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Everest: show o alpinismo? Kammerlander contro le discese sponsorizzate

Le recenti discese con gli sci dall'Everest di Bargiel e Morrison riaccendono il dibattito sull'alpinismo moderno, con la guida alpina Kammerlander che critica l'eccessiva spettacolarizzazione e il ruolo degli sponsor.
  • Nel maggio 1996, Hans Kammerlander realizzò una discesa solitaria dall'Everest, senza ossigeno supplementare, impiegando 23 ore e mezza per raggiungere il campo base avanzato.
  • Nel 2025, le discese di Andrzej Bargiel e Jim Morrison, supportate da sponsor come Red Bull e National Geographic, hanno suscitato ammirazione ma anche le critiche di Kammerlander, che ha definito quella di Bargiel «uno show».
  • Kammerlander ha evidenziato come l'organizzazione logistica delle spedizioni moderne «non ha assolutamente nulla a che fare» con l'alpinismo himalayano di 30 anni fa, sottolineando un cambiamento nell'approccio alla montagna.

Oggi, 24 ottobre 2025, il mondo dell’alpinismo è scosso da un acceso dibattito innescato dalle dichiarazioni di Hans Kammerlander, guida alpina della Valle Aurina, riguardo alle recenti discese con gli sci dall’Everest. L’eco delle sue parole, rilasciate al quotidiano austriaco Der Standard, risuona tra gli appassionati e gli addetti ai lavori, sollevando interrogativi sulla natura dell’alpinismo moderno e sul ruolo dei media e degli sponsor in questo contesto.

La Discesa di Kammerlander nel 1996: Un’impresa Solitaria

Nel lontano maggio del 1996, mentre l’Everest era teatro di tragici eventi e di imprese memorabili, Hans Kammerlander compì una discesa con gli sci che segnò la storia dell’alpinismo. In solitaria, senza l’ausilio di ossigeno supplementare, Kammerlander raggiunse la vetta dal versante tibetano e si lanciò in una discesa audace, alternando diagonali e derapate su un pendio insidioso. Il suo progetto iniziale prevedeva di scendere lungo il Great Couloir, ma la scarsità di neve lo costrinse a modificare il percorso, affrontando una traversata impegnativa e recuperando un guanto da un cadavere. Dopo una sosta per rifocillarsi, Kammerlander proseguì la discesa, cambiando gli sci al Colle Nord e raggiungendo il campo base avanzato dopo 23 ore e mezza dalla partenza. Un’impresa che incarnava lo spirito dell’alpinismo di un’epoca, caratterizzato da un approccio minimalista e da una profonda connessione con la montagna.

Cosa ne pensi?
  • Kammerlander ha ragione, l'alpinismo è cambiato... 🏔️...
  • Le critiche sono eccessive, l'evoluzione è inevitabile... 🤷...
  • E se Kammerlander fosse solo geloso? 🤔 Forse......
  • I social e gli sponsor stanno cambiando lo sport... 💰...
  • La montagna è di tutti, ma va rispettata... 💚...

Le Discese del 2025: Bargiel e Morrison e le Critiche di Kammerlander

A distanza di quasi trent’anni, l’autunno del 2025 ha visto due nuove imprese sull’Everest: la discesa del polacco Andrzej Bargiel, senza corde fisse e senza ossigeno, e quella dello statunitense Jim Morrison, lungo il Canalone Hornbein e il Canalone dei Giapponesi. Entrambe le imprese, supportate da importanti sponsor come Red Bull e National Geographic, hanno ricevuto una vasta copertura mediatica, attirando l’attenzione del pubblico e generando ammirazione e stupore. Tuttavia, queste imprese hanno suscitato anche le critiche di Hans Kammerlander, che ha definito la discesa di Bargiel “uno show” e ha attaccato la Red Bull per averla celebrata come la “prima discesa sugli sci” dall’Everest. Kammerlander ha messo in evidenza l’ingente organizzazione logistica che ha caratterizzato la spedizione di Bargiel, asserendo che tale approccio “non ha assolutamente nulla a che fare” con la pratica dell’alpinismo himalayano come concepita tre decenni addietro. Le sue parole riflettono un certo rimpianto per un’epoca in cui l’alpinismo era meno affollato e meno influenzato dagli interessi commerciali.

Il Ruolo dei Media e degli Sponsor: Un Dibattito Aperto

Le critiche di Kammerlander sollevano un tema centrale nel dibattito sull’alpinismo moderno: il ruolo dei media e degli sponsor. Da un lato, è innegabile che la copertura mediatica e il sostegno economico degli sponsor abbiano contribuito a far conoscere al grande pubblico le imprese alpinistiche, ispirando nuove generazioni di appassionati e promuovendo la conoscenza e il rispetto per la montagna. Dall’altro lato, è altrettanto vero che la ricerca di visibilità e di successo commerciale può snaturare lo spirito dell’alpinismo, trasformando le imprese in “show” e privilegiando l’aspetto spettacolare rispetto alla dimensione interiore e alla profonda connessione con la natura. La sponsorizzazione di atleti come Bargiel e Morrison ha permesso loro di realizzare imprese straordinarie, ma ha anche sollevato interrogativi sulla loro autenticità e sul loro impatto sull’ambiente montano.

Riflessioni sull’Alpinismo Moderno: Un Equilibrio Difficile

L’alpinismo moderno si trova di fronte a una sfida complessa: conciliare la ricerca di prestazioni sempre più elevate con il rispetto per la montagna e per i valori che hanno da sempre caratterizzato questa disciplina. Trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica, la copertura mediatica e la salvaguardia dell’etica alpinistica è fondamentale per preservare l’integrità di questo sport e per garantire che le future generazioni di alpinisti possano continuare a vivere esperienze autentiche e significative in montagna.

Amici appassionati di montagna, l’eco delle imprese sull’Everest e le riflessioni di figure come Kammerlander ci invitano a interrogarci sul significato profondo dell’alpinismo. Ricordiamoci che, al di là delle performance e dei record, l’essenza di questa disciplina risiede nella capacità di superare i propri limiti, di entrare in sintonia con la natura e di vivere esperienze che ci arricchiscono interiormente.

Un concetto base da tenere sempre a mente è che l’alpinismo non è solo una questione di tecnica e di preparazione fisica, ma anche di rispetto per l’ambiente e per le culture locali. Un approccio più avanzato, invece, ci spinge a considerare l’impatto delle nostre azioni sulla montagna e a cercare di ridurre al minimo il nostro impatto ambientale.

Vi invito a riflettere su questi temi e a condividere le vostre opinioni. Solo attraverso un confronto aperto e costruttivo potremo contribuire a plasmare un alpinismo più consapevole e sostenibile.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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