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Everest senza ossigeno: l’impresa sciistica che riscrive la storia dell’alpinismo

Scopri come Andrzej Bargiel ha realizzato la prima discesa integrale con gli sci dalla vetta dell'Everest senza bombole, aprendo nuove frontiere nell'alpinismo estremo e nell'uso della tecnologia in alta quota.
  • Andrzej Bargiel ha compiuto la prima discesa integrale con gli sci dalla vetta dell'Everest senza l'ausilio di bombole di ossigeno, un'impresa mai realizzata prima.
  • La spedizione ha avuto successo anche grazie al supporto di un team di professionisti, tra cui fotografi, cameraman e operatori di drone, oltre a sherpa esperti.
  • Bargiel ha iniziato la sua ascesa il 19 settembre 2025, lasciando il campo base alle 04:30, e ha raggiunto la vetta il 22 settembre dopo quasi 16 ore nella zona della morte.
  • L'uso di un drone, pilotato dal fratello Bartek, è stato determinante per navigare con successo attraverso il pericoloso Khumbu Icefall, permettendo a Bargiel di raggiungere il campo base alle 08:45 del 23 settembre.
  • L'impresa di Bargiel si distingue dalle precedenti discese sull'Everest, come quella di Davo Karnicar nel 2000, perché è stata realizzata senza ossigeno supplementare e in modo integrale, dalla vetta al campo base.

Una Discesa Epica dall’Everest

Il mondo dell’alpinismo è stato testimone di un’impresa straordinaria: Andrzej Bargiel, lo sciatore-alpinista polacco, ha compiuto la prima discesa integrale dalla vetta dell’Everest senza l’ausilio di bombole di ossigeno. Questo evento, avvenuto alla fine di settembre del 2025, segna una pietra miliare nella storia dell’alpinismo moderno, spingendo i limiti di ciò che è considerato possibile in alta quota.

La Spedizione e la Preparazione

La spedizione di Bargiel è stata meticolosamente pianificata e supportata da un team di professionisti, tra cui fotografi, cameraman e operatori di drone. Nomi come Dariusz Zaluski, Maciej Sulima, Bartek Bargiel e Bartek Pawlikowski hanno contribuito a documentare questa impresa audace. Inoltre, il supporto di sherpa esperti come Manish Tamang Pakhrin e Pasang Rinzee Sherpa è stato fondamentale per il successo della spedizione. La preparazione fisica e mentale di Bargiel è stata cruciale, considerando le sfide estreme che lo attendevano. Dopo due tentativi falliti nel 2019 e nel 2022, Bargiel ha affinato la sua strategia, studiando attentamente le condizioni meteorologiche e le caratteristiche del terreno.

La Discesa Storica

Il 19 settembre 2025, Bargiel ha lasciato il campo base dell’Everest alle 04:30, iniziando la sua ascesa verso la vetta. Dopo aver eseguito una serie di spostamenti tra i campi I, II e III per abituarsi progressivamente all’alta quota, ha poi raggiunto il Campo IV, situato al Colle Sud (7.900 metri). Il 21 settembre, alle 23:24, ha lanciato l’attacco decisivo alla cima. La salita è stata particolarmente ardua a causa della neve fresca, che ha reso difficile tracciare il percorso. Dopo quasi 16 ore nella zona della morte, Bargiel ha raggiunto la vetta alle 15:00 del 22 settembre. Dopo una breve sosta, ha iniziato la discesa con gli sci. Alle 15:35 aveva superato l’Hillary Step, e alle 15:45 è stato visto sciare lungo la cresta verso il Balcone e il Colle Sud. Alle 17:20, Bargiel era già sotto il Campo IV, dirigendosi verso il Campo II. A causa dell’oscurità, ha dovuto interrompere la discesa e riposare per la notte. Il 23 settembre, alle 07:00, ha ripreso a sciare, superando il Campo I e affrontando l’insidioso Khumbu Icefall, un labirinto di ghiaccio instabile e crepacci profondi. Grazie all’aiuto di un drone pilotato da suo fratello Bartek, Bargiel è riuscito a navigare con successo attraverso questo tratto pericoloso, raggiungendo il campo base dell’Everest alle 08:45, completando così la prima discesa integrale con gli sci senza ossigeno supplementare.

Un Confronto con la Storia

La discesa di Bargiel si distingue dalle precedenti imprese sull’Everest per diversi motivi. Sebbene altri alpinisti abbiano sciato l’Everest in passato, nessuno lo aveva fatto in modo integrale, dalla vetta al campo base, senza l’uso di ossigeno supplementare. Davo Karnicar, nel 2000, aveva sciato la parete sud dell’Everest, ma aveva utilizzato ossigeno durante la salita. Hans Kammerlander, nel 1996, aveva compiuto una straordinaria salita solitaria senza ossigeno, ma la scarsità di neve aveva ostacolato la sua discesa. Marco Siffredi, nel 2001, aveva effettuato la prima discesa completa in snowboard, ma aveva scalato la montagna con l’ossigeno. L’impresa di Bargiel, quindi, rappresenta un nuovo standard nell’alpinismo estremo, combinando abilità sciistiche, resistenza fisica e una profonda conoscenza dell’ambiente montano.

Un Esempio di Determinazione e Innovazione

Andrzej Bargiel ha dimostrato che con la giusta preparazione, determinazione e un team di supporto valido, è possibile superare i limiti percepiti dell’alpinismo. La sua discesa dall’Everest senza ossigeno non è solo un’impresa sportiva, ma anche un simbolo di innovazione e audacia. Bargiel ha saputo combinare le sue abilità sciistiche con la tecnologia moderna, utilizzando un drone per navigare attraverso il pericoloso Khumbu Icefall. Questo approccio innovativo ha aperto nuove prospettive per l’alpinismo del futuro, dimostrando che la tecnologia può essere un valido alleato nella conquista delle vette più alte del mondo. La sua etica, che lo porta a non utilizzare mai bombole di ossigeno durante le scalate oltre gli 8000 metri, lo rende un esempio per tutti gli alpinisti che cercano di affrontare le montagne con rispetto e consapevolezza.

Oltre la Vetta: Riflessioni sull’Alpinismo Moderno

La straordinaria impresa di Andrzej Bargiel ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo moderno. Cosa significa oggi spingersi oltre i propri limiti in montagna? Qual è il ruolo della tecnologia e dell’innovazione in questo contesto? E, soprattutto, come possiamo affrontare le sfide dell’alta quota con rispetto per l’ambiente e per le persone che ci accompagnano in queste avventure? La risposta a queste domande non è semplice, ma l’esempio di Bargiel ci offre un punto di partenza importante. La sua determinazione, la sua etica e la sua capacità di innovare ci dimostrano che l’alpinismo può essere molto più di una semplice conquista di una vetta. Può essere un’occasione per crescere come persone, per superare i nostri limiti e per scoprire nuove prospettive sul mondo che ci circonda.

Amici appassionati di montagna, l’impresa di Bargiel ci ricorda una nozione fondamentale: la pianificazione è tutto. Non si tratta solo di avere la forza fisica, ma di studiare il percorso, le condizioni meteo e di avere un piano B, C e anche D! E per i più esperti, l’innovazione è la chiave. L’uso del drone nel Khumbu Icefall è un esempio lampante di come la tecnologia possa aiutarci a superare ostacoli che sembrano insormontabili. Ma ricordiamoci sempre, la montagna va rispettata, e la sicurezza viene prima di tutto. Riflettiamo su questo, e magari la prossima volta che affrontiamo un sentiero, lo faremo con una consapevolezza maggiore.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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