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- Nel 1947, Lacedelli entra a far parte del prestigioso gruppo degli Scoiattoli di Cortina, un'élite di alpinisti, dopo aver ripetuto la Direttissima alla parete Sudest del Col Rosà.
- Nel 1952, Lacedelli, insieme a Luigi Ghedina e Guido Lorenzi, apre la Via Scotoni sulla parete Sudovest della Cima Scotoni, considerata una delle vie più difficili delle Dolomiti.
- Il 31 luglio 1954, Lacedelli e Achille Compagnoni raggiungono la vetta del «K2», diventando i primi uomini a compiere questa impresa, un evento segnato da gloria e controversie.
Lino Lacedelli, una figura iconica dell’alpinismo italiano, è spesso ricordato quasi esclusivamente per la sua storica conquista del K2 nel 1954. Tuttavia, ridurre la sua carriera e il suo contributo a questo singolo evento sarebbe un’ingiustizia. Lacedelli fu molto più di “l’uomo del K2”; fu un alpinista completo, un pioniere delle Dolomiti e un personaggio chiave nella storia dell’alpinismo mondiale.
Le Dolomiti: La palestra di Lacedelli
Nato nel cuore delle Dolomiti, a Cortina d’Ampezzo, il 4 dicembre 1925, Lacedelli crebbe in un ambiente permeato dalla cultura della montagna. Fin da giovanissimo, fu attratto dalle imponenti pareti rocciose che circondavano il suo paese. A soli 14 anni, senza alcuna esperienza o attrezzatura adeguata, si avventurò sulle Cinque Torri, un’area tradizionalmente utilizzata come “palestra” dagli scalatori locali. Questo episodio, seppur avventato, segnò l’inizio di una straordinaria carriera. Lacedelli divenne rapidamente uno dei più talentuosi rocciatori della sua generazione, entrando a far parte del prestigioso gruppo degli Scoiattoli di Cortina. La sua ammissione in questo gruppo elitario, nel 1947, fu sancita dalla ripetizione della Direttissima alla parete Sudest del Col Rosà, un itinerario di VI grado di difficoltà. Negli anni successivi, Lacedelli continuò a distinguersi con scalate audaci e innovative. Nel 1948, insieme a Luigi Ghedina e Bruno Menardi, completò la ripetizione della via alla parete Ovest del Castello delle Nevere, una parete di 900 metri nel gruppo della Moiazza. Nel 1951, con Luigi Ghedina, realizzò la seconda ripetizione della Bonatti-Ghigo al Grand Capucin, nel massiccio del Monte Bianco, in sole 18 ore di arrampicata.

- Lino Lacedelli, un esempio di tenacia e passione...⛰️...
- Al di là della conquista, le controversie sollevano interrogativi...🤔...
- Il K2, una vetta contesa tra gloria e ombre... 🏆...
La Via Scotoni: Un capolavoro dell’alpinismo classico
Il 1952 fu l’anno della consacrazione per Lacedelli. Insieme a Luigi Ghedina e Guido Lorenzi, aprì una nuova via sulla parete Sudovest della Cima Scotoni, nel gruppo del Fanis. Questa via, che sarebbe stata considerata per molto tempo una delle più difficili delle Dolomiti, rappresentò un vero e proprio capolavoro dell’alpinismo classico. La Via Scotoni si snoda attraverso la parete, cercando i punti di debolezza tra le imponenti muraglie rocciose. Lacedelli e i suoi compagni utilizzarono tecniche di arrampicata sofisticate, ma con un uso parsimonioso dei chiodi. La maggior parte della scalata avvenne in arrampicata libera, con passaggi di estrema difficoltà per l’epoca. La Via Scotoni è considerata un simbolo della scalata classica, un’ode alla ricerca del facile nel difficile.
Il K2: Gloria e controversie
Nel 1954, Lacedelli fu scelto da Ardito Desio come membro della spedizione italiana al K2. Il 31 luglio, insieme ad Achille Compagnoni, raggiunse la vetta della seconda montagna più alta del mondo, diventando il primo uomo a compiere questa impresