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- Charles Dubouloz e Symon Welfringer hanno tentato la scalata del Gasherbrum IV (7.925 metri) in stile alpino, senza ossigeno supplementare né corde fisse.
- La spedizione è stata interrotta da condizioni meteorologiche avverse, con uno zero termico a circa 6.000 metri e neve instabile che sprofondava gli alpinisti fino alla vita.
- A 6.500 metri, Dubouloz è sopravvissuto a una caduta in un crepaccio profondo 200 metri grazie all'intervento di Welfringer.
- Una valanga ha investito il campo base a quasi 300 km/h, ma entrambi gli alpinisti sono rimasti illesi.
Il 13 settembre 2025, alle ore 06:05, ripercorriamo la storia di una spedizione che ha catturato l’attenzione del mondo dell’alpinismo: il tentativo di Charles Dubouloz e Symon Welfringer di scalare il Gasherbrum IV, una montagna di 7.925 metri situata al confine tra Pakistan e Cina, soprannominata la “Montagna Lucente”. Questo massiccio, noto per la sua bellezza e difficoltà, è stato il teatro di un’avventura segnata da sfide inaspettate e condizioni climatiche estreme.
Il Sogno Infranto sulla “Montagna Lucente”
Dubouloz e Welfringer erano due celebri alpinisti francesi che avevano progettato di scalare il Gasherbrum IV adottando un approccio puramente alpino; questo significava rinunciare all’impiego sia delle corde fisse che dell’ossigeno supplementare o dell’assistenza fornita da portatori esperti nelle alte quote. L’anno precedente avevano raggiunto la cima dell’Hunghchi, alto 7.029 metri in Nepal; pertanto ambivano ora ad affrontare una sfida ancora più significativa con il Gasherbrum IV, segno evidente della loro crescente ambizione nel mondo dell’alpinismo. Sfortunatamente per i due avventurieri montani, la spedizione ha presentato difficoltà superiori alle aspettative. Le condizioni meteorologiche si sono dimostrate straordinarie e nemmeno lontanamente familiari: uno zero termico collocatosi attorno ai 6.000 metri unitamente a un sole intenso ha compromesso completamente ogni possibilità di consolidamento notturno della neve; questa è diventata così instabile da risultare altamente rischiosa durante la risalita. Essa infatti è apparsa capace d’inghiottire gli alpinisti fino alla vita anche mentre indossavano ciaspole, e gli abitanti della zona hanno confermato la novità inattesa simile in quel contesto storico.
In aggiunta, a compromettere ulteriormente la già precaria situazione l’Icefall, cascata glaciale tra le più temibili, rivelava uno stato veramente critico accrescendo esponenzialmente i rischi intrinseci nell’ascensione. Nonostante tali avversità palesemente demoralizzanti, Dubouloz insieme a Welfringer hanno perseverato nel tentativo audace d’avanzamento, i quali erano ben consapevoli delle insidie circostanti ma mantenendo salda la volontà di volgere alla luce profonda anelano i frutti del proprio sogno alpinistico.

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- Non sono d'accordo con la loro decisione di rinunciare... 😠...
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Il “Pensiero Himalayano” e l’Accettazione del Rischio
In Himalaya, il rapporto con il rischio assume una dimensione diversa rispetto alle Alpi. Come ha spiegato Welfringer, è necessario alzare il proprio livello di accettazione del rischio, pur facendo tutto il possibile per minimizzarlo. Questo concetto è stato definito “pensiero himalayano”: un equilibrio tra accettazione del rischio e un atteggiamento positivo, unito alla lucidità.
Un episodio particolarmente drammatico ha messo alla prova questo equilibrio. A 6.500 metri, mentre Dubouloz preparava una piattaforma, il terreno è crollato sotto i suoi piedi, rivelando un crepaccio profondo duecento metri. Solo una lastra di ghiaccio e l’intervento tempestivo di Welfringer hanno evitato il peggio.
Nonostante questo incidente, i due alpinisti hanno continuato a credere nella loro impresa, spinti da una forza interiore e da un profondo legame di fiducia reciproca.
