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- Il 5 maggio 2025, la comunità biellese ha celebrato il rientro degli alpinisti del CAI Biella dalla spedizione all'Annapurna.
- L'assessora alla cultura e alla montagna, Sara Gentile, ha sottolineato come il traguardo raggiunto racchiuda passione, preparazione e spirito collaborativo.
- Gian Luca Cavalli, capo spedizione, ha definito la sua sopravvivenza all'incidente causato da una valanga il 4 aprile come un «miracolo».
- La spedizione è stata supportata da Limit, una realtà biellese che si dedica alla riabilitazione e allo sport, evidenziando l'importanza della preparazione fisica, della resilienza mentale e del recupero.
- L'evento ha rievocato le gesta storiche di Vittorio Sella nel 1909 e dell'alpinista Ugo Angelino, componente chiave della missione italiana che conquistò il K2 nel 1954.
Il 5 maggio 2025 rappresenta una data memorabile per la comunità biellese che ha accolto con entusiasmo gli alpinisti del CAI (Club Alpino Italiano) di Biella. Questi avventurieri erano rientrati da una ardua spedizione all’Annapurna, nota per essere tra le vette più affascinanti e temibili. L’accoglienza è avvenuta in un ambiente istituzionale: la celebre sala consiliare di Palazzo Oropa ha fatto da cornice alla celebrazione. Durante l’evento, Gianluca Cavalli, Donatella Barbera e Cesar Rosales sono stati resi protagonisti per aver saputo valorizzare non solo il nome della loro sezione ma anche quello dell’intero territorio biellese.
Il Rientro Trionfale e il Riconoscimento della Città
Nella cornice dell’incontro celebrativo tenutosi recentemente è intervenuta la vicesindaca Sara Gentile in qualità di assessora alla cultura e alla montagna; un intervento volto a rimarcare non solo la dimensione sportiva del traguardo raggiunto, ma anche quella profondamente simbolica insita in un progetto che racchiude passione, preparazione, oltre allo spirito collaborativo tipico delle squadre affiatate. Non è mancato il desiderio da parte dell’amministrazione comunale, assieme ai vertici del CAI biellese, di comunicare il proprio vanto riguardo all’operato degli alpinisti coinvolti nella missione. Cesar Rosales, protagonista nel raggiungimento della cima dell’Annapurna, si è fatto portavoce delle sensazioni provate durante l’ascesa tra le nuvole alte dei monti riconoscendo con gratitudine sia il contributo fornito dal CAI sia quello della comunità locale nei suoi confronti. Gli alpinisti Gianluca Cavalli e Donatella Barbera hanno rivisitato gli eventi cruciali delineando con chiarezza i frangenti più complessi incontrati lungo la via ascensionale, incluso quanto avvenuto durante l’evacuazione necessaria per Cavalli dovuta a una valanga.
Andrea Formagnana, il presidente della Sezione CAI Biella, ha messo in rilievo quanto significativo fosse questo viaggio collettivo fondato su solide basi, quali amicizia genuina e intensa preparazione. Nel suo discorso sono emerse menzioni a figure importanti, quale Guido Machetto, verso cui quest’impresa assume grande significatività emotiva. La missione è stata supportata da Limit, una realtà innovativa situata a Biella che si dedica alla riabilitazione e allo sport. Questa iniziativa mira a evidenziare quanto sia cruciale la preparazione fisica, assieme alla resilienza mentale e al processo di recupero, quando si affrontano prove così impegnative come quelle estreme.
L’Incidente e la Determinazione
Gian Luca Cavalli, capo spedizione, accademico del CAI e istruttore della scuola nazionale Guido Machetto di Biella, ha definito la sua sopravvivenza all’incidente come un “miracolo”. Tuttavia, ha espresso il suo rammarico per non essere riuscito a raggiungere la vetta a causa dell’infortunio subito il 4 aprile, quando una valanga lo ha colpito a una mano. Nonostante la delusione personale, Cavalli si è detto contento per il successo di Cesar Rosales, che ha portato a termine l’ascensione.

