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- Simone Moro definisce le spedizioni commerciali come «safari d'alta quota», evidenziando come abbiano trasformato le vette in destinazioni turistiche di massa a partire dal 1996.
- Moro critica il sovraffollamento sulle vie normali degli Ottomila, affermando che «si crea una fila di persone e non si può salire in modo diverso», spingendo gli alpinisti a cercare nuove sfide.
- L'alpinista bergamasco annuncia il suo ritorno al Manaslu in invernale, sottolineando l'importanza della pazienza e della rinuncia per la sicurezza in montagna.
Oggi, 25 luglio 2025, la comunità alpinistica mondiale è in effervescenza. Tutti gli occhi sono puntati sul nuovo libro di Simone Moro, intitolato “Gli 8000 al chiodo”. L’opera pone questioni fondamentali riguardo al futuro dell’alpinismo nell’epoca delle spedizioni a pagamento, un fenomeno nato nel 1996 che ha mutato profondamente il modo di affrontare le cime più alte, portando nuove dinamiche e problemi.
Un’analisi critica dell’alpinismo moderno
Il libro di Moro non è solo un resoconto di esperienze personali, ma una profonda disamina del significato che l’alpinismo riveste oggigiorno. L’autore non si trattiene dal definire le spedizioni commerciali come “safari d’alta quota”, accostandole a viaggi organizzati in cui la preparazione e l’autosufficienza vengono rimpiazzate da un pacchetto “tutto incluso” che prevede ossigeno supplementare, sherpa e guide esperte. Questo approccio, secondo Moro, ha “appeso al chiodo” l’alpinismo esplorativo e avventuroso, quello basato su una pianificazione scrupolosa e sulla capacità di gestire l’imprevisto.
La critica di Moro non si indirizza tanto ai singoli partecipanti a queste spedizioni, quanto al sistema che ne permette l’esistenza. La trasformazione delle vette in destinazioni turistiche di massa ha causato ingorghi e sovraffollamento, compromettendo la possibilità di vivere un’esperienza autentica e in solitudine. L’alpinista bergamasco sottolinea che “si crea una fila di persone e non si può salire in modo diverso, non c’è proprio lo spazio fisico per sorpassare o fare una scalata in solitaria”.

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- Non sono d'accordo, penso che demonizzare i "safari" sia... 😠...
- Ma se invece vedessimo le spedizioni commerciali come... 🤔...
Oltre gli Ottomila: alla ricerca di nuove sfide
Nonostante le critiche, Moro riconosce anche gli aspetti positivi delle spedizioni commerciali. Queste hanno contribuito a portare ricchezza in paesi poveri e hanno spinto gli alpinisti più ambiziosi a cercare nuove sfide, lontano dalle vie normali degli Ottomila. “Oggi non c’è più spazio per avere gloria facendo la via normale di un Ottomila nella stagione più favorevole”, afferma Moro, sottolineando la necessità di esplorare nuove montagne e nuove stagioni.
L’alpinista bergamasco invita a riscoprire le vette meno conosciute, sia in Italia che nel resto del mondo. Cime come quelle delle Alpi Orobie, Marittime e piemontesi offrono opportunità uniche per chi cerca un’esperienza autentica e selvaggia. Moro auspica un “Piano Marshall per la montagna”, che promuova la formazione, la valorizzazione del territorio e la narrazione di nuove storie.
L’esperienza personale e il futuro dell’alpinismo
Moro condivide anche la sua esperienza personale, rivelando di non essere sempre stato ben visto dalla comunità alpinistica. Proveniente dal mondo dell’arrampicata, ha dovuto superare pregiudizi e ostilità per affermarsi come alpinista di successo. Questa esperienza lo ha portato a sviluppare una visione più inclusiva e aperta dell’alpinismo, riconoscendo il valore di ogni approccio e di ogni motivazione.
L’alpinista annuncia anche il suo ritorno al Manaslu in invernale, una sfida che lo ha visto più volte rinunciare a causa delle condizioni avverse. “L’esercizio della pazienza e della rinuncia è il segreto per diventare, non solo un bravo alpinista, ma anche un vecchio alpinista”, afferma Moro, sottolineando l’importanza di saper rinunciare per tornare a casa sani e salvi.
Un invito alla riflessione: la montagna come specchio dell’anima
Il libro di Simone Moro è un invito a riflettere sul significato dell’alpinismo e sul suo ruolo nella società contemporanea. L’autore ci spinge a interrogarci sul nostro rapporto con la montagna, sul nostro desiderio di avventura e sulla nostra capacità di affrontare le sfide.
In questo contesto, è fondamentale ricordare che la montagna è un ambiente fragile e prezioso, che va rispettato e preservato. L’alpinismo, in tutte le sue forme, deve essere praticato in modo responsabile, tenendo conto dell’impatto ambientale e sociale delle nostre azioni.
Un concetto avanzato da tenere a mente è che l’alpinismo non è solo una questione di performance e di conquista, ma anche di crescita personale e di scoperta di sé. La montagna ci mette di fronte ai nostri limiti, ci insegna la pazienza, la resilienza e la capacità di adattamento.
L’alpinismo è un’attività che richiede una profonda conoscenza del territorio, delle tecniche di progressione e delle condizioni meteorologiche. È fondamentale acquisire le competenze necessarie attraverso corsi specifici e l’esperienza sul campo. La sicurezza deve essere sempre al primo posto, e non bisogna mai sottovalutare i rischi.
La montagna è un luogo di bellezza e di ispirazione, ma anche di pericolo e di sfida. Sta a noi scegliere come viverla, con rispetto, consapevolezza e passione.