La Valanga e la Rinuncia
La spedizione ha incontrato ulteriori ostacoli dopo che un’imponente valanga ha investito il campo base. I due alpinisti Dubouloz e Welfringer stavano rifocillandosi all’interno della tenda-mensa quando improvvisamente furono interrotti da un fragoroso boato assordante. Quando uscirono precipitosamente all’aperto, furono accolti dalla visione spaventosa di una coltre nevosa in movimento a velocità vertiginosa – quasi 300 km/h. La loro tenda fu completamente sopraffatta dalla massa nevosa; tuttavia, entrambi riuscirono a uscire indenni dall’incidente.
Successivamente alla frana inaspettata, decisero nuovamente di affrontare la montagna per tentare la scalata; però le condizioni climatiche restarono avverse come prima. Esausti e scossi dall’accaduto, con estrema lucidità conclusero che era opportuno fermarsi: l’elevatissimo livello del rischio era insostenibile per continuare.
Dubouloz aveva conosciuto nel suo passato esperienze fallimentari caratterizzate da profonda amarezza; oggi però sfoggiava una diversa serenità interiore. Riconobbe chiaramente le limitazioni imposte dalle circostanze attuali ed abbracciò con saggezza l’idea dell’abbandono dell’impresa impegnativa – nutrendo solo il desiderio sincero di ritornare presso la propria dimora in piena salute.
Le Lezioni di una Spedizione Senza Vetta: Un’Esperienza Preziosa
Nonostante l’assenza della vittoria sul picco desiderato, l’escursione al Gasherbrum IV si è rivelata estremamente significativa per Dubouloz e Welfringer. Questa esperienza ha fornito loro opportunità imprescindibili per esplorare i propri confini personali ed affrontare il rischio condividendo reciproca fiducia. In tal senso, Welfringer ha messo in evidenza come le vere conquiste delle spedizioni trascendano oltre l’ascesa verso una semplice sommità.
Il loro percorso illustra chiaramente che il vero successo non può ridursi esclusivamente alla realizzazione dell’apice; esso include piuttosto l’abilità d’adattamento alle circostanze sfavorevoli e il ritorno arricchito da saggezza acquisita insieme a una più profonda autoconsapevolezza.
Rinunciare all’obiettivo ambizioso non è stato semplice; tuttavia, questa scelta mostra maturità responsabile. Il duo composto da Dubouloz e Welfringer ha dato prova del proprio interesse primario verso la salvaguardia personale senza voler mettere in gioco sacrifici inutili su aspirazioni materialistiche. Il loro ritorno rappresenta quindi un carico nutrito di esplorazioni preziose, pronte ad arricchire ancora maggiormente il talento alpinistico nel futuro.
In sintesi, il viaggio compiuto verso il Gasherbrum IV illumina quanto quest’attività sportiva possa configurarsi quale autentica occasione didattica, propizia nei momenti in cui situazioni impreviste impediscono approdi anticipati sui lidi programmati.
Amici appassionati di montagna, riflettiamo un attimo su questa avventura. L’alpinismo non è solo una questione di muscoli e tecnica, ma anche di testa e cuore. La capacità di prendere decisioni difficili, di accettare i propri limiti e di fidarsi dei propri compagni è fondamentale per affrontare le sfide che la montagna ci pone davanti.
E ora, una nozione un po’ più avanzata: il “margine di rischio accettabile” è un concetto chiave nell’alpinismo moderno. Non si tratta di eliminare completamente il rischio, cosa impossibile in montagna, ma di valutarlo attentamente e di decidere se è proporzionato all’obiettivo che si vuole raggiungere. Questo richiede una profonda conoscenza di sé stessi, delle proprie capacità e dei pericoli oggettivi della montagna.
Quindi, la prossima volta che vi troverete di fronte a una sfida in montagna, ricordatevi di Dubouloz e Welfringer e del loro “pensiero himalayano”. Accettate il rischio, ma non dimenticate mai di usare la testa e il cuore.