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Montagna abbandonata, Italia fragile: come salvare il nostro patrimonio?

Un'analisi approfondita rivela come la trascuratezza delle aree montane stia accelerando la crisi climatica e quali soluzioni concrete, come la perequazione di bacino, possono invertire questa pericolosa tendenza.
  • Eventi meteorologici estremi evidenziano l'urgenza di rivalutare le aree montane, spostando l'attenzione dallo sviluppo concentrato nelle pianure.
  • Infrastrutture montane cruciali, come la ferrovia Faentina, versano in condizioni critiche a due anni dall'alluvione, sollevando dubbi sulla fattibilità del ripopolamento.
  • Investire nella manutenzione montana costa meno: ogni euro non investito si traduce in dieci euro di danni a valle, sottolineando la necessità di una visione di bacino.

La necessità di invertire la rotta e rivalutare le aree montane, non per un sentimento nostalgico, ma per una stringente necessità. Gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e intensi, evidenziano l’insostenibilità di un modello di sviluppo che concentra risorse e popolazione nelle pianure, trascurando il potenziale delle zone collinari e montane. Questi fenomeni, lungi dall’essere eccezioni, rappresentano una nuova normalità che impone un ripensamento delle politiche territoriali.

La proposta di Liverani si focalizza sul riabitare le aree interne, portando lavoro, servizi essenziali, connettività e sicurezza ambientale anche al di fuori dei grandi centri urbani. Questo approccio mira a creare un nuovo equilibrio territoriale, più resiliente e sostenibile di fronte alle sfide climatiche e ambientali.

La spietatezza dei numeri e la sfida logistica

A <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://ilpiccolo.org/ilpiccolo/2025/12/lettera-mantenere-la-montagna-costa-meno-che-ricostruire-la-pianura-invertire-la-rotta-e-una-necessita-ma-con-quali-mezzi/”>seguito dell’articolo di Liverani, è giunta una lettera che, pur condividendo l’appello, pone l’accento sulla complessità della sua realizzazione. La lettera evidenzia come l’inversione di rotta si scontri con la “spietatezza dei numeri e della logistica”. A due anni dall’alluvione, infrastrutture cruciali come la ferrovia Faentina versano in condizioni critiche, mentre le strade di collegamento con i comuni montani rimangono inadeguade. Questo scenario solleva interrogativi sui mezzi necessari per concretizzare il ripopolamento delle aree interne.

La lettera mette in luce un paradosso contabile: il sistema di welfare dei centri urbani, come Faenza, agisce come una calamita, attirando popolazione e risorse. La disparità tra gli investimenti sociali dei comuni di pianura e quelli montani crea un disincentivo per le giovani coppie a trasferirsi in zone isolate, rinunciando a sussidi e servizi garantiti nelle aree più sviluppate. Paradossalmente, sembra che la vulnerabilità attragga maggiormente laddove il contesto urbano della Via Emilia fornisce più occasioni.

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  • 🏔️ Che bello questo articolo, finalmente qualcuno che parla chiaro......
  • 📉 Non sono d'accordo, la montagna è già troppo idealizzata......
  • 🤔 E se invece di 'salvare', imparassimo a convivere con la montagna...?...

Il costo del “non fare” e la necessità di una visione di bacino

Il punto cruciale sollevato nella lettera è il costo del “non fare”. Ragionare per confini comunali si rivela un errore strategico, poiché i corsi d’acqua che nascono in montagna influenzano direttamente il destino delle aree di pianura. La gestione inadeguata dei territori montani, con bilanci limitati e risorse insufficienti, si traduce in danni ingenti a valle. Mantenere la montagna, secondo la lettera, costa meno che ricostruire la pianura. Ogni euro non investito nella manutenzione di fossi e nella prevenzione di frane si trasforma in dieci euro di danni a valle.

La lettera propone una soluzione: una *perequazione di bacino. Le tasse generate dalle industrie di pianura dovrebbero finanziare interventi di manutenzione stradale e di difesa idrogeologica a monte. Chi si occupa della pulizia dei boschi e della cura del territorio montano svolge un servizio di pubblica utilità e deve essere adeguatamente remunerato, non abbandonato all’isolamento. Senza questa visione, il “nuovo paradigma” di Liverani rischia di rimanere una mera utopia.

Un futuro sostenibile per le aree montane: un imperativo etico ed economico

La questione del ripopolamento delle aree montane non è solo una questione economica o logistica, ma anche un imperativo etico. Abbandonare questi territori significa rinunciare a un patrimonio culturale, ambientale e sociale inestimabile. Le comunità montane custodiscono saperi tradizionali, pratiche agricole sostenibili e una profonda conoscenza del territorio. La loro salvaguardia è fondamentale per preservare la biodiversità e la resilienza del nostro paese.

Investire nelle aree montane significa creare nuove opportunità di lavoro, promuovere il turismo sostenibile e valorizzare i prodotti tipici del territorio. Significa anche garantire servizi essenziali come l’istruzione, la sanità e la connettività digitale, superando il divario tra città e montagna. Un futuro sostenibile per le aree montane richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile. È necessario superare la logica dei campanili e adottare una visione di lungo termine, che tenga conto degli interessi di tutti gli attori coinvolti.

Amici appassionati di montagna, riflettiamo insieme su questo tema cruciale. La montagna non è solo un luogo di svago e avventura, ma anche un ecosistema fragile e un serbatoio di risorse preziose. Una nozione base di alpinismo ci insegna che la sicurezza in montagna dipende dalla conoscenza del territorio e dalla capacità di adattarsi alle sue condizioni. Allo stesso modo, una nozione avanzata ci ricorda che la sostenibilità ambientale è un elemento imprescindibile per la pratica dell’alpinismo responsabile.
Ricordiamoci che ogni nostra azione ha un impatto sull’ambiente montano e sulle comunità che lo abitano*. Cerchiamo di essere consapevoli delle nostre scelte e di contribuire a preservare questo patrimonio per le future generazioni. La montagna è un bene comune che va tutelato e valorizzato.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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