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- Circa 1000 escursionisti bloccati tra i 4000 e i 5000 metri durante la «settimana d'oro» in Cina.
- La concentrazione di ossigeno è scesa al 55%, aggravando le difficoltà respiratorie a causa dell'altitudine.
- A oggi, circa 350 escursionisti sono stati tratti in salvo, mentre oltre 200 rimangono intrappolati in alta quota, con le autorità che hanno sospeso la vendita dei permessi di accesso.
- Fino a 95 centimetri di neve fresca sono caduti, quasi tre volte la norma settimanale, sorprendendo molti escursionisti impreparati.
Dopo una violenta tempesta di neve che ha colpito il versante tibetano dell’Everest, emergono dettagli drammatici sulle difficili ore trascorse da centinaia di escursionisti. L’evento, verificatosi il 3 ottobre 2025, ha visto circa 1000 persone bloccate a quote comprese tra i 4000 e i 5000 metri, in piena “settimana d’oro”, periodo di vacanze nazionali in Cina che tradizionalmente attira un gran numero di turisti nella regione.
La lotta per la sopravvivenza
Le testimonianze degli escursionisti raccontano di una lotta disperata per la sopravvivenza. Sorpresi dalla violenza della tempesta, molti si sono trovati con tende crollate sotto il peso della neve, costretti a scavare rifugi di fortuna nel manto nevoso utilizzando persino pentole da cucina. La mancanza di attrezzatura adeguata e le condizioni estreme, con temperature gelide e scarsa visibilità, hanno reso la situazione estremamente critica. La concentrazione di ossigeno a quelle altitudini, già naturalmente ridotta, è scesa a circa il 55%, aggravando ulteriormente le difficoltà respiratorie. Molti escursionisti hanno dovuto abbandonare parte della loro attrezzatura per cercare di raggiungere quote inferiori più rapidamente.

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Operazioni di soccorso complesse
Le autorità cinesi, coordinate dalla valle di Qudang, hanno immediatamente avviato le operazioni di soccorso, coinvolgendo squadre specializzate come il team “Blue Sky Rescue” del Tibet, volontari locali e utilizzando anche cavalli e yak per individuare i crepacci nascosti sotto la neve. Nonostante gli sforzi, le operazioni si sono rivelate estremamente complesse a causa delle strade bloccate dalla neve, del freddo intenso e della scarsa visibilità. A tutt’oggi, circa 350 escursionisti sono stati tratti in salvo e trasferiti in un luogo sicuro, ma oltre 200 individui rimangono intrappolati in alta quota. Le autorità hanno sospeso la vendita dei permessi di accesso all’area dell’Everest fino a quando le condizioni non saranno considerate sicure.
Un evento inatteso
Molte guide locali hanno dichiarato di non aver mai assistito a una tempesta di tale intensità in questo periodo dell’anno. La precipitazione nevosa, iniziata venerdì sera, ha depositato fino a 95 centimetri di neve fresca, una quantità quasi tre volte superiore alla norma settimanale. Questo evento inatteso ha colto impreparati molti escursionisti, alcuni dei quali si trovavano a tali altitudini per la prima volta, rendendo ancora più difficile la gestione della situazione di emergenza. La regione dell’Everest, pur essendo una meta ambita per gli amanti della montagna, presenta rischi significativi, tra cui il sovraffollamento, gli incidenti e l’inquinamento da rifiuti.
Riflessioni sulla sicurezza in montagna
La tragedia sfiorata sull’Everest solleva importanti interrogativi sulla sicurezza in montagna e sulla preparazione degli escursionisti. È fondamentale affrontare le escursioni in alta quota con la massima consapevolezza dei rischi e con un’adeguata preparazione fisica e tecnica. La scelta del periodo dell’anno, la verifica delle condizioni meteorologiche e la disponibilità di attrezzatura adeguata sono elementi imprescindibili per affrontare un’esperienza in montagna in sicurezza.
Un aspetto fondamentale, spesso sottovalutato, è la conoscenza del proprio corpo e dei limiti individuali. Riconoscere i primi sintomi di mal di montagna e ipotermia può fare la differenza tra una disavventura e una tragedia. Inoltre, è essenziale informarsi sulle tecniche di sopravvivenza in ambienti ostili e saper utilizzare correttamente l’attrezzatura di sicurezza, come l’ARTVA (Apparecchio di Ricerca Travolti in Valanga) in caso di rischio valanghe.
Un’ulteriore riflessione riguarda la responsabilità delle agenzie che organizzano trekking e spedizioni in alta quota. È fondamentale che queste agenzie forniscano informazioni complete e accurate sui rischi, verifichino l’esperienza dei partecipanti e mettano a disposizione guide esperte e qualificate.
La montagna è un ambiente meraviglioso ma anche imprevedibile e potenzialmente pericoloso. Affrontarla con rispetto, preparazione e consapevolezza è l’unico modo per vivere un’esperienza indimenticabile in sicurezza.