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- Il Trentino si trova ad affrontare una crescente carenza di giovani maestri di sci, mettendo a rischio il futuro del turismo invernale. Il numero di iscritti al Collegio dei Maestri di Sci del Trentino supera le 3.100 unità, ma l'età media è in aumento.
- I costi di formazione per diventare maestro di sci possono raggiungere i 15.000 euro solo per il corso finale di 90 giorni, rendendo difficile l'accesso alla professione per molti giovani. Una famiglia può arrivare a spendere tra gli 80.000 e i 100.000 euro in circa dieci anni per formare un giovane sciatore a livello agonistico.
- Sul territorio trentino operano 52 scuole e associazioni affiliate all'Amst, che impiegano circa 200 persone, ma anche queste realtà incontrano difficoltà legate alla carenza di giovani professionisti. Si pensa a un nuovo modello per le professioni di montagna, trasformando le scuole di sci in hub turistici capaci di offrire esperienze outdoor 365 giorni l'anno.
Il Trentino, rinomato per le sue vette imponenti e le stazioni sciistiche di fama internazionale, si trova ad affrontare una problematica inattesa che potrebbe compromettere il futuro di uno dei settori trainanti della sua economia: la carenza di giovani maestri di sci. Questa professione, che va ben oltre la semplice istruzione tecnica, rappresenta un elemento cruciale per l’attrattiva turistica invernale, un ambasciatore del territorio e un custode delle tradizioni locali. La progressiva diminuzione di nuovi professionisti, specialmente tra le giovani generazioni, solleva interrogativi sul futuro di questo comparto e sull’intera economia montana. Il fenomeno non è recente, ma sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti.
La professione del maestro di sci, un tempo ambita e considerata prestigiosa, sembra aver perso parte del suo fascino agli occhi dei giovani. Le cause sono molteplici e complesse, intrecciandosi tra fattori economici, sociali e culturali. Il rischio concreto è che, senza interventi mirati e tempestivi, il Trentino possa perdere una parte significativa della sua identità e della sua attrattiva turistica, con ripercussioni negative sull’intera filiera della montagna. La questione non riguarda solo il Trentino, ma si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà nel ricambio generazionale in diverse professioni legate alla montagna.
L’assemblea autunnale del Collegio dei Maestri di Sci del Trentino, tenutasi il 29 novembre 2025, ha evidenziato una situazione in chiaroscuro. Da un lato, si registra un numero di iscritti superiore alle 3.100 unità, un dato confortante che testimonia la vitalità del settore. Dall’altro, emerge con forza la difficoltà nel trattenere i giovani e nel garantire un adeguato ricambio generazionale. Il presidente del Collegio, Mario Panizza, ha sottolineato come molti giovani intraprendano questa professione affiancandola agli studi universitari, per poi abbandonarla una volta conseguita la laurea. Questo fenomeno, unito all’innalzamento dell’età media dei maestri, rappresenta una sfida cruciale per il futuro del settore.
Sul territorio trentino operano 52 scuole e associazioni affiliate all’Amst, impiegando circa 200 persone. Queste realtà rappresentano un presidio fondamentale per la promozione dello sci e per la formazione dei nuovi maestri. Tuttavia, anche le scuole di sci si trovano ad affrontare le difficoltà legate alla carenza di giovani professionisti, con ripercussioni sull’organizzazione del lavoro e sulla qualità del servizio offerto ai turisti. È necessario un cambio di passo, un ripensamento del modello di business e una maggiore attenzione alle esigenze dei giovani, per garantire un futuro sostenibile al settore.
