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- Una spedizione britannica, la «7 Days Mission Everest», punta a raggiungere la vetta dell'Everest e tornare a casa in soli 7 giorni grazie all'utilizzo dello Xenon.
- L'austriaco Lukas Furtenbach ha sviluppato un protocollo di acclimatamento rapido con lo Xenon, gas che stimola la produzione di eritropoietina (EPO) e aumenta i globuli rossi.
- Il costo di questa avventura è di circa 150.000 euro a persona, un'esclusiva per il turismo avventuroso di lusso.
- L'UIAA ha espresso forti dubbi sull'efficacia e sulla sicurezza dello Xenon, avvertendo sui potenziali rischi per la salute.
- La WADA ha inserito lo Xenon nella lista delle sostanze proibite nel 2014, sollevando questioni etiche sull'utilizzo di ausili esterni nell'alpinismo.
L’alpinismo d’alta quota è pronto a una nuova rivoluzione, o forse a una controversa evoluzione, con l’introduzione dello Xenon come ausilio per l’acclimatamento rapido. Un team di alpinisti britannici, guidato da Garth Miller e comprendente anche il Ministro dei Veterani Alistair Carns, si prepara a sfidare l’Everest con una spedizione lampo, la “7 Days Mission Everest”, con l’obiettivo di raggiungere la vetta e tornare a casa in una sola settimana.
L’innovazione dello Xenon
L’idea alla base di questa impresa audace è l’utilizzo dello Xenon, un gas nobile con proprietà anestetiche e impieghi nel settore aerospaziale. L’austriaco Lukas Furtenbach, guida alpina di fama e imprenditore nel settore delle spedizioni commerciali, ha sviluppato un protocollo che prevede l’inalazione di Xenon per accelerare l’acclimatamento all’alta quota. Il gas stimola la produzione di eritropoietina (EPO), un ormone che aumenta il numero di globuli rossi nel sangue, migliorando l’apporto di ossigeno ai tessuti. Questo processo, in teoria, consentirebbe agli alpinisti di acclimatarsi in tempi drasticamente ridotti, evitando le lunghe e faticose rotazioni in quota.

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La spedizione lampo
Il piano prevede che gli alpinisti si imbarchino da Londra per Kathmandu, dove si sottoporranno a una sessione di inalazione di Xenon in una clinica specializzata. Successivamente, un elicottero li trasporterà direttamente al campo base dell’Everest, da dove inizieranno immediatamente la salita verso la vetta. L’obiettivo è rimanere sulla montagna per soli tre giorni, per poi fare ritorno a Londra con un altro elicottero. Un’impresa che, se riuscisse, polverizzerebbe tutti i record precedenti di velocità sull’Everest. Il costo di questa avventura è elevato, circa 150.000 euro a persona, ma per i clienti del turismo avventuroso di lusso, il tempo è denaro.
Le perplessità dell’UIAA e della comunità alpinistica
Nonostante l’entusiasmo di Furtenbach e dei suoi clienti, l’utilizzo dello Xenon nell’alpinismo solleva non poche perplessità. L’UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche) ha espresso forti dubbi sull’efficacia e sulla sicurezza di questa pratica. In un comunicato ufficiale, la Commissione medica dell’UIAA ha sottolineato che non esistono prove scientifiche che dimostrino un reale miglioramento delle prestazioni in montagna grazie all’inalazione di Xenon. Inoltre, l’UIAA ha avvertito sui potenziali rischi per la salute derivanti dall’uso inappropriato del gas, che potrebbe causare danni cerebrali, problemi respiratori e persino la morte. Anche Luigi Festi, medico ed ex-presidente della Società Italiana di Medicina di Montagna, ha definito “folle” basare una spedizione sullo Xenon, evidenziando il rischio di trombosi ad alta quota e altri effetti potenzialmente letali.
Questione etica e doping
Un altro aspetto controverso è lo status dello Xenon come sostanza dopante. La WADA (World Anti-Doping Agency) ha inserito lo Xenon nella lista delle sostanze proibite nel 2014. Sebbene l’alpinismo non sia uno sport olimpico e quindi non sia soggetto alle regole della WADA, l’utilizzo dello Xenon solleva interrogativi sull’etica e sulla correttezza nella pratica dell’alpinismo. Furtenbach si difende sostenendo che la sicurezza è la priorità e che un acclimatamento migliore rende la spedizione più sicura. Tuttavia, la questione rimane aperta e divide la comunità alpinistica.
Oltre il limite: riflessioni sull’alpinismo moderno
L’introduzione dello Xenon nell’alpinismo d’alta quota apre un dibattito più ampio sui limiti e sui valori di questa disciplina. Fino a che punto è lecito spingersi nell’utilizzo di ausili esterni per superare le difficoltà della montagna? Qual è il confine tra l’innovazione tecnologica e l’alterazione artificiale delle capacità umane? Queste sono domande che meritano una riflessione approfondita, soprattutto in un’epoca in cui la velocità e la performance sembrano essere diventate le priorità assolute.
L’alpinismo, nella sua essenza più pura, è una sfida con se stessi e con la natura, un’esperienza di crescita personale e di scoperta dei propri limiti. L’utilizzo di sostanze come lo Xenon rischia di snaturare questo spirito, trasformando l’alpinismo in una competizione tecnologica, dove il successo dipende più dagli ausili esterni che dalla preparazione fisica e mentale dell’alpinista.
Una nozione base di alpinismo è che l’acclimatamento è un processo graduale e fondamentale per la sicurezza in alta quota. Saltare questa fase con l’aiuto di sostanze esterne può aumentare notevolmente i rischi di edema polmonare o cerebrale, condizioni potenzialmente fatali.
Una nozione avanzata è che l’etica dell’alpinismo tradizionale pone l’accento sull’autosufficienza e sul rispetto per la montagna. L’uso di ausili come lo Xenon può essere visto come una violazione di questi principi, in quanto altera artificialmente le capacità del corpo e riduce la dipendenza dall’ambiente.
È importante ricordare che la montagna non è un parco giochi, ma un ambiente selvaggio e imprevedibile che richiede rispetto e umiltà. L’alpinismo deve rimanere una sfida autentica, basata sulla preparazione, sull’esperienza e sulla capacità di adattarsi alle condizioni ambientali, senza ricorrere a scorciatoie artificiali che potrebbero compromettere la sicurezza e l’integrità dell’esperienza.