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- Filippo Maria Ruffoni ha raggiunto la vetta del Cervino, a 4.478 metri, dopo 5 ore di intensa ascesa, coronando un sogno alpino.
- Prossimo obiettivo: l'Ama Dablam, montagna dell'Himalaya alta 6.812 metri, con partenza prevista per il 25 ottobre, affrontando la via sud-ovest in stile alpino.
- La spedizione all'Ama Dablam sarà guidata da Chhongba Lama Sherpa, figura di spicco tra gli operatori himalayani esperti nell'alta quota, che fornirà supporto logistico.
L’alpinista Filippo Maria Ruffoni si prepara ad affrontare nuove sfide dopo aver completato con successo l’ascensione del Cervino e in vista della spedizione all’Ama Dablam.
La Conquista del Cervino: Un Sogno Alpino Realizzato
Filippo Maria Ruffoni, alpinista di Montodine, ha coronato il suo sogno di scalare il Cervino, raggiungendo la vetta di 4.478 metri dopo cinque ore di intensa ascesa. L’esperienza, segnata da un’abbondante nevicata durante la discesa, ha rappresentato per Ruffoni la chiusura di un ciclo dedicato alle grandi vette dell’arco alpino. L’alpinista ha espresso la sua emozione pensando ai pionieri dell’alpinismo che hanno legato il loro nome alla storia di questa montagna iconica, da Walter Bonatti in poi. Partito dal rifugio Hörnlihütte a Zermat, sul versante svizzero, insieme alla guida alpina Edmond Joyeusaz, Ruffoni ha affrontato le difficoltà della montagna con determinazione, superando le avverse condizioni meteorologiche che per un anno intero avevano ostacolato la sua impresa. Il Cervino, con la sua forma inconfondibile e le sfide che pone agli scalatori, rappresenta uno dei simboli più importanti delle Alpi.
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Verso Nuove Vette: L’Ama Dablam nel Mirino
Dopo il successo sul Cervino, Ruffoni ha già fissato i suoi prossimi obiettivi, che includono la chiusura del cerchio delle vette africane con l’ascensione del Monte Stanley in Uganda, previsto per febbraio. Tuttavia, lo sguardo dell’alpinista è rivolto soprattutto all’Asia centro-meridionale, con una spedizione in Nepal programmata per l’autunno. Al centro dei suoi desideri c’è l’Ama Dablam, una delle cime più rinomate dell’Himalaya, che con i suoi 6.812 metri si erge maestosa sopra la valle del Dudh Kosi, la via che conduce ai campi base dell’Everest. Ruffoni sottolinea l’importanza della preparazione per affrontare l’alta quota, evidenziando la necessità di un accurato acclimatamento per abituare l’organismo alla carenza di ossigeno e di una solida tecnica alpinistica per affrontare le peculiarità di ogni montagna.
La Spedizione all’Ama Dablam: Dettagli e Preparativi
La spedizione all’Ama Dablam rappresenta una sfida significativa per Ruffoni, che si unirà al team guidato da Chhongba Lama Sherpa. La partenza è prevista per il 25 ottobre. L’obiettivo consiste nell’effettuare la scalata adottando lo stile alpino, seguendo la direttrice sud-ovest, un itinerario tradizionale ma impegnativo, caratterizzato da tratti tecnici su roccia, ghiaccio e terreno misto, con passaggi esposti su creste affilate e campi base disposti strategicamente a quote elevate. Chhongba Lama Sherpa, una figura di spicco tra gli operatori himalayani esperti nell’alta quota, fornirà il necessario supporto logistico all’impresa. Ruffoni mira a ottimizzare i tempi, beneficiando dell’esperienza accumulata durante l’ascesa al Mera Peak e prediligendo un approccio leggero in termini di equipaggiamento, unitamente a una strategia di acclimatazione già ampiamente testata. L’Ama Dablam, posizionata nella regione del Khumbu a sud-est dell’Everest, si distingue per la sua forma piramidale e, pur non raggiungendo le elevazioni degli ottomila, è reputata tra le vette più complesse dal punto di vista tecnico di tutto l’Himalaya, con le maggiori difficoltà concentrate in particolare tra il Campo 2 e il Campo 3.

Un Sogno che si Realizza: Oltre la Vetta
Affrontare l’Ama Dablam è per Ruffoni un sogno che si realizza, un’opportunità per entrare in connessione profonda con la cultura himalayana e assaporare l’essenza dell’alpinismo vero. Questa spedizione rappresenterà inoltre un’opportunità per consolidare i legami con la comunità Sherpa e per documentare l’intera esperienza, con l’intento di condividerla al suo rientro attraverso serate dedicate a racconti e proiezioni fotografiche. L’alpinismo, per Ruffoni, non è solo una sfida fisica, ma anche un’esperienza umana e culturale.
Riflessioni Finali: L’Alpinismo come Metafora della Vita
L’avventura di Filippo Maria Ruffoni ci offre uno spunto di riflessione sull’alpinismo come metafora della vita. Scalare una montagna, che sia il Cervino o l’Ama Dablam, richiede preparazione, determinazione, resilienza e una profonda conoscenza di sé stessi e dell’ambiente circostante. *Questi stessi elementi sono fondamentali per affrontare le sfide che la vita ci pone quotidianamente.*
Una nozione base di alpinismo ci insegna che l’acclimatamento all’altitudine è un processo graduale e fondamentale per evitare il mal di montagna e altri problemi di salute. Una nozione avanzata, invece, ci rivela che la scelta della via di salita e la gestione delle risorse (acqua, cibo, ossigeno) sono decisioni strategiche che possono fare la differenza tra il successo e il fallimento di una spedizione.
L’alpinismo, in fondo, è un’arte che richiede un equilibrio tra audacia e prudenza, tra ambizione e umiltà. Ci invita a superare i nostri limiti, ma anche a rispettare la montagna e le sue leggi. Ci insegna che la vetta non è l’unico obiettivo, ma che il vero valore risiede nel percorso, nelle relazioni umane che si creano lungo il cammino e nella consapevolezza di aver dato il massimo per raggiungere un sogno. E tu, quali vette stai scalando nella tua vita?