Le radici del problema: analisi delle cause
Per comprendere appieno la crisi del ricambio generazionale, è indispensabile analizzare le cause profonde che spingono i giovani ad allontanarsi dalla professione di maestro di sci. Le ragioni sono molteplici e interconnesse, ma alcune emergono con particolare evidenza:
- I costi elevati della formazione: Il percorso per diventare maestro di sci è lungo e oneroso, richiedendo un investimento significativo in corsi, attrezzature e aggiornamenti professionali. Il solo corso finale di 90 giorni può costare fino a 15.000 euro. Questo rappresenta un ostacolo insormontabile per molti giovani, soprattutto per quelli provenienti da famiglie con risorse limitate. Inoltre, per raggiungere un livello agonistico tale da poter accedere alla professione, una famiglia può arrivare a spendere tra gli 80.000 e i 100.000 euro in circa dieci anni.
- La precarietà lavorativa: La stagionalità del lavoro, concentrata nei mesi invernali, comporta periodi di inattività e incertezza economica. Molti giovani maestri sono disponibili solo nei fine settimana, in quanto impegnati con gli studi universitari, rendendo difficile per le scuole di sci garantire un servizio continuativo durante la settimana. Questa situazione non offre la stabilità e la sicurezza che i giovani ricercano per costruire il loro futuro.
- La competizione: Il mercato del lavoro è sempre più competitivo e la professione di maestro di sci non fa eccezione. La concorrenza, sia interna che esterna (con maestri provenienti da altri Paesi), rende difficile emergere e costruirsi una solida posizione professionale.
- La mancanza di attrattiva: La professione di maestro di sci, pur conservando un certo fascino, potrebbe apparire meno attraente agli occhi dei giovani rispetto ad altri settori più innovativi e tecnologicamente avanzati. La montagna, pur con le sue indubbie bellezze, potrebbe non essere sufficiente ad attirare le nuove generazioni, abituate a ritmi di vita più frenetici e a stimoli diversi.
- Gli stipendi non elevati: La retribuzione media di un maestro di sci si aggira tra i 1.500 e i 2.000 euro al mese, una cifra che, al netto delle tasse, dell’attrezzatura e dello skipass, rende la professione poco allettante, soprattutto per chi deve sostenere anche le spese di alloggio. Questa situazione non incentiva i giovani a investire nella formazione e a dedicarsi a tempo pieno a questa professione.
- Le difficoltà di conciliazione: La professione di maestro di sci, per sua natura, richiede un impegno costante e una grande flessibilità, rendendo difficile conciliare la vita lavorativa con le esigenze personali e familiari. Questo rappresenta un problema soprattutto per le giovani donne, che spesso si trovano a dover scegliere tra la carriera e la famiglia.
L’innalzamento dell’età media dei maestri di sci trentini è un altro segnale allarmante. Secondo i dati disponibili, l’età media per lo sci alpino è di 47 anni per gli uomini e di 37 per le donne, per lo snowboard di 40 e 34 anni e per lo sci di fondo di 47 e 37 anni. Questo dato evidenzia la necessità di un ricambio generazionale, per garantire la continuità e la qualità del servizio offerto ai turisti. Fortunatamente, la componente femminile, che rappresenta il 24% del totale dei maestri, mostra un’età media più bassa, suggerendo un potenziale di crescita e di rinnovamento del settore. É necessario però incentivare e sostenere la presenza delle donne in questa professione, rimuovendo gli ostacoli che ne limitano la partecipazione e la crescita professionale.
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Voci dal campo: interviste e testimonianze
Per comprendere meglio la realtà dei maestri di sci e le loro difficoltà, è fondamentale ascoltare le loro voci. Le interviste e le testimonianze raccolte offrono uno spaccato realistico della situazione e permettono di individuare le possibili soluzioni per affrontare la crisi del ricambio generazionale.
Mario Panizza, presidente del Collegio dei maestri di sci del Trentino, ha sottolineato come molti giovani intraprendano questa professione affiancandola agli studi universitari, per poi abbandonarla una volta conseguita la laurea. Questo fenomeno, secondo Panizza, è una delle maggiori sfide al ricambio generazionale: “In questo momento, la criticità che riscontriamo maggiormente è l’innalzamento dell’età media dei nostri professionisti. Questo perché, la maggior parte delle nuove leve che si avvicinano a questo lavoro, lo fanno affiancandolo al proprio percorso universitario. E questo comporta che, nella maggior parte dei casi, terminati gli studi accademici, decidano di dedicarsi unicamente alla professione per la quale hanno studiato, non permettendo dunque un vero e proprio ricambio generazionale dei professionisti della neve”.
