dove si sono consumati episodi angoscianti provocati da maltempo estremo e valanghe inaspettate.
Le vittime del Panbari
La missione intrapresa sul monte Panbari, che segna il confine settentrionale del Nepal, ha tragicamente portato alla perdita di due giovani alpinisti italiani: Alessandro Caputo e Stefano Farronato. La coppia è stata colta inaspettatamente da un’improvvisa perturbazione atmosferica identificata come ciclone Montha, mentre si trovava nel primo campo a 5200 metri d’altitudine. Malgrado i tentativi disperati per stabilire contatti con il campo base, le circostanze climatiche avverse e le intense nevicate hanno impedito ogni possibilità di salvataggio. I resti dei due sfortunati scalatori sono stati rinvenuti all’interno della loro tenda; purtroppo erano ricoperti da una copiosa accumulazione nevosa che superava i tre metri. Fortunatamente, Valter Perlino, l’unico componente restante della squadra odierna, ha avuto la sagacia necessaria per scendere dal versante verso il campo base prima dell’insorgere del maltempo a causa di un malore fisico, a differenza degli altri membri che non hanno avuto modo di salvarsi dall’inaspettata calamità climatica.

- 🙏 Che tragedia! Ma forse dovremmo chiederci......
- 😡 Inaccettabile! Si continua a morire in montagna......
- 🤔 La montagna è sfida o follia? Forse serve......
La tragedia sul Dolma Khang
Un nuovo tragico evento ha interessato un gruppo di alpinisti sul Monte Dolma Khang, una vetta che oltrepassa i 6.300 metri e si eleva lungo la linea di demarcazione settentrionale del Nepal. Le perdite comprendono tre cittadini italiani: Paolo Cocco, noto fotografo; Marco Di Marcello, biologo italo-canadese trentasettenne originario dell’Abruzzo; e infine Markus Kirchler, della cui origine non è stata fornita alcuna informazione. Le difficoltà nelle operazioni di soccorso sono state amplificate da condizioni atmosferiche particolarmente sfavorevoli e dalla massa considerevole di neve accumulatasi nel sito dell’incidente. Mentre alcuni corpi sono stati già individuati e recuperati, resta l’incertezza riguardo a quanti altri possano trovarsi ancora sepolti sotto spesse distese nevose.
Il cordoglio e la speranza
L’eco tragico dell’incidente ha generato una vasta ondata di cordoglio nel nostro paese, con particolare intensità nelle aree d’origine delle vittime. Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo, ha manifestato apertamente il proprio dolore e la sua solidarietà nei confronti dei familiari degli alpinisti dispersi. Sebbene alcune fonti abbiano riportato che è stato trovato il corpo di Marco Di Marcello, i suoi cari continuano a mantenere viva una flebile speranza per un miracolo; infatti, il segnale proveniente dal suo dispositivo satellitare pare suggerire la presenza di attività.
Riflessioni sulla montagna e i suoi pericoli
Le vette montuose incapsulano da sempre un’affascinante sfida per l’essere umano grazie alla loro incomparabile bellezza e imponente presenza. L’alpinismo emerge come una disciplina che invita a rompere le barriere dei propri limiti sia fisici sia psicologici; tuttavia, comporta inevitabilmente un elevato grado di rischio. Fattori quali maltempo severo, valanghe temibili e ostacoli tecnici complessi costituiscono soltanto alcune delle insidie con cui chi scala deve confrontarsi quotidianamente. È essenziale sottolineare come la formazione meticolosa insieme all’esperienza consolidata e alla profonda comprensione del terreno siano cruciali nella mitigazione dei rischi intrinseci all’alpinismo stesso. Sebbene nessuna strategia possa escludere totalmente il fattore rischio data la natura volatile dell’ambiente montano:
L’essenza dell’alpinismo si radica nella pianificazione dettagliata unitamente a una scrupolosa preparazione anticipata; prima d’intraprendere qualsiasi scalata risulta indispensabile analizzare attentamente il tracciato previsto, esaminando variabili meteoclimatiche, attrezzandosi in modo opportuno oltre ad avvisare i corretti enti competenti circa eventuali progetti escursionistici. Tra i vari aspetti più raffinati vi è infine quello che riguarda l’adattabilità nelle circostanze non programmate o inaspettate. Nel contesto montano, gli eventi possono subire rapidi mutamenti; pertanto, gli alpinisti sono chiamati a compiere scelte pronte e illuminate onde assicurare non solo il proprio benessere ma anche quello dei compagni.
Le recenti tragedie ci ricordano quanto sia fragile l’esistenza umana quando si confronta con l’immensa forza della natura. Queste situazioni critiche ci esortano a una profonda riflessione riguardo al nostro legame con le montagne: è essenziale nutrire un _rispetto_ profondo nei loro confronti e avere una chiara consapevolezza delle insidie connaturate all’attività alpinistica. La montagna rappresenta tanto una sfida entusiasmante quanto un campo minato d’insidie dolorose. È dunque fondamentale approcciarla con _umiltà_, preparazione meticolosa e rispetto costante; solo così possiamo realmente apprezzarne la straordinaria bellezza senza comprometterci né compromettere i nostri cari.







