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Everest: l’avventura mozzafiato dei nove membri del CAI tra i tre colli nepalesi

Scopri come nove membri del Cai hanno trasformato un trekking impegnativo in Nepal, culminato al Campo Base dell'Everest, in un'esperienza indimenticabile di crescita personale e scoperta culturale.
  • Il 19 ottobre 2024 è iniziata la spedizione dei nove membri del CAI con un volo da Bergamo a Dubai, preludio all'avventura di trekking attraverso i Tre Colli nepalesi.
  • Il gruppo ha raggiunto Namche Bazar, a 3.440 metri di altitudine, dopo due giorni di cammino, immergendosi nella cultura locale e godendo di viste sull'Everest e sull'Ama Dablam.
  • Tre membri del gruppo hanno compiuto con successo l'ascensione all'Island Peak (6.189 m), mentre gli altri hanno raggiunto la cima panoramica del Chukhung Ri (5.550 m), dimostrando la varietà di sfide e soddisfazioni offerte dal trekking.

Mercoledì 26 novembre 2025, l’Unitre di Cuorgnè ha ospitato una conferenza che ha attirato un folto pubblico. Nove membri del CAI, provenienti dalle sezioni di Cirié, Cuorgnè e Rivarolo, hanno narrato la loro avventura di trekking attraverso i Tre Colli nepalesi, culminata con l’arrivo al Campo Base dell’Everest nell’ottobre del 2024. L’iniziativa, attuata grazie alla cooperazione con Cho-Oyu Trekking Nepal e alla guida di Edoardo Martelli, ha rappresentato un’esperienza significativa per i partecipanti.

Il Viaggio: Dalle Valli Canavesane alle Pendici dell’Everest

La spedizione è iniziata il 19 ottobre 2024 con un volo da Bergamo a Dubai, seguito da un trasferimento a Katmandu. La capitale nepalese ha rappresentato la prima tappa culturale e di acclimatamento per il gruppo. Il 21 ottobre, a causa dei danni alle vie di comunicazione causati dalle alluvioni estive, gli escursionisti hanno optato per un trasferimento in elicottero a Lukla, punto di partenza del trekking vero e proprio. Da qui, il percorso si è snodato attraverso villaggi caratteristici e ponti tibetani, conducendo gradualmente verso l’alta quota. Dopo due giornate di cammino, la comitiva è giunta a Namche Bazar, un centro abitato posto a 3.440 metri di altitudine. Il soggiorno in questa località è stato impreziosito da viste mozzafiato sull’Everest e sull’Ama Dablam, oltre che da approfondimenti culturali a Khumjung (3.780 m), presso il santuario locale e la Hillary School.

Successivamente, la squadra ha proseguito l’ascesa lungo il versante sinistro della valle, facendo tappa a Thame (3.800 m) e Lungdhen (4.380 m), fino a raggiungere il Renjo La Pass (5.360 m). Da questo punto panoramico, si è aperta una vista spettacolare sul Cho Oyu, sull’Everest e sul Lhotse. La discesa ha condotto a Gokyo (4.790 m), insediamento adagiato su una morena che si affaccia sui laghi glaciali. Dopo aver superato il ghiacciaio Ngozumpa, originatosi dalla parete meridionale del Cho Oyu, gli alpinisti hanno raggiunto Dragnak (4.700 m) e il Cho La (5.368 m), un valico che regala scorci unici sul Lobuche East, sul Cholatze e sull’Ama Dablam. La discesa ha portato a Dzonglha (4.830 m) e poi a Lobuche (4.910 m), fino alla Piramide EV-K2-CNR (5.050 m), il polo di ricerca istituito nel 1990 da Ardito Desio. In questo luogo, il gruppo ha compiuto una visita ufficiale, consegnando il gagliardetto del CAI Cuorgnè e scattando una foto ricordo.

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  • Che avventura incredibile! 😍 Leggere di questa spedizione......
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  • Non sono d'accordo con questa enfasi sull'eroismo... 😒 Ci sono......
  • L'Everest come metafora della vita... 🏔️ Un'interpretazione affascinante......

