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- Hans Kammerlander contesta la validità della discesa con gli sci di Andrzej Bargiel dall'Everest, rivendicando il primato per la sua discesa nel 1996.
- Kammerlander critica la «spettacolarizzazione» dell'alpinismo moderno, definendolo «alpinismo da carnevale» e lamentando l'affollamento dell'Everest.
- Nonostante le critiche, Kammerlander riconosce il valore dell'impresa di Bargiel sul K2 nel 2018, dove realizzò la prima discesa con gli sci.
L’eco di una storica discesa dall’Everest continua a risuonare nel mondo dell’alpinismo, ma non senza sollevare un acceso dibattito. Hans Kammerlander, figura di spicco dell’alpinismo degli anni ’80 e ’90, ha espresso forti critiche nei confronti della recente discesa con gli sci del polacco Andrzej Bargiel dal Monte Everest. Le sue dichiarazioni, rilasciate al quotidiano austriaco Der Standard, mettono in discussione la validità dell’impresa di Bargiel come “prima discesa con gli sci” dalla vetta più alta del mondo, rivendicando invece questo primato per sé.
## La Discesa di Kammerlander nel 1996
Nel lontano *1996, Kammerlander realizzò una discesa con gli sci lungo la parete nord-orientale dell’Everest, raggiungendo il campo base avanzato. Nonostante la carenza di neve lo avesse costretto a togliersi gli sci in alcuni tratti, l’alpinista altoatesino, oggi 68enne, ritiene che la sua impresa debba essere considerata a tutti gli effetti una discesa. Kammerlander sottolinea di aver compiuto la salita e la discesa in poco meno di 24 ore, senza l’ausilio di sherpa o ossigeno supplementare, portando con sé solo un litro di tè.
## La “Spettacolarizzazione” di Bargiel
La discesa di Bargiel, avvenuta a fine settembre, è stata caratterizzata da un notevole dispiegamento mediatico, orchestrato dal suo sponsor, Red Bull. Dalla vetta, l’alpinista polacco ha intrapreso la discesa senza l’ausilio di ossigeno aggiuntivo, scendendo lungo il versante meridionale fino al campo base, con il fratello Bartek al suo fianco e un drone impiegato per documentare l’intera impresa. Questa “spettacolarizzazione” è ciò che infastidisce maggiormente Kammerlander, il quale ritiene che “non sia giusto” e che lo abbia “deluso”.

## Critiche all’Alpinismo Moderno
Kammerlander non si limita a contestare il primato di Bargiel, ma esprime una critica più ampia nei confronti dell’alpinismo moderno, che definisce “alpinismo da carnevale”. L’altoatesino lamenta l’eccessivo affollamento dell’Everest e la commercializzazione dell’alpinismo, che a suo dire snaturano lo spirito originario di questa disciplina. Kammerlander ricorda come un tempo, per ogni via, fosse concessa un’unica autorizzazione, il che garantiva un’esperienza più autentica e rispettosa della montagna.
## Un’Eredità da Proteggere
Nonostante le sue critiche, Kammerlander riconosce il valore dell’impresa di Bargiel sul K2, dove nel 2018 realizzò la prima discesa con gli sci. Ciononostante, si dichiara stupito che Bargiel si sia lasciato coinvolgere in un’operazione di marketing di simile portata. Le parole di Kammerlander sono un monito a preservare l’integrità dell’alpinismo, evitando che diventi un mero spettacolo mediatico. La sua esperienza e il suo amore per la montagna lo rendono una voce autorevole nel dibattito sull’evoluzione dell’alpinismo moderno.
## Riflessioni sull’Alpinismo: Tra Performance e Autenticità L’eco delle critiche di Kammerlander risuona forte nel panorama alpinistico contemporaneo, sollevando interrogativi cruciali sul significato e sull’evoluzione di questa disciplina. La sua voce, carica di esperienza e passione, ci invita a riflettere sul delicato equilibrio tra performance sportiva, spettacolarizzazione mediatica e rispetto per la montagna.
È innegabile che l’alpinismo moderno sia sempre più influenzato da fattori esterni, come la sponsorizzazione, la tecnologia e la pressione per raggiungere risultati eccezionali. Tuttavia, è fondamentale non perdere di vista i valori fondamentali che hanno sempre caratterizzato questa disciplina: l’amore per la natura, il rispetto per la montagna, la ricerca dell’avventura e la capacità di superare i propri limiti.
Un concetto base da tenere a mente è che l’alpinismo, nella sua essenza, è un’attività che si svolge in un ambiente naturale ostile e imprevedibile. Pertanto, la sicurezza e la preparazione sono elementi imprescindibili per affrontare qualsiasi ascensione.
Un concetto più avanzato* riguarda la responsabilità etica dell’alpinista nei confronti dell’ambiente montano. È fondamentale adottare comportamenti sostenibili e rispettosi dell’ecosistema, evitando di lasciare tracce del proprio passaggio e contribuendo alla conservazione di questi luoghi unici.
In definitiva, l’alpinismo è un’esperienza personale e profonda, che va vissuta con consapevolezza e rispetto. Che si tratti di una semplice escursione o di una sfida estrema, l’importante è coltivare un rapporto autentico con la montagna, lasciandosi ispirare dalla sua bellezza e dalla sua forza.