E-Mail: [email protected]
- Paolo Cocco è scomparso durante la prima salita italiana del Dolma Khang, montagna di 6.300 metri in Nepal.
- La comunità di Fara San Martino ha reso omaggio a Paolo Cocco con una cerimonia nella sala consiliare il 29 novembre.
- Il sindaco Tavani ha annunciato che l'amministrazione comunale continuerà a portare avanti progetti umanitari in Nepal, e il prossimo festival della montagna sarà dedicato alla sua memoria, in onore dell'impegno di Cocco.
Il testo è già corretto e leggibile. Non ci sono modifiche necessarie.
L’ultimo viaggio di Paolo Cocco
Tutto ebbe inizio con la missione intrapresa da Paolo Cocco assieme al biologo teramano Marco Di Marcello e all’altoatesino Marcus Kirchler: il loro intento era quello di realizzare la prima salita italiana del Dolma Khang, che svetta a 6.300 metri nel suggestivo contesto del Nepal. Tuttavia, durante il tragitto verso questa ambita cima montuosa si abbatté su Cocco una valanga fatale che pose fine prematuramente alla sua esistenza. Ancora avvolto nel mistero rimane il corpo dello sfortunato Marco Di Marcello, sparito senza lasciare tracce e amplificando così il dramma dell’intera situazione. Dopo un lungo periodo caratterizzato da profonda angoscia collettiva per i due uomini dispersi tra le vette nepalesi e sentimenti strazianti condivisi dalla comunità locale, culminando nei sentimenti d’affetto presenti nella cittadina abruzzese Fara San Martino; infine la salma di Paolo Cocco è tornata a casa in Italia sotto l’accompagnamento della madre affranta insieme al sindaco Antonio Tavani, dando così modo ai concittadini di ridurre l’incomprimibile tristezza tramite cerimonie commemorative preparate appositamente per dare saluto all’amico perduto.

- Che storia toccante, Paolo Cocco ha lasciato un segno......
- Una tragedia che ci ricorda i pericoli della montagna... 😔...
- E se la vera eredità fosse un invito a cambiare prospettiva... 🤔...
Il ricordo di un uomo poliedrico
Non solo un fervente alpinista, Paolo Cocco emergeva come figura prominente nel tessuto sociale della sua comunità. Con alle spalle esperienze come ex vicesindaco e dotato delle abilità artistiche di grafico e fotografo raffinato, ha armonizzato la propria dedizione alla montagna con un forte senso del dovere civico. La notizia della sua scomparsa ha lasciato una ferita difficile da sanare a Fara San Martino; qui era noto e ammirato per la propria indole gentile e discreta. A seguito dell’accaduto, i membri della comunità si sono attivati per omaggiare la sua memoria attraverso vari eventi commemorativi significativi. Il 29 novembre scorso l’urna che custodiva le ceneri di Paolo Cocco è stata esposta all’interno della sala consiliare comunale – sede che lo aveva visto partecipe dell’attività politica locale – mentre nel corso della serata si è tenuta una cerimonia aperta a quanti volevano rendere omaggio per l’ultima volta al giovane amante dell’escursionismo.
L’addio della comunità
Domenica 30 novembre, alle ore 15:00, nella chiesa di San Remigio, si sono svolti i funerali di Paolo Cocco. L’intera comunità si è stretta attorno alla famiglia, partecipando commossa al rito funebre. Il messaggio scelto dalla famiglia per annunciare l’ultimo saluto, “Paolo ora voli libero nel cielo”, ha commosso tutti i presenti, evocando l’anima indomita e la sete di avventura che hanno sempre contraddistinto Paolo. Il sindaco Tavani ha ricordato Paolo come un’anima libera e ha annunciato che l’amministrazione comunale continuerà a portare avanti progetti umanitari in Nepal, in suo onore. È stata inoltre attivata una raccolta fondi e il prossimo festival della montagna sarà dedicato alla sua memoria.
Un’eredità di passione e impegno
L’inesorabile perdita di Paolo Cocco serve da monito sulla vulnerabilità esistenziale nonché sull’intensità della passione umana. La narrazione della sua vita evidenzia il modo in cui si può integrare un profondo affetto per le montagne insieme a uno slancio verso l’attivismo sociale e all’impegno nella propria comunità locale. L’eredità che egli ha conferito alla sua terra natale, Fara San Martino, rimane significativa: essa rappresenta una fiamma viva d’amore nei confronti della natura che perdurerà nel ricordo degli amici.
Per coloro i quali sono animati dalla medesima aspirazione verso i sentieri impervi, occorre considerare attentamente l’insegnamento offerto dalla tragedia personale del signor Cocco: mai trascurare gli aspetti riguardanti la preparazione meticolosa così come una solida comprensione dei potenziali rischi associati alle escursioni ad alta quota. Comprendere le variabili climatiche locali non costituisce solo un fatto elementare nell’alpinismo; bensì risulta vitale anche poter discernere ed analizzare quelli che potrebbero essere indizi significativi legati al suolo.
Proficua appare dunque anche l’abilità nel modificare strategicamente gli itinerari pianificati basandosi sulle mutevoli condizioni atmosferiche od orografiche anziché seguire ciecamente i percorsi standardizzati da guide o esperienze precedenti. Sebbene attrattiva nelle sue bellezze mozzafiato, la montagna cela insidie non trascurabili, richiedendo agli alpinisti il giusto grado di reverenza accompagnata dall’adeguatezza logistica necessaria ad affrontarne ogni aspetto sfidante. È opportuno quindi considerarlo come uno sprone ulteriore per riconsiderarci rispetto al nostro approccio al mondo alpino.







