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- Nel 1953, Hermann Buhl compì la prima scalata in solitaria e senza ossigeno del Nanga Parbat, vetta di 8.126 metri, un'impresa durata ben 41 ore.
- Il documentario esplora anche la salita del Broad Peak (8.051 m) nel 1957, compiuta da Buhl insieme a Kurt Diemberger, Marcus Schmuck e Fritz Wintersteller, pochi giorni prima della sua tragica scomparsa sul Chogolisa.
- Il film offre una riflessione sull'evoluzione dell'alpinismo moderno, evidenziando l'importanza dello stile alpino, che privilegia autonomia, leggerezza e rispetto per la montagna, rispetto all'uso di tecnologie sofisticate.
Arriva sul grande schermo italiano un film-documentario dedicato a un personaggio mitico dell’alpinismo: Hermann Buhl. La pellicola, dal titolo “Hermann Buhl: Oltre ogni cima”, promette di narrare le imprese eroiche e la vita di un uomo che ha lasciato un segno indelebile, a partire dal 22 settembre.
La leggenda del Nanga Parbat
Il 3 luglio del lontano 1953 rappresentò un momento cruciale per il mondo dell’alpinismo grazie a Hermann Buhl. L’alpinista riuscì a portare a termine la prima scalata in completa autonomia e senza l’ausilio di ossigeno del Nanga Parbat, che si innalza con i suoi maestosi 8.126 metri, configurandosi come la nona vetta più alta del globo. Questa impresa fenomenale, che richiese ben 41 ore, non fu soltanto una prova della sua tempra fisica; piuttosto, fu una dimostrazione di una profonda forza di volontà e equilibrio emotivo. Osando nell’ignoto della montagna – lottando con una stanchezza estrema e un isolamento potenzialmente letale – Buhl inaugurò una nuova era nell’ambito dell’alpinismo moderno.

- Un film imperdibile per chi ama la montagna e le imprese epiche! ⛰️......
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- Alpinismo ieri e oggi: è ancora la stessa sfida? 🧐......
Un pioniere dello stile alpino
Il documentario non si limita a celebrare la storica scalata del Nanga Parbat; esso si inoltra anche nell’analisi di altre tappe fondamentali nell’esistenza professionale dello stesso Buhl. Tra queste, spicca la memorabile salita del Broad Peak (8.051 m) nel 1957, compiuta unitamente a Kurt Diemberger, Marcus Schmuck e Fritz Wintersteller. Purtroppo, soltanto alcuni giorni dopo tale traguardo, Buhl trovò una fine tragica sul Chogolisa (7.665 m), dove fu travolto da una fatale cornice di neve; un avvenimento che cementò ulteriormente il suo mito nell’universo dell’alpinismo. Buhl è riconosciuto come un vero innovatore nell’ambito dello stile alpino: un approccio peculiare contraddistinto da leggerezza, velocità e notevole autonomia. Le sue gesta individuali sulle Alpi – tra cui sia la prima in solitaria lungo la via Cassin sulla parete Nord-Est del Pizzo Badile nel 1952 che l’ascensione invernale alla parete Nord de Les Droites – mettono in risalto la grandezza delle sue capacità nell’affrontare ostacoli impressionanti con coraggio e inventiva risolutiva. Pare quasi inverosimile che, dopo l’impresa, avesse la possibilità di tornare a Innsbruck in bicicletta per recarsi puntualmente al lavoro il mattino seguente.
Testimonianze e rievocazioni
“Hermann Buhl: Oltre ogni cima” propone una prospettiva intima e dettagliata sulla vita di Buhl, attraverso immagini d’archivio, interviste a persone che lo conoscevano e ricostruzioni emozionanti. L’alpinista tedesco Alexander Huber accompagna gli spettatori in questo viaggio nel passato, incontrando le figlie di Buhl, Kriemhild e Sylvia, e Kurt Diemberger, compagno di cordata e testimone della sua triste scomparsa. Il documentario indaga gli aspetti personali che hanno reso Buhl una figura unica e memorabile, evidenziando la sua passione, il suo ardimento e la sua risolutezza.
Un omaggio a un uomo che ha sfidato i propri limiti
La pellicola diretta da Werner Bertolan si presenta come un elogio a un uomo il cui rapporto con la montagna è stato incredibilmente profondo. Questo individuo è riuscito a superare le proprie barriere personali, lasciando una profonda impronta nel contesto storico dell’alpinismo. Buhl ha saputo dimostrare che la sinergia tra forza di volontà e preparazione accurata può consentire il superamento anche degli ostacoli più complessi: ciò che inizialmente sembra impossibile può rivelarsi accessibile. La sua eredità resta viva tra le nuove generazioni di alpinisti e ferventi amanti della montagna, poiché egli rappresenta un simbolo potente di coraggio, tenacia e amore per la natura.
Eredità di un gigante: Riflessioni sull’alpinismo moderno
Il documentario dedicato a Hermann Buhl va ben oltre una semplice celebrazione di un eroe del passato; si configura invece come un’opportunità preziosa per analizzare l’evoluzione dell’alpinismo odierno insieme ai principi etici ad esso collegati. Buhl, simbolo di un autentico stile alpino genuino, ha sempre valorizzato qualità imprescindibili come autonomia, leggerezza e un profondo rispetto per le montagne stesse. In contrasto con questa visione originale, oggi si osserva l’affermarsi di tecnologie sofisticate nel campo dell’alpinismo, rendendolo più accessibile al pubblico; resta però fondamentale richiamare l’importanza della preparazione sia fisica che mentale, così come la conoscenza del territorio naturale circostante e il necessario rispetto per gli ecosistemi locali.
Un concetto essenziale da considerare riguarda lo stile alpino; in quest’ambito si sottolinea quanto sia importante privilegiare approcci basati sull’indipendenza piuttosto che fare affidamento su strumenti artificiali come bombole di ossigeno supplementare. Analizzando ulteriormente, si può riconoscere come esista un rilevante dibattito etico riguardante le pratiche relative all’utilizzo di corde fisse o di campi già allestiti sulle vette più elevate: ciò solleva interrogativi cruciali su cosa significhi realmente essere alpinisti responsabili nel contesto attuale, attraverso la lente della sostenibilità ambientale.
In questo modo, la figura iconica di Hermann Buhl stimola una profonda riflessione sul nostro legame intimo con gli ambienti montani appena percorsi; ci interroga sui limiti personali, inclusi i rischi consapevoli che siamo disposti a correre nella nostra ricerca personale verso nuove sfide. Questo ci porta a considerare in profondità il concetto di avventura, solitudine e sfida, evidenziando la cruciale necessità di salvaguardare l’integrità dell’ecosistema montano per le generazioni future. In effetti, l’alpinismo non si riduce esclusivamente a un mero esercizio fisico, bensì coinvolge una dimensione etica e un atto rispettoso nei confronti della natura. Affrontare questa realtà significa infatti superare le proprie limitazioni personali, preservando al contempo il nostro ambiente naturale e i valori essenziali che regolano il nostro agire.
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compiuta con Kurt Diemberger, Marcus Schmuck e Fritz Wintersteller
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realizzata congiuntamente a Kurt Diemberger, Marcus Schmuck e Fritz Wintersteller