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- Esteban Daligault, Virgile Devin e Simon Martinet hanno liberato la Directe de l'Amitié, aperta nel 1974, considerata una delle vie più difficili delle Alpi.
- La via, lunga 1100 metri, presenta difficoltà fino a M7, A2 e un tiro di A3 strapiombante, rendendola un banco di prova per alpinisti esperti.
- Dopo tre giorni di arrampicata, i tre alpinisti hanno superato il temuto tiro A3, con Virgile Devin che ha completato entrambi gli M8 e l'ultimo tiro, gradato M9+.
Un’impresa audace ha scosso il mondo dell’alpinismo: la liberazione della Directe de l’Amitié sulla parete nord delle Grandes Jorasses. Esteban Daligault, Virgile Devin e Simon Martinet, tre alpinisti di talento, hanno compiuto un’ascensione che ha richiesto non solo abilità tecniche eccezionali, ma anche una determinazione incrollabile. La Directe de l’Amitié, aperta nel lontano 1974 da Yannick Seigneur, Louis Audoubert, Michel Feuillerade e Marc Gally, era considerata una delle vie più difficili e impegnative delle Alpi, un vero e proprio banco di prova per gli alpinisti più esperti.
La via, con i suoi 1100 metri di sviluppo, presenta difficoltà di VII su roccia, sezioni miste fino a M7, passaggi di A2 e un temibile tiro di A3 strapiombante. Negli anni, poche cordate hanno osato affrontarla, alimentando la sua reputazione di “percorso più difficile” delle Grandes Jorasses. Un tentativo notevole è stato condotto nel 2022 da Léo Billon, Sébastien Ratel e Benjamin Védrines. Questi alpinisti hanno raggiunto una valutazione sorprendente di M8; tuttavia, sono stati costretti a non portare a termine la liberazione del tiro A3. Hanno scelto piuttosto di focalizzarsi sull’aspetto della velocità in relazione al loro ambizioso piano riguardante il concatenamento delle tre imponenti pareti nord delle Alpi.
La Conquista del Muro di Ghiaccio e Roccia
Il significativo tentativo effettuato da Daligault, Devin e Martinet ha avuto luogo dal 10 al 13 novembre. Dopo tre intensi giorni dedicati all’arrampicata faticosa, i tre appassionati hanno infine domato il temuto tiro A3 che opponeva resistenza. Le difficoltà principali erano localizzate in un impegnativo muraglione roccioso dalle caratteristiche subdole; tra queste si annoveravano due tratte classificate come M8 assieme al difficile A3. Virgile Devin, con la sua prestanza atletica nota ai più, ha brillato nel completare senza assistenza entrambi gli M8 ed è poi partito energicamente per affrontare l’ultimo tiro da liberare con determinazione impressionante.

Devin ha affrontato il tiro con scarpette e piccozze, utilizzando entrambi gli strumenti per agganciare gli appigli e superare le difficoltà. La sua determinazione ha portato alla liberazione del tiro, gradato M9+. “Roccia sabbiosa, fredda… ideale per tirare fuori le picche, meno per l’arrampicata”, hanno commentato i tre alpinisti sui social media, descrivendo le condizioni estreme che hanno dovuto affrontare.
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Un’Ascesa che Ha Richiesto Sacrificio e Determinazione
L’ascensione di Daligault, Devin e Martinet non è stata priva di sfide. I tre alpinisti hanno dovuto affrontare pendii a 55°, lunghezze miste “tecniche e sostenute” e bivacchi precari in parete. L’elemento cruciale, ovvero il tiro A3 ancora inviolato, era collocato nella porzione superiore del tracciato, caratterizzato da una roccia friabile e instabile. Devin ha brillantemente superato il primo settore, classificato M8, in “onsight”, per poi confrontarsi con il punto più ostico. Dopo svariati tentativi, è riuscito a sciogliere il nodo del tiro con “insolente maestria”, come descritto dai suoi compagni, scatenando un grido di gioia che ha risuonato sulla parete nord.
Dopo un secondo pernottamento in parete, la squadra ha affrontato le sezioni conclusive della via, superando passaggi strapiombanti, diedri coperti di ghiaccio e massi precariamente in equilibrio. Alla fine, nell’oscurità più completa, hanno raggiunto la cresta sommitale. La stanchezza, la sorpresa e il sollievo si sono fusi in un’emozione indescrivibile. Daligault ha etichettato la vittoria come “un colpo di fortuna”, ma in realtà l’impresa è stata il frutto di una preparazione scrupolosa, di una vasta esperienza e di una perizia tecnica di altissimo livello.
L’Eredità di un’Impresa Storica: Oltre il Limite dell’Impossibile
La conquista della Directe de l’Amitié segna una pietra miliare nel panorama dell’alpinismo contemporaneo. Un gruppo composto da giovani alpinisti ha avuto il coraggio necessario per affrontare ed aggirare quella che era ritenuta una via irraggiungibile: L’abilità unica dimostrata dal team ha confermato come siano realizzabili anche gli obiettivi più ambiziosi quando si possiedono fervore, volontà ferrea ed adeguatezza nella preparazione. L’incredibile realizzazione ad opera dei climbers Daligault, Devin e Martinet non solo riporta luce sulla storicità delle Grandes Jorasses nel contesto alpinistico ma offre altresì uno sprone motivazionale a nuove leve pronte ad eccellere oltre le tradizionali aspirazioni.
Carissimi amanti della montagna, ciò che racchiude il valore della Directe de l’Amitié è il suo alto simbolismo legato all’audacia e alla tenacia umana. Un principio fondante del praticantato alpino implica quanto sia essenziale raccogliere informazioni sul territorio prima d’impegnarsi in simili avventure; mentre su un piano più avanzato si evidenzia come vitali siano flessibilità nelle decisioni legate alle circostanze impreviste delle ascese ed il lavoro collettivo fra membri dello stesso team.
Questo traguardo epico ci stimola ad approfondire concetti quali quello del varcare soglie personali; pone inoltre in luce l’intensa bellezza insita nell’esperire simili momenti con altri compagni appassionati. Ci spinge a chiederci: quali sono i nostri limiti? E cosa siamo disposti a fare per superarli?
- Sito ufficiale della Fédération Française de la Montagne et de l'Escalade (FFME).
- Articolo su PlanetMountain riguardante una precedente apertura di Daligault.
- Profilo Instagram di Virgile Devin, uno degli alpinisti coinvolti nell'impresa.
- Post del CAI con informazioni sull'ascensione e i protagonisti dell'impresa.






