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- Una cordata britannica ha aperto una nuova via di 3000 metri sull'Aikache Chhok, montagna di 6673 metri nel Karakorum.
- La via, chiamata «Secrets, Sheperds, Sex and Serendipity», ha richiesto sei giorni di arrampicata in parete e una notte in vetta.
- Price e Ponsonby hanno superato difficoltà tecniche di M7, AI5 e A2+, dimostrando grande abilità e resistenza.
L’alpinismo moderno continua a stupire con imprese che spingono i limiti dell’esplorazione e della capacità umana. Recentemente, una cordata britannica ha lasciato il segno nel cuore del Karakorum, aprendo una nuova via sull’imponente Aikache Chhok, una montagna di 6673 metri situata nella remota valle del Chalt, in Pakistan. Questa salita non è solo una conquista alpinistica, ma anche una testimonianza della resilienza, della determinazione e dello spirito di avventura che animano gli alpinisti di oggi.
Una Nuova Sfida sull’Aikache Chhok
James Price e George Ponsonby, i due alpinisti protagonisti di questa impresa, hanno tracciato una via di 3000 metri sulla parete nord-ovest dell’Aikache Chhok, superando difficoltà tecniche di M7, AI5 e A2+. La via, battezzata “Secrets, Sheperds, Sex and Serendipity”, ha richiesto ben sei giorni di arrampicata in parete, seguiti da una notte in vetta prima di iniziare la discesa lungo il versante sud-est. La loro avventura si è svolta nell’ambito di una spedizione più ampia dello Young Alpinist Group (YAG), un team britannico composto da otto alpinisti con l’obiettivo di esplorare e scalare le cime meno conosciute della regione.

La spedizione non è iniziata nel migliore dei modi, con problemi logistici e condizioni meteorologiche avverse che hanno ostacolato i piani iniziali. Tuttavia, con il ritorno del bel tempo, gli alpinisti si sono divisi in cordate, intraprendendo diverse ascensioni. Mentre due cordate hanno dovuto rinunciare ai loro obiettivi, Price e Ponsonby hanno perseverato, raggiungendo la vetta dell’Aikache Chhok e aprendo una via che si preannuncia come una delle più significative della stagione.
- 💪 Impressionante! Un'avventura che dimostra come i limiti siano fatti per essere superati......
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- 🌍 Curioso il parallelismo tra conquista della vetta e rispetto delle culture locali. Un nuovo umanesimo alpinistico... ...
Dettagli di un’Ascesa Epica
La salita di Price e Ponsonby è stata un vero banco di prova per le loro capacità alpinistiche e la loro resistenza fisica e mentale. Dopo aver trascorso una settimana e mezza al campo base, studiando la parete e attendendo il miglioramento delle condizioni meteorologiche, i due alpinisti hanno scelto la cresta che risaliva direttamente la parete nord-ovest della montagna. Inizialmente incerti sulla sua inviolabilità, hanno poi scoperto che la vetta era già stata raggiunta da un team italiano nel 1983, ma solo attraverso la cresta sud.
La loro ascesa è stata caratterizzata da una varietà di terreni e difficoltà. Il primo giorno, hanno superato un canalone principale e diverse lunghezze di misto fino a M5/M6, connettendo piccoli nevai sempre più in alto sulla parete. Il secondo giorno si è rivelato particolarmente impegnativo, con tre tiri di misto e artificiale fino a M7/A2+. I giorni successivi hanno visto gli alpinisti affrontare pendii di ghiaccio ripidi e frammentati, cenge di neve e tratti di misto più facili, fino a raggiungere il “secondo gradino roccioso”.
