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Montagna chiama: Scopri la rinascita demografica delle terre alte!

Un'analisi approfondita del ritorno alla montagna, guidato da giovani innovatori alla ricerca di un'esistenza più autentica e sostenibile, e come questo fenomeno sta trasformando le economie locali.
  • Tra il 2018 e il 2023, la popolazione nei comuni montani italiani è aumentata di quasi 100.000 unità, segnando un incremento del 12 per mille.
  • L’Emilia-Romagna guida la crescita demografica montana con un +46,7 per mille, seguita da Toscana (+37 per mille), Liguria (+32,16 per mille) e Piemonte (+26,4 per mille).
  • Nonostante i finanziamenti del PNRR, i giovani imprenditori di Carrega Ligure si confrontano con una viabilità precaria e lungaggini burocratiche, evidenziando le sfide per l'imprenditoria montana.

La rinascita demografica delle terre alte

Nel panorama attuale, caratterizzato da un’incessante urbanizzazione e da ritmi di vita sempre più frenetici, si assiste a un fenomeno in controtendenza: il ritorno alla montagna. Non si tratta di una semplice migrazione, ma di una vera e propria rivoluzione silenziosa, guidata da giovani innovatori che scelgono di abbandonare le comodità della città per abbracciare un’esistenza più autentica e sostenibile. Questa nuova ondata di “eremiti 2.0”, come potremmo definirli, non cerca l’isolamento fine a sé stesso, ma un equilibrio tra la ricerca di significato personale e la creazione di nuove economie di valle. La figura dell’eremita ottantacinquenne, custode di antiche tradizioni e di una saggezza millenaria, diventa così il simbolo di un passato che incontra il futuro, in un dialogo continuo tra la spiritualità del luogo e le sfide del mondo contemporaneo.

Le motivazioni che spingono questi giovani a trasferirsi in montagna sono molteplici e complesse. In primo luogo, vi è una forte esigenza di riconnessione con la natura, di riscoperta dei ritmi lenti e armoniosi che la vita urbana sembra aver dimenticato. La montagna offre la possibilità di vivere in un ambiente incontaminato, di respirare aria pulita, di nutrirsi di prodotti genuini e di riscoprire il valore del silenzio. In secondo luogo, si assiste a una crisi di valori e a una crescente insoddisfazione nei confronti di un sistema economico che spesso privilegia il profitto a scapito del benessere umano e dell’ambiente. La montagna, in questo senso, diventa un rifugio per coloro che cercano un lavoro più significativo, che sia in linea con i propri valori e che contribuisca a creare un impatto positivo sulla comunità locale.

Ma il ritorno alla montagna non è solo una questione di idealismo. Si tratta anche di una scelta pragmatica, dettata dalla consapevolezza che le aree montane offrono nuove opportunità economiche, soprattutto nel settore dell’agricoltura sostenibile, dell’artigianato digitale e del turismo esperienziale. Questi giovani imprenditori non si limitano a replicare modelli già esistenti, ma li reinventano, sfruttando le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione per creare prodotti e servizi innovativi, che valorizzino le specificità del territorio e che rispondano alle esigenze di un mercato sempre più attento alla qualità, alla sostenibilità e all’autenticità.

I dati parlano chiaro: tra il 2018 e il 2023, il numero di persone che vivono nei comuni montani italiani è aumentato di quasi 100.000 unità, un incremento del 12 per mille della popolazione. Questo fenomeno, inizialmente accelerato dalla pandemia di Covid-19 e dalla diffusione del lavoro da remoto, si è consolidato negli anni successivi, grazie anche all’aumento dei costi della vita nelle aree urbane e alla crescente consapevolezza dei benefici offerti dalla vita in montagna. Tra le regioni che hanno registrato il maggiore incremento demografico, spiccano l’Emilia-Romagna (+46,7 per mille), la Toscana (+37 per mille), la Liguria (+32,16 per mille) e il Piemonte (+26,4 per mille).

Cosa ne pensi?
  • Che bello vedere i giovani riscoprire la montagna! ⛰️ Questo articolo......
  • Non sono convinto di questo ritorno alla montagna... 🤔 Ci sono molte......
  • E se la montagna non fosse solo un rifugio...? 🤯 Un punto di vista......

