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- Simone Moro tenta per la settima volta la scalata del Manaslu, l'ottava montagna più alta del mondo.
- Moro affronterà la montagna in "stile leggero", senza corde fisse o portatori d'alta quota, partendo dal campo base il 21 dicembre, data di inizio dell'inverno astronomico.
- I cambiamenti climatici rendono più difficile l'attraversamento del ghiacciaio alla base della parete, aumentando il rischio di caduta pietre e la presenza di crepacci larghissimi.
La montagna del Manaslu torna a essere il palcoscenico delle ambizioni di Simone Moro, alpinista bergamasco di fama internazionale. Dopo sei tentativi falliti, Moro si prepara ad affrontare nuovamente l’ottava montagna più alta del mondo, con una determinazione che definire “ossessione” sarebbe riduttivo. La sua storia con il Manaslu è un intreccio di sfide meteorologiche, contrattempi fisici e un amore incondizionato per la montagna, un amore che non lo rende cieco di fronte ai pericoli e alle difficoltà.
Un Nuovo Tentativo in Stile Alpino
Moro ha annunciato la sua partenza per il Nepal, sottolineando che questa volta affronterà la montagna in “stile leggero”, una variante dello stile alpino che prevede un approccio più autonomo e senza l’ausilio di corde fisse o portatori d’alta quota. Questa scelta rappresenta una sfida ulteriore, un modo per mettere alla prova le proprie capacità e per vivere la montagna in modo più autentico. L’obiettivo è chiaro: scalare il Manaslu in un’unica spinta, partendo dal campo base con la tenda nello zaino e montandola ogni sera, senza rotazioni o campi intermedi già pronti. Questo approccio, secondo Moro, gli permetterebbe di realizzare una prima assoluta in termini di stile, almeno per quanto riguarda il periodo invernale.

- Simone Moro, un esempio di passione e resilienza... 💪...
- Trovo rischioso sfidare la montagna in inverno, è pura follia... 😠...
- L'inverno astronomico come discrimine etico, una riflessione interessante... 🤔...
La Sfida dell’Inverno Astronomico e i Cambiamenti Climatici
Un altro aspetto cruciale della spedizione di Moro riguarda la definizione di “inverno” in alpinismo. L’alpinista bergamasco è un fermo sostenitore dell’inverno astronomico, che inizia il 21 dicembre, e critica chi anticipa le spedizioni per sfruttare condizioni meteorologiche più favorevoli. Moro intende raggiungere il campo base del Manaslu solo il 21 dicembre, dopo essersi acclimatato altrove. Questa scelta, dettata da una rigorosa etica alpinistica, rende la sfida ancora più ardua.
Inoltre, Moro ha evidenziato i cambiamenti che stanno interessando il Manaslu a causa del climate change. La riduzione del ghiaccio aumenta il rischio di caduta pietre e rende più difficile l’attraversamento del ghiacciaio alla base della parete, con crepacci larghissimi e insidie nascoste dalla neve. Questi cambiamenti rappresentano una sfida in più per gli alpinisti, che devono fare i conti con un ambiente sempre più instabile e imprevedibile.
Tecnologia, Esperienza e Pazienza
Nonostante l’importanza della tecnologia, che può essere fondamentale per la sicurezza e l’orientamento in caso di maltempo, Moro sottolinea che essa non può sostituire l’esperienza e il fattore umano. Gli strumenti tecnologici sono un valido supporto, ma non possono compensare la mancanza di esperienza sul campo e la capacità di prendere decisioni in situazioni complesse.
Un elemento fondamentale dell’alpinismo di Moro è la pazienza, la capacità di aspettare il momento giusto per non correre rischi inutili. In un mondo in cui molti alpinisti sono spinti dalla fretta e dalle pressioni esterne, Moro si distingue per la sua capacità di ascoltare la montagna e di rispettare i suoi tempi. La scelta di acquistare solo il biglietto di andata è un simbolo di questa filosofia, un modo per liberarsi da vincoli e pressioni e per vivere la spedizione in modo più sereno e consapevole.
Oltre la Vetta: Un Nuovo Capitolo nell’Alpinismo Invernale?
La spedizione di Simone Moro al Manaslu non è solo un tentativo di raggiungere una vetta, ma anche una riflessione sull’evoluzione dell’alpinismo e sul rapporto tra uomo e montagna. La sua scelta di affrontare la montagna in stile alpino, nel cuore dell’inverno astronomico e in un contesto di cambiamenti climatici, rappresenta una sfida ambiziosa e un esempio di alpinismo responsabile e consapevole. Se le condizioni lo permetteranno, Moro non esclude di tentare anche la salita del Pinnacle East del Manaslu, una cima di 7.996 metri salita solo una volta in estate. Questo ulteriore obiettivo dimostra la sua passione per la montagna e la sua voglia di esplorare nuovi orizzonti.
Caro lettore, l’alpinismo invernale, come dimostra la storia di Simone Moro, è una disciplina che richiede una preparazione fisica e mentale eccezionale, oltre a una profonda conoscenza della montagna e delle sue insidie. Una nozione base da tenere a mente è che le condizioni meteorologiche in inverno sono estremamente variabili e possono cambiare rapidamente, rendendo fondamentale la capacità di adattarsi e di prendere decisioni rapide e ponderate.
A un livello più avanzato, è importante considerare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’alpinismo invernale. La riduzione del ghiaccio e l’aumento del rischio di caduta pietre rendono le montagne più pericolose e imprevedibili, richiedendo agli alpinisti una maggiore consapevolezza e una preparazione ancora più accurata.
La storia di Simone Moro ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo e sul nostro rapporto con la natura. La montagna non è solo un luogo da conquistare, ma un ambiente da rispettare e da proteggere. L’alpinismo, quindi, non è solo una sfida fisica, ma anche un’opportunità per crescere come persone e per sviluppare una maggiore consapevolezza del mondo che ci circonda.







