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- L'ascensione dell'Aikache Chhok, vetta di 6.673 metri nel Karakorum pakistano, ha visto la nascita della nuova via "Secrets, Shepherds, Sex and Serendipity".
- Gli alpinisti George Ponsonby e James Price hanno impiegato nove giorni di arrampicata intensa per completare l'impresa.
- In segno di gratitudine, gli alpinisti hanno proposto di chiamare la montagna «Akbar Chhok», in onore del pastore che li ha ospitati a 3.400 metri.
L’ascensione dell’Aikache Chhok, una vetta di 6.673 metri situata nel Karakorum pakistano, ha visto la nascita di una nuova via audace e impegnativa, battezzata “Secrets, Shepherds, Sex and Serendipity”. Questa impresa, compiuta dagli alpinisti britannici George Ponsonby e James Price, ha richiesto nove giorni di arrampicata intensa e ha segnato un punto di svolta nelle loro carriere alpinistiche.
La preparazione e l’avvicinamento
Dopo aver trascorso oltre una settimana al campo base, a 3.400 metri di altitudine, i due alpinisti hanno dovuto affrontare condizioni meteorologiche avverse. Questo periodo di attesa è stato sfruttato per studiare le possibili linee di salita e per interagire con gli altri membri dello Young Alpinist Group (YAG), con gli alpinisti locali Hassan, Adnan e Najeed, e con i pastori che avevano gentilmente offerto loro ospitalità. La scelta è ricaduta sulla cresta nord-ovest dell’Aikache Chhok, una linea che si ergeva direttamente di fronte alla loro tenda. Inizialmente incerti sulla sua inviolabilità, hanno poi scoperto che un team italiano aveva già scalato la montagna nel 1983, attraverso la cresta sud dal ghiacciaio Shilling Bar.
L’avvicinamento non è stato privo di difficoltà. Gli zaini di entrambi gli alpinisti si sono rotti, costringendoli a improvvisare riparazioni con il kit da cucito. La partenza è stata preceduta da un momento di convivialità con Akbar, il capo pastore, che ha preparato loro del tè cantando sottovoce, un gesto che ha infuso loro coraggio e determinazione.
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L’ascesa: una sfida continua
Il primo giorno di arrampicata è stato caratterizzato da un buon ritmo, con la progressione lungo un canalone principale e poi in un canalone secondario, seguita da sei tiri di misto fino al grado M5/M6. Un tratto particolarmente complesso ha richiesto al primo di cordata di calarsi in un angusto canale di ghiaccio sottile, obbligando il secondo a compiere un salto teso per raggiungerlo.
Il secondo giorno si è rivelato molto più arduo, con soli tre tiri di misto e artif, valutati M7/A2+. James Price ha affrontato una fessura leggermente strapiombante, salendo in artificiale su roccia sempre più friabile. Il terzo giorno, gli alpinisti hanno abbandonato la cresta a causa della roccia compatta e ripida, optando per un ghiacciaio ripido e frammentato e cenge di neve, prima di ritornare alla cresta su terreno di misto più facile.

Il quarto giorno ha visto gli alpinisti affrontare il “secondo gradino roccioso”, scendendo in corda doppia sui pendii di ghiaccio e risalendo alcune lunghezze in traverso, per poi trovarsi in un vicolo cieco. Dopo ore di lotta contro un tiro per metà ghiaccio e metà misto, hanno dovuto ritirarsi al bivacco. Il quinto giorno è stato dedicato all’arrampicata su ghiaccio, con otto tiri fino al grado AI5, la maggior parte dei quali erano tiri da 60 metri su ghiaccio durissimo.
Il sesto giorno, la cresta si è rivelata un susseguirsi di ghiaccio nero e gradini rocciosi friabili. Gli alpinisti hanno perfezionato la tecnica del “Karakorum flop”, una strategia per affrontare il dolore e la fatica su ghiaccio ripido. Il settimo giorno è proseguito con arrampicata simultanea su neve e ghiaccio, fino a raggiungere la cresta tra la vetta secondaria e la vetta principale.
La vetta e la discesa
L’ottavo giorno, dopo una notte trascorsa in condizioni estreme, gli alpinisti hanno finalmente raggiunto la vetta, misurata a 6.673 metri. La discesa si è rivelata altrettanto impegnativa, con corde doppie su roccia e Abalakov, traversi complessi e seracchi. Dopo aver individuato le luci frontali provenienti dal campo base, il morale degli alpinisti è stato rinvigorito.
Il nono giorno, la discesa è proseguita verso una grande costola rocciosa tra due ghiacciai. Non trovando un passaggio sicuro attraverso i ghiacciai, gli alpinisti hanno optato per una discesa in corda doppia lungo la costa, per poi correre attraverso il ghiacciaio sulla sinistra, minacciato da seracchi. Raggiunta la base del ghiacciaio, sono stati accolti da una folla festante composta da alpinisti locali e pastori.
Akbar Chhok: un omaggio all’ospitalità
In segno di gratitudine verso Akbar, il pastore che li aveva ospitati, gli alpinisti hanno proposto di chiamare la montagna “Akbar Chhok”, un gesto che sottolinea l’importanza delle relazioni umane e dell’ospitalità nel mondo dell’alpinismo.
Riflessioni sull’alpinismo moderno: tra sfida e serendipità
L’ascensione dell’Aikache Chhok rappresenta un esempio di alpinismo moderno, in cui la preparazione tecnica, la determinazione e la capacità di adattamento sono fondamentali per superare le difficoltà. L’esperienza di Ponsonby e Price dimostra che l’alpinismo non è solo una sfida fisica, ma anche un’avventura umana, fatta di incontri, imprevisti e momenti di serendipità.
L’alpinismo, come disciplina, si fonda su una solida base di conoscenze tecniche e pratiche. *La conoscenza dei nodi, delle tecniche di assicurazione e di progressione su roccia e ghiaccio è imprescindibile per affrontare le sfide della montagna in sicurezza*.
Un aspetto più avanzato, ma altrettanto cruciale, è la capacità di valutare i rischi oggettivi e soggettivi. _La valutazione del rischio valanghe, la comprensione delle dinamiche del ghiacciaio e la capacità di riconoscere i segni di affaticamento e stress sono competenze fondamentali per prendere decisioni consapevoli e ridurre al minimo i pericoli_.
L’impresa di Ponsonby e Price ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo moderno. Cosa ci spinge a cercare la sfida e l’avventura in ambienti ostili? Qual è il ruolo delle relazioni umane e dell’ospitalità in un mondo sempre più individualista? Forse, la risposta si trova nella capacità di trasformare la fatica e la difficoltà in un’esperienza di crescita personale e di connessione con la natura e con gli altri.
- The British Mountaineering Council (BMC), utile per approfondire il profilo degli alpinisti.
- Sito ufficiale dello Young Alpinist Group (YAG), utile per maggiori informazioni.
- Pagina Facebook ufficiale dello Young Alpinist Group, utile per approfondire le spedizioni.
- Rivista specializzata nel mondo dell'alpinismo, utile per approfondimenti e interviste.