Il Legame con il K2 e la Storia dell’Alpinismo Biellese
La passione dei biellesi per i monti è emersa con grande vigore in occasione dell’evento commemorativo focalizzato sul K2, riconosciuto come la seconda cima più elevata a livello globale. Quest’incontro ha sottolineato non solo l’importanza geografica della montagna ma anche i profondi legami esistenti tra essa e Biella. Presieduto da Andrea Formagnana, presidente del CAI, insieme alla vicepresidente Manuela Piana, l’evento ha riportato alla memoria le gesta storiche di Vittorio Sella. Questi fu pionieristico nel percorrere le terre selvagge del Karakorum nel lontano 1909 accanto al Duca degli Abruzzi nella loro audace aspirazione all’ascesa del K2. La mostra delle opere fotografiche raccolte nella fondazione, intitolata a lui, ha dato ai partecipanti una finestra su quelle remote bellezze naturali; in particolare, sono stati valorizzati gli sforzi dell’alpinista locale Ugo Angelino, componente chiave della missione italiana che si aggiudicò la cima nel 1954.
Ad arricchire ulteriormente la serata sono stati i melodici interventi corali offerti dal Coro Genzianella insieme con quello Cesare Rinaldo, fortemente associati alla personalità carismatica di Ugo Angelino, oltre ad una serie avvincente d’immagini catturate dai membri dell’avventura estiva recente organizzata dal CAI Biella. Un gruppo di alpinisti composto da Gian Luca Cavalli, Cesar Rosales, Donatella Barbera, Tommasso Lamantia e Matteo Sella ha condiviso esperienze intense, rivelando le emozioni profonde e gli ostacoli che hanno dovuto superare nel corso della loro ascensione ai picchi del Broad Peak e K2.
Conclusione: Un Eredità di Passione e Avventura
Riflettiamo per un attimo sulla recentissima spedizione del CAI di Biella all’Annapurna. Le celebrazioni ad essa associate non sono soltanto eventi mondani; rappresentano piuttosto una tessitura significativa nella narrativa dell’alpinismo locale. Questo gruppo ha coltivato nel tempo un’eredità ricca di passione, preparazione e spirito collaborativo, attingendo a modelli ispiratori quali Vittorio Sella, Ugo Angelino e Guido Machetto. È affascinante notare come la dedizione mostrata dal CAI nel promuovere l’alpinismo tra i giovani – supportata dall’entusiasmo della comunità – dimostri la robustezza di una tradizione viva che guarda avanti con ambizioni vigorose.
A questo punto è essenziale capire che l’alpinismo va oltre la mera forza fisica; coinvolge anche elementi mentali ed emotivi significativi. Non c’è dubbio: la preparazione corporea riveste certo un ruolo chiave; tuttavia, pari importanza spetta alla resilienza psichica oltre alle abilità nel recupero nelle situazioni avverse. E certamente non possiamo trascurare il valore cruciale della cooperazione fra compagni d’avventura: è in queste dinamiche relazionali che spesso si trovano risposte nei momenti più complessi sul campo! Esaminando la questione in maniera approfondita, è possibile evidenziare come l’odierna pratica dell’alpinismo abbia subito una metamorfosi marcata in termini di etica e approccio stilistico. Oggi si privilegiano infatti le spedizioni leggere, caratterizzate da una crescente autonomia operativa che tiene conto sia della salvaguardia ambientale sia del rispetto delle comunità locali. Questa evoluzione è stata impulsata da pionieri come Guido Machetto e segna un netto distacco dalle tradizionali pratiche alpinistiche che sovente comportavano effetti collaterali indesiderati sul piano ecologico e sociale.
Dunque ci si deve interrogare: il vero significato dell’alpinismo risiede nella mera sfida individuale oppure si configura piuttosto come un’opportunità per sostenere valori fondamentali quali la solidarietà, il rispetto reciproco e la sostenibilità? Probabilmente la chiave di volta è rappresentata dalla capacità di conciliare l’ambizione intrinseca nell’aspirazione alla vetta con la consapevolezza del nostro impatto nel contesto globale.