Nuove sfide, antiche radici

Nonostante l’entusiasmo e la determinazione di questi giovani, il ritorno alla montagna non è privo di ostacoli. L’isolamento, le difficoltà burocratiche, l’accesso limitato ai servizi e la necessità di creare un’attività economica sostenibile rappresentano sfide importanti, che richiedono una grande capacità di adattamento, di resilienza e di collaborazione. La connettività digitale, in particolare, rimane un problema cruciale, soprattutto nelle aree più remote, dove la mancanza di infrastrutture adeguate impedisce lo sviluppo di attività economiche basate sulle nuove tecnologie.

Anche la burocrazia rappresenta un ostacolo significativo, come dimostra la storia dei giovani imprenditori di Carrega Ligure, nell’alessandrino. Nonostante abbiano ottenuto finanziamenti dal PNRR per avviare le loro attività, si trovano a fare i conti con una viabilità precaria a causa di una frana, e con tempi burocratici che rischiano di vanificare i loro sforzi e i fondi ottenuti. Questo episodio evidenzia la necessità di semplificare le procedure amministrative e di creare un ambiente più favorevole all’imprenditoria giovanile nelle aree montane, offrendo supporto tecnico, finanziario e legale a coloro che desiderano investire e creare lavoro in questi territori.

La ristrutturazione di vecchie case, spesso malandate o abbandonate, rappresenta un’altra sfida importante, ma anche un’opportunità per dare nuova vita al patrimonio edilizio locale, creando ambienti funzionali e moderni nel rispetto della tradizione. In questo senso, l’utilizzo di materiali naturali e di tecniche di bioedilizia può contribuire a ridurre l’impatto ambientale degli interventi e a valorizzare le specificità del territorio. La montagna offre anche la possibilità di sperimentare nuove forme di convivenza e di collaborazione, creando comunità più resilienti e sostenibili. I coworking rurali, gli spazi condivisi e le reti di collaborazione tra territori montani rappresentano esempi virtuosi di come sia possibile creare sinergie tra chi vive nelle stesse aree, favorendo la nascita di comunità solide e collaborative.

Nonostante le difficoltà, questi giovani innovatori rappresentano una risorsa preziosa per le aree montane, contribuendo a rivitalizzare l’economia locale, a preservare l’ambiente e a promuovere un turismo più sostenibile e consapevole. Le loro attività, che spaziano dall’agricoltura biologica all’artigianato digitale, dal turismo esperienziale alla produzione di energia rinnovabile, dimostrano che è possibile coniugare la ricerca di autenticità con la creazione di nuove opportunità economiche, offrendo un futuro di speranza per le comunità montane.

Il ruolo delle istituzioni e delle comunità

Per sostenere il ritorno alla montagna e favorire lo sviluppo delle aree montane, è necessario un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle comunità locali e dei singoli cittadini. Le istituzioni, in particolare, devono svolgere un ruolo attivo nel semplificare le procedure amministrative, nel garantire l’accesso ai servizi essenziali (sanità, istruzione, trasporti, connettività digitale) e nel promuovere politiche di sostegno all’imprenditoria giovanile e all’innovazione. È fondamentale creare un ambiente favorevole agli investimenti, offrendo incentivi fiscali, finanziamenti agevolati e supporto tecnico a coloro che desiderano avviare un’attività economica in montagna.

Le comunità locali, a loro volta, devono accogliere e integrare i nuovi arrivati, valorizzando le loro competenze e le loro idee, e promuovendo un dialogo intergenerazionale che consenta di preservare le tradizioni e di costruire un futuro condiviso. È importante creare spazi di incontro e di scambio, favorire la partecipazione attiva alla vita della comunità e sostenere le iniziative che promuovono la cultura, l’arte e la valorizzazione del patrimonio locale.

I singoli cittadini, infine, possono contribuire al ritorno alla montagna scegliendo di acquistare prodotti locali, di sostenere le attività economiche del territorio, di partecipare alle iniziative culturali e di promuovere un turismo responsabile e consapevole. È importante diffondere una cultura della sostenibilità, che valorizzi il rispetto per l’ambiente, la tutela del paesaggio e la promozione di uno stile di vita più sobrio e armonioso. Il ritorno alla montagna rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità straordinaria per costruire un futuro più equo, sostenibile e resiliente per le nostre comunità. Sostenere questi giovani significa investire nel futuro del nostro paese e delle nostre montagne, riconoscendo il loro valore e il loro potenziale per creare un mondo migliore. L’esperienza del Covid-19 ha mostrato un miglioramento della connettività e nuovi lavori da remoto, la montagna, e la città stessa, hanno visto un aumento del costo della vita.

Le istituzioni devono sostenere questi territori. Il presidente di UNCEM, Marco Bussone, ha ribadito: “Bisogna abbandonare i luoghi comuni; la nozione di ‘spopolamento’ rischia di diventare una scusa per l’inazione. Stiamo attraversando una fase di calo demografico, ma non possiamo insistere a definire ‘spopolamento’ ciò che ormai non lo è più. Anzi, emergono chiari segnali di un’inversione di tendenza, e la politica ha il dovere di riconoscerli e sfruttarli.” In 3 anni il numero di persone che vivono nei comuni montani italiani è aumentato di quasi 100.000 unità.

Eremiti 2.0: Un nuovo umanesimo montano

L’esperienza che abbiamo esplorato non è semplicemente un fatto demografico o economico, ma un fenomeno culturale profondo, che potremmo definire un nuovo umanesimo montano. Questi giovani non cercano solo un lavoro o un luogo dove vivere, ma un modo di essere e di relazionarsi con il mondo, che sia più autentico, più consapevole e più rispettoso dei limiti del pianeta.

La montagna, in questo senso, diventa un laboratorio di sperimentazione sociale, dove si possono inventare nuove forme di convivenza, di produzione e di consumo, che siano più sostenibili e più resilienti. Si tratta di un ritorno alle radici, ma anche di una proiezione verso il futuro, di un tentativo di conciliare la saggezza antica con le sfide del mondo contemporaneo. Non è un caso che molti di questi giovani siano particolarmente attenti alla tutela dell’ambiente, alla valorizzazione delle tradizioni locali e alla promozione di un turismo più responsabile e consapevole. Sono consapevoli che la montagna non è solo un luogo da sfruttare, ma un patrimonio da custodire e da trasmettere alle future generazioni.

Il fenomeno degli “Eremiti 2.0” ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la natura, con il lavoro e con il tempo. Ci spinge a interrogarci sul significato della nostra esistenza e sul tipo di mondo che vogliamo costruire. Ci ricorda che la felicità non si trova nel consumismo sfrenato o nella ricerca del successo a tutti i costi, ma nella riscoperta dei valori autentici, nella condivisione, nella solidarietà e nel rispetto per l’ambiente.

Quindi, cosa possiamo imparare da questa ondata di giovani che scelgono di ritornare alla montagna?

Innanzitutto, una nozione base di notizie e approfondimenti su montagna e alpinismo: la montagna è un ambiente fragile e prezioso, che richiede rispetto e cura. Le attività umane, se non gestite in modo sostenibile, possono avere un impatto significativo sull’ecosistema montano, causando danni irreversibili. Pertanto, è fondamentale promuovere un turismo responsabile e consapevole, che valorizzi le specificità del territorio e che rispetti i suoi limiti.

Inoltre, una nozione più avanzata: l’alpinismo moderno non è solo una questione di performance e di conquista, ma anche di etica e di responsabilità. Gli alpinisti, come tutti coloro che frequentano la montagna, devono essere consapevoli dell’impatto delle loro azioni sull’ambiente e sulle comunità locali. Devono impegnarsi a ridurre al minimo il loro impatto, a rispettare le tradizioni e a promuovere un turismo sostenibile.

Questa è la riflessione che nasce spontanea: la montagna ci offre la possibilità di riconnetterci con noi stessi e con il mondo che ci circonda. Ci invita a rallentare, ad ascoltare il silenzio, a contemplare la bellezza della natura. Ci spinge a interrogarci sul significato della nostra esistenza e sul tipo di mondo che vogliamo costruire. E forse, proprio in questo ritorno alle origini, possiamo trovare la chiave per un futuro più sostenibile e più umano.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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