Dino Davarda, direttore della scuola Marmolada di Canazei, ha espresso le sue preoccupazioni per la difficoltà nel trovare giovani maestri di sci da impiegare per tutta la stagione: “Abbiamo difficoltà a trovare giovani maestri di sci da impiegare per tutta la stagione, soprattutto assistiamo a un difficile ricambio. Gli storici soci degli anni Ottanta e Novanta stanno diminuendo a causa dei limiti d’età, sebbene alcuni mantengano ancora una forma fisica invidiabile e possano svolgere un ottimo lavoro grazie all’esperienza accumulata negli anni”. Davarda ha inoltre evidenziato come molti giovani maestri siano studenti universitari o in attesa di un impiego, e che una volta conclusi gli studi spesso cambiano lavoro. Questo crea problemi di continuità e di organizzazione per le scuole di sci.
Fulvio Valt, delegato del Collegio regionale maestri sci del Veneto e direttore della scuola sci e snowboard di Falcade, ha posto l’accento sulla precarietà del lavoro e sui costi elevati della formazione: “La situazione cambia lievemente da zona a zona, ma sono sempre meno i maestri che si fermano tutto inverno…Oggi ci sono tanti giovani maestri che studiano e non possono garantire la presenza per tutta la stagione, sono disponibili nel weekend, ma non durante la settimana e noi, tutta la filiera del turismo, deve poter contare sulla loro presenza dal lunedì al venerdì, non solo nel weekend”. Valt ha inoltre sottolineato come una famiglia possa arrivare a spendere tra gli 80.000 e i 100.000 euro per far crescere un giovane sciatore a livello agonistico, un investimento che non tutti possono permettersi.
Per affrontare la crisi, il Trentino sta pensando a un nuovo modello per le professioni di montagna, trasformando le scuole di sci in hub turistici capaci di offrire esperienze outdoor 365 giorni l’anno. L’intento è espandere l’offerta turistica, includendo attività come la mountain bike, il trekking e l’accompagnamento naturalistico, al fine di assicurare opportunità lavorative per l’intero arco dell’anno, e non unicamente durante i mesi invernali. Questo progetto, denominato “Verso un nuovo Modello per le Professioni di Montagna – Linee strategiche”, è frutto di un lavoro congiunto tra l’Associazione e il Collegio dei Maestri di Sci del Trentino.

Proposte e soluzioni per il futuro dello sci in Trentino
La crisi del ricambio generazionale richiede un impegno congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti: istituzioni, scuole di sci, maestri di sci e giovani. Solo attraverso un’azione coordinata e mirata sarà possibile garantire un futuro a un settore cruciale per l’economia montana e per la valorizzazione del territorio trentino.
Tra le possibili soluzioni, emergono con forza le seguenti proposte:
- Agevolazioni economiche: È necessario prevedere borse di studio, finanziamenti a tasso agevolato e sgravi fiscali per sostenere i costi di formazione dei giovani aspiranti maestri. Questo permetterebbe a un numero maggiore di giovani di accedere alla professione, superando le barriere economiche.
- Incentivi all’assunzione: Le scuole di sci dovrebbero essere incentivate ad assumere giovani maestri, con particolare attenzione alla stabilizzazione del rapporto di lavoro. Questo offrirebbe ai giovani maggiori garanzie e la possibilità di costruirsi un futuro stabile in questa professione.
- Promozione della professione: È fondamentale realizzare campagne di sensibilizzazione per valorizzare la figura del maestro di sci e promuovere l’attrattiva della professione tra i giovani. Questo aiuterebbe a cambiare la percezione di questa professione, rendendola più appealing agli occhi delle nuove generazioni.