Il quinto giorno è stato forse il più duro, con otto tiri di arrampicata su ghiaccio fino a AI5, la maggior parte dei quali erano tiri da 60 metri su ghiaccio durissimo. La stanchezza accumulata ha portato a errori e momenti di difficoltà, ma la determinazione dei due alpinisti non ha vacillato. Il sesto giorno, la cresta sommitale si è rivelata un’ulteriore sfida, con 1000 metri di ghiaccio nero e alcuni gradini rocciosi friabili. Per superare le difficoltà, Price e Ponsonby hanno sviluppato una tecnica che hanno chiamato il “Karakorum flop”, che consisteva nel rilassare completamente il corpo appesi alla piccozza per recuperare le energie.
Nel settimo giorno di scalata, i due alpinisti hanno conquistato la cresta tra la vetta secondaria e quella principale, dopo aver superato un difficile gradino di ghiaccio a strapiombo e una lunghezza e mezza di ripido ghiaccio nero. Tuttavia, una mini-tempesta ha avvolto la cresta sommitale, riducendo la visibilità e rendendo l’ultimo tratto particolarmente difficile. Solo l’ottavo giorno, con il ritorno del bel tempo, Price e Ponsonby hanno finalmente raggiunto la vetta dell’Aikache Chhok, dopo aver superato una cornice di neve che si è rivelata essere l’ultimo ostacolo.
La discesa si è rivelata altrettanto impegnativa, con corde doppie su roccia, seracchi e Abalakov. Dopo nove giorni di arrampicata e discesa, gli alpinisti hanno finalmente raggiunto il campo base, accolti da una folla festante composta dai membri della spedizione e dai pastori locali.
Un Tributo all’Ospitalità Locale
La spedizione di Price e Ponsonby non è stata solo una conquista alpinistica, ma anche un’esperienza umana ricca di incontri e scambi culturali. Gli alpinisti hanno espresso la loro gratitudine nei confronti degli alpinisti locali Hassan, Adnan e Najeed, che li hanno ospitati e accompagnati durante il viaggio, e soprattutto nei confronti di Akbar e degli altri pastori, che li hanno accolti nelle loro case, fornito cibo e riparo e vegliato su di loro durante la loro permanenza in montagna. In segno di riconoscenza, Price e Ponsonby hanno proposto di chiamare la montagna “Akbar Chhok” in onore del loro ospite, anche se alla fine hanno optato per il nome originale.
Oltre la Conquista: Riflessioni sull’Alpinismo Moderno
L’ascensione di James Price e George Ponsonby all’Aikache Chhok rappresenta un esempio lampante di come l’alpinismo moderno stia evolvendo. Non si tratta più solo di raggiungere la vetta a tutti i costi, ma di esplorare nuove vie, superare i propri limiti e vivere un’esperienza umana profonda e significativa. La loro salita è una testimonianza della resilienza, della determinazione e dello spirito di avventura che animano gli alpinisti di oggi, ma anche dell’importanza dell’ospitalità e dello scambio culturale.
L’alpinismo, in fondo, è molto più di una semplice attività sportiva. È un modo per entrare in contatto con la natura, con se stessi e con gli altri. È un’esperienza che può cambiare la vita, insegnandoci il valore della perseveranza, dell’umiltà e del rispetto per l’ambiente.
Una nozione base di notizie e approfondimenti su montagna e alpinismo correlata al tema principale dell’articolo è l’importanza della preparazione fisica e mentale per affrontare ascensioni di questo tipo. Gli alpinisti devono essere in grado di gestire lo stress, la fatica e le difficoltà tecniche, oltre a dover essere in grado di prendere decisioni rapide e accurate in situazioni di emergenza.
Una nozione avanzata è la conoscenza delle tecniche di arrampicata su ghiaccio e misto, nonché la capacità di valutare i rischi oggettivi e soggettivi in montagna. Gli alpinisti devono essere in grado di riconoscere i pericoli, come valanghe, seracchi e crepacci, e di adottare le misure necessarie per mitigarli.
L’ascensione di Price e Ponsonby ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo e sul suo ruolo nella società contemporanea. In un mondo sempre più frenetico e artificiale, l’alpinismo ci offre l’opportunità di riconnetterci con la natura, di sfidare noi stessi e di scoprire il nostro potenziale.