L’Ascesa al Campo Base e le Vette Conquistate

Il giorno seguente, il trekking ha raggiunto Gorakshep (5.140 m) e, infine, il Campo Base dell’Everest, un traguardo simbolico ed emozionante. *Nel corso del pomeriggio, Edoardo intraprese la salita verso il Kala Patthar, per catturare l’immagine del tramonto sull’Everest, mentre il resto della compagnia lo ha seguito la mattina seguente, godendo della vista sul versante sud-ovest del gigante himalayano. Il percorso di rientro ha seguito il tracciato che conduceva alla Piramide e a Lobuche, per poi deviare verso Dingboche (4.410 m) e raggiungere Chukhung (4.730 m). A questo punto, i partecipanti si sono divisi: Piero, Edoardo e Massimo hanno completato con successo l’ascensione all’Island Peak (6.189 m), mentre i restanti hanno raggiunto la cima panoramica del Chukhung Ri (5.550 m), un punto di osservazione privilegiato sul Makalu. Durante la fase di discesa, i componenti del gruppo si sono riuniti a Dingboche, riprendendo poi il cammino in direzione di Pangboche, dove una debole nevicata ha aggiunto un tocco suggestivo al viaggio. La marcia è continuata verso Tengboche (3.860 m), custode del celebre monastero, per poi concludersi a Namche Bazar, chiudendo così il circuito dei Tre Passi.

Ritorno e Riflessioni Finali

Le ultime quarantotto ore sono state impiegate per il tragitto di ritorno verso Lukla. Malgrado i posticipi dei voli, la brigata ha esibito flessibilità e determinazione, riuscendo infine a fare rientro a Katmandu per l’ultimo pasto e il viaggio di ritorno in Italia. La perfetta organizzazione, le condizioni climatiche favorevoli e un solido spirito di squadra hanno reso questa esperienza memorabile. Durante la conferenza, mentre i soci del CAI condividevano le loro esperienze, sono riemerse le antiche leggende legate al Nepal. La tradizione orale narra che un antico saggio di nome Ne proteggesse queste terre, da cui deriverebbe il nome Nepal, che significa “la terra salvaguardata da Ne”. Altre ipotesi suggeriscono che la denominazione possa derivare dal sanscrito Nipalaya, ovvero “ai piedi delle montagne”, o dalle tende scure dei pastori Newar, le ne-pal. Nel corso dei secoli, gli esploratori hanno rinominato la vetta più alta del mondo, precedentemente nota come Peak XV, in onore di Sir George Everest, nonostante lui stesso prediligesse i nomi autoctoni Chomolungma e Sagarmatha.

L’Eredità dell’Himalaya: Un Viaggio Interiore

Le montagne, con la loro maestosità silenziosa, offrono insegnamenti profondi. Ogni passo compiuto nei Tre Passi rappresenta un’esplorazione interiore, una rivelazione personale nell’aria rarefatta dell’alta quota. Hermann Hesse sosteneva che “la saggezza non può essere trasmessa, si può solo viverla”. Forse il regalo più veritiero che l’Himalaya possa offrire non sta nell’atto di scalare una cima, ma nella presa di coscienza che il vero cammino prosegue, in modo celato, nell’intimo di chi fa ritorno.

Amici appassionati di montagna, spero che questo racconto vi abbia ispirato. Ricordate, una nozione base dell’alpinismo è l’importanza dell’acclimatamento all’altitudine per prevenire il mal di montagna. Una nozione più avanzata riguarda la pianificazione di un itinerario che tenga conto delle finestre di bel tempo e delle condizioni del terreno, elementi cruciali per la sicurezza in alta quota. Riflettete su come ogni esperienza in montagna possa essere un’opportunità di crescita personale, un modo per superare i propri limiti e scoprire la bellezza del mondo che ci circonda. Ogni passo, ogni vetta, è un tassello del nostro viaggio interiore. Non dimenticatelo mai.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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