- Formazione continua: I maestri di sci dovrebbero avere l’opportunità di accedere a corsi di aggiornamento professionale e specializzazione, per rimanere competitivi sul mercato del lavoro e al passo con le nuove tendenze del settore. Questo contribuirebbe a migliorare la qualità del servizio offerto ai turisti e a valorizzare le competenze dei maestri di sci.
- Miglioramento delle condizioni di lavoro: È necessario garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure, con particolare attenzione alla tutela della salute e della sicurezza dei maestri di sci. Questo renderebbe la professione più attraente e contribuirebbe a ridurre il turnover.
- Scuole di sci multifunzionali: È importante sostenere e incentivare la trasformazione delle scuole di sci in centri di servizi turistici aperti tutto l’anno, offrendo nuove opportunità di lavoro e diversificando l’offerta turistica. Questo aiuterebbe a superare la stagionalità del lavoro e a creare un’economia montana più sostenibile. Il progetto “Verso un nuovo Modello per le Professioni di Montagna – Linee strategiche” rappresenta un passo importante in questa direzione, ma è necessario un impegno concreto per tradurre le idee in azioni.
L’aumento della componente femminile nel settore potrebbe rappresentare un’ulteriore leva per il rinnovamento, a patto che si creino le condizioni per favorire la loro permanenza e crescita professionale. Le donne, con la loro sensibilità e le loro competenze, possono contribuire a rendere la professione di maestro di sci più inclusiva e attrattiva per le nuove generazioni. La loro presenza va incentivata e valorizzata, rimuovendo gli ostacoli che ne limitano la partecipazione e la crescita professionale. È importante creare un ambiente di lavoro che favorisca la conciliazione tra vita professionale e personale, offrendo servizi di supporto alle famiglie e promuovendo la parità di genere.
In sintesi, la crisi del ricambio generazionale nel settore dei maestri di sci del Trentino è una sfida complessa che richiede un approccio integrato e una visione a lungo termine. È necessario un impegno congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti, per garantire un futuro sostenibile a un settore che rappresenta un pilastro dell’economia montana e un elemento fondamentale dell’identità trentina.
Oltre la neve: considerazioni sul futuro della montagna
La questione sollevata dalla difficoltà di ricambio generazionale tra i maestri di sci in Trentino ci offre l’occasione per una riflessione più ampia sul futuro delle professioni legate alla montagna e, in generale, sull’evoluzione del rapporto tra uomo e ambiente alpino. Una nozione base da tenere a mente, parlando di montagna e alpinismo, è la centralità della sicurezza. Ogni attività, dalla semplice escursione alla scalata più impegnativa, deve essere pianificata con cura, tenendo conto delle condizioni meteorologiche, del livello di preparazione fisica e tecnica dei partecipanti e della disponibilità di attrezzature adeguate. La montagna non perdona l’improvvisazione e la superficialità. Un aspetto più avanzato, ma non meno importante, è la consapevolezza dell’impatto ambientale delle nostre attività. L’alpinismo moderno, in particolare, si pone l’obiettivo di minimizzare la propria impronta ecologica, adottando pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente. Questo significa, ad esempio, scegliere percorsi meno frequentati, evitare di lasciare rifiuti, utilizzare mezzi di trasporto pubblici o condivisi e sostenere le economie locali.
L’articolo che abbiamo analizzato ci invita a interrogarci sul significato profondo della montagna per le nuove generazioni. La montagna è solo un luogo di svago e di consumo, o può rappresentare un’opportunità di crescita personale e di connessione con la natura? Quali sono i valori che vogliamo trasmettere ai giovani che si avvicinano a questo ambiente? Come possiamo rendere le professioni legate alla montagna più attrattive e sostenibili, in modo da garantire un futuro a questo settore e a tutto il territorio alpino? Queste sono solo alcune delle domande che dobbiamo porci, per costruire un futuro in cui la montagna continui a essere un luogo di bellezza, di sfida e di ispirazione per tutti.







