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Caprioli di San Vito: un’epopea alpinistica tra Dolomiti e vette leggendarie

Ripercorriamo la storia del Gruppo Rocciatori Caprioli di San Vito, dalle prime scalate dolomitiche alle imprese internazionali, fino alla rinascita e all'impegno per le nuove generazioni di alpinisti.
  • Fondato nel 1947 a San Vito di Cadore, il Gruppo Rocciatori Caprioli ha segnato la storia dell'alpinismo dolomitico.
  • Nel 1963, Menegus e Bonafede realizzarono la prima ripetizione invernale della Solleder al Civetta, celebrandone il centenario.
  • La nuova via ferrata «Caprioli», con un dislivello di 690 metri e un tempo di percorrenza di 4-5 ore, offre un'esperienza immersiva nelle Dolomiti.

## I Caprioli di San Vito: Una Storia di Alpinismo tra Dolomiti e Cime del Mondo La storia dell’alpinismo dolomitico è costellata di figure e gruppi che hanno lasciato un segno indelebile. Tra questi, spicca il Gruppo Rocciatori Caprioli di San Vito, un’associazione nata nel lontano 1947 a San Vito di Cadore, con una visione dello sport decisamente originale per l’epoca. Lungi dall’abbracciare le discipline agonistiche più comuni, i Caprioli si dedicarono anima e corpo allo sci invernale e all’arrampicata estiva, gettando le basi per una tradizione che avrebbe segnato la storia dell’alpinismo locale e non solo.

Dalle Dolomiti all’Eiger: Le Origini di una Leggenda

Nei primi anni, il gruppo contava 26 soci, un numero che testimoniava il grande entusiasmo e la passione per la montagna che animava la comunità di San Vito. Figure come Luciano e Gianni Bonafede, i fondatori, insieme a Marcello Bonafede e Natalino Menegus, divennero presto i pilastri dell’associazione. Proprio Menegus e Bonafede, nell’inverno del 1963, si distinsero per la loro partecipazione alla prima ripetizione invernale della Solleder al Civetta, una via storica di cui quest’anno ricorre il centenario. Un’impresa che, come sottolinea Vittorio Tonet, membro storico del sodalizio, rimane un motivo di orgoglio per l’associazione.

Ma la storia dei Caprioli non si limita alla Solleder. Nomi come Emilio Menegus, Gianni Palatini, Giulio De Lucia, Arnaldo Pordon e Gianluigi De Sandre hanno contribuito a scrivere pagine importanti dell’alpinismo dolomitico, con numerose aperture e ripetizioni concentrate soprattutto sull’arco dolomitico, ma con incursioni anche nelle Alpi occidentali e tentativi sulla Nord dell’Eiger. Un’attività intensa e prolifica che, purtroppo, subì un rallentamento alla fine degli anni Settanta, a causa della mancanza di nuove leve.

Cosa ne pensi?
  • Che storia incredibile! 🤩 I Caprioli dimostrano come la passione......
  • Un po' sopravvalutati forse? 🤔 Ci sono altre associazioni......
  • E se vi dicessi che i 'fallimenti' dei Caprioli sono in realtà... 🤯...

La Rinascita e l’Apertura all’Arrampicata Sportiva

La crisi degli anni Ottanta, fortunatamente, non segnò la fine dei Caprioli. Nel 1988, il sodalizio rinacque con il nome di Gruppo Rocciatori Caprioli, aprendosi alle nuove tendenze dell’arrampicata sportiva e delle competizioni. San Vito di Cadore divenne così una delle prime località italiane ad ospitare una palestra indoor, un segnale di cambiamento e di apertura verso il futuro.

L’attività nelle competizioni di arrampicata sportiva crebbe rapidamente, con atleti come Diego Zandanel, Mauro Devich, Diego Da Corte, Fabio De Martin e Alessandro Fiori, allenati da Michele Ossi, che si distinsero a livello nazionale e internazionale. Proprio Fiori, a partire dal 2007, arrivò a competere in Coppa del Mondo, per poi intraprendere la carriera di guida alpina. Un percorso che testimonia la capacità dei Caprioli di formare atleti e professionisti della montagna.

Oggi, il gruppo conta ben otto guide alpine, un aspirante e due accompagnatori di media montagna, a cui si aggiungono ventidue soci ordinari, otto onorari e tre aggregati. Una struttura solida e ben organizzata, che permette ai giovani più promettenti di avvicinarsi al mondo dell’alpinismo e dell’arrampicata, seguendo un percorso formativo rigoroso e stimolante.

Oltre le Dolomiti: L’Alpinismo d’Alta Quota

Ma i Caprioli non si limitano alle Dolomiti. Tra i loro membri, spicca Marco Sala, un alpinista di fama internazionale che vanta numerose ascensioni in Russia, Alaska, Nord America e Asia, oltre alla conquista di ben cinque ottomila, tra cui l’Everest. Un esempio di come la passione per la montagna possa portare a superare i propri limiti e a raggiungere le cime più alte del mondo.

Un Futuro all’Insegna della Tradizione e dell’Innovazione

La storia dei Caprioli di San Vito è una storia di passione, impegno e dedizione alla montagna. Un’associazione che, nel corso dei decenni, ha saputo rinnovarsi e adattarsi ai cambiamenti, senza mai perdere di vista i propri valori e le proprie radici. La nuova via ferrata “Caprioli”, realizzata dalle Guide Alpine di Cortina, rappresenta un ulteriore tassello in questo percorso, un’opportunità per avvicinare nuove persone al mondo dell’arrampicata e per valorizzare il territorio di San Vito di Cadore.

La ferrata, dedicata all’associazione sportiva, offre un percorso di media difficoltà, con un dislivello di circa 690 metri e un tempo di percorrenza di 4-5 ore. Un’esperienza immersiva nella natura dolomitica, con viste spettacolari sull’Antelao e sul villaggio di San Vito. Un’iniziativa che testimonia la vitalità e la capacità dei Caprioli di San Vito di continuare a essere protagonisti della storia dell’alpinismo dolomitico.

Conclusione: Un Esempio di Passione e Dedizione

La storia dei Caprioli di San Vito è un esempio di come la passione per la montagna possa unire le persone e creare un senso di comunità. Un’associazione che, nel corso dei decenni, ha saputo tramandare i propri valori e le proprie tradizioni, formando alpinisti, guide alpine e appassionati di montagna. La loro storia ci ricorda che l’alpinismo non è solo una questione di performance e di risultati, ma anche di rispetto per la natura, di amicizia e di condivisione.

Amici appassionati di montagna, riflettiamo un attimo. La storia dei Caprioli ci insegna che l’alpinismo non è solo scalare vette, ma anche costruire comunità e tramandare valori. Una nozione base da tenere sempre a mente è che la sicurezza in montagna è fondamentale: preparazione fisica, conoscenza del percorso e attrezzatura adeguata sono imprescindibili. Un concetto più avanzato è la consapevolezza del proprio impatto sull’ambiente: ogni nostra azione lascia un segno, e dobbiamo fare il possibile per minimizzarlo.

Pensateci: quante volte vi siete trovati di fronte a un bivio, in montagna, e avete dovuto prendere una decisione? Quante volte avete dovuto fare affidamento sui vostri compagni di cordata? L’alpinismo è una metafora della vita, un’esperienza che ci mette alla prova e ci insegna a superare i nostri limiti. E la storia dei Caprioli ci dimostra che, insieme, possiamo raggiungere vette ancora più alte.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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