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- Un team di alpinisti ossolani ha raggiunto la vetta del Lobuche Est, montagna di 6.119 metri, il 19 ottobre.
- Alpinisti italiani si preparano per nuove sfide in Himalaya, con 6 permessi di scalata rilasciati per questa stagione, e senza l'ausilio di ossigeno supplementare.
- 250 permessi sono stati rilasciati per l'Everest, evidenziando un crescente interesse per la scalata della montagna più alta del mondo.
Il mondo dell’alpinismo è in fermento, con notizie che si susseguono rapidamente dall’Himalaya. Un’impresa di rilievo è stata compiuta da un team di alpinisti ossolani, mentre i campi base degli Ottomila si popolano in vista delle prossime spedizioni.
L’impresa ossolana sul Lobuche Est
Un gruppo di alpinisti provenienti dall’Ossola ha coronato il sogno di raggiungere la vetta del Lobuche Est, montagna di 6.119 metri situata nella regione dell’Everest, in Nepal. L’ascensione è avvenuta domenica 19 ottobre, quando Claudio Balzano di Ornavasso, Marco Olzeri di Crevoladossola, Grazia Rametti di Antrona e Claudio Ruga di Villadossola hanno toccato la cima alle ore 8:50 (ora locale nepalese).
La scalata non è stata priva di sfide. Dopo aver trascorso la notte in un campo avanzato, gli alpinisti hanno affrontato un ripido pendio nevoso lungo la cresta sud-est, definito dalle guide alpinistiche come “strenuous climbing peak”, ovvero una vetta che richiede un’arrampicata faticosa. La montagna, situata in un’area remota, è stata scalata per la prima volta solo nel 1984, testimoniando la sua difficoltà e il suo isolamento. Il rientro a casa degli alpinisti ossolani è previsto per il 26 ottobre.

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Movimenti ai campi base degli Ottomila
Mentre gli alpinisti ossolani celebravano il loro successo, i campi base degli Ottomila si animavano in vista delle prossime spedizioni. In particolare, si segnalano movimenti significativi al Dhaulagiri, dove Carlos Soria e Sito Carcavilla hanno stabilito il loro campo base. I due alpinisti spagnoli hanno in programma di iniziare le rotazioni di acclimatamento il 15 aprile e non escludono di tentare la vetta sfruttando una finestra di bel tempo.
La loro strategia prevede l’utilizzo di ossigeno supplementare, compensando così la mancanza di un acclimatamento completo. Secondo Soria, il campo base del Dhaulagiri si è svuotato dopo la spedizione di Mingma G. Sherpa, lasciando gli spagnoli come unici occupanti. Per quanto riguarda gli altri Ottomila, il numero di permessi continua ad aumentare, con 250 permessi rilasciati per l’Everest, 81 per il Lhotse e 61 per il Kangchenjunga.
Presenza italiana in Himalaya
La presenza italiana in Himalaya è significativa, con sei alpinisti che hanno ottenuto il permesso di scalata per questa stagione. Marco Confortola tenterà la scalata del Kangchenjunga, mentre Gnaro Mondinelli e Roberto Manni si dirigeranno al Makalu. Andrea Lanfri e Luca Montanari, insieme a Giampaolo Corona, saranno impegnati rispettivamente all’Annapurna e nelle zone limitrofe all’Everest. Tutti gli alpinisti italiani hanno scelto di scalare senza l’ausilio di ossigeno supplementare.
Lanfri e Montanari, prima di dedicarsi all’Everest, hanno effettuato un acclimatamento che li ha portati a scalare il Lobuche Est, la stessa montagna conquistata dagli alpinisti ossolani. Confortola si sta preparando per il trekking verso il campo base del Kangchenjunga, mentre Mondinelli e Manni si stanno acclimatando nel Khumbu prima di dirigersi verso il Makalu.
Un’eredità di passione e scoperta
L’impresa degli alpinisti ossolani e la vivace attività ai campi base degli Ottomila testimoniano la continua vitalità e la passione per l’alpinismo che anima le montagne del mondo. Queste spedizioni non sono solo sfide fisiche, ma anche viaggi di scoperta interiore, che spingono gli alpinisti a superare i propri limiti e a confrontarsi con la maestosità della natura. L’alpinismo moderno, pur evolvendosi con nuove tecnologie e strategie, mantiene intatto il suo spirito originario di avventura e di rispetto per la montagna.
Amici appassionati di montagna, riflettiamo un attimo su quanto sia affascinante questo mondo. Una nozione base da tenere sempre a mente è l’importanza dell’acclimatamento: salire gradualmente di quota permette al nostro corpo di adattarsi alla rarefazione dell’ossigeno, prevenendo il mal di montagna. Un concetto più avanzato riguarda invece la “zona della morte”, quella fascia sopra gli 8.000 metri dove il corpo umano non riesce più a rigenerarsi e la sopravvivenza dipende da una rapida discesa.
Queste spedizioni ci ricordano che la montagna è un ambiente severo, che richiede preparazione, rispetto e una profonda consapevolezza dei propri limiti. Ma è anche un luogo di straordinaria bellezza, che regala emozioni uniche a chi ha il coraggio di sfidarla. Cosa vi spinge ad amare la montagna? Qual è la vostra prossima avventura?
- SummitPost offre informazioni dettagliate sull'alpinismo e la scalata del Lobuche Est.
- Dettagli sull'arrampicata al Lobuche Peak, inclusi itinerari e spedizioni.
- Sito ufficiale dell'Unione Internazionale delle Associazioni di Alpinismo (UIAA).
- Pagina di SummitClimb sul Lobuche East, con dettagli tecnici e logistici.
- Pagina di SummitPost dedicata al Lobuche East, con dettagli tecnici e logistici.
- Sponsorizzazione di Apindustria Confapi Brescia alla spedizione di Mondinelli e Manni.
- Sponsorizzazione Metallurgica San Marco alla spedizione Mondinelli-Manni al Makalu.
- Pagina Wikipedia di Andrea Lanfri, alpinista citato nell'articolo.
- Pagina di PlanetMountain che descrive la spedizione di Lanfri e Montanari all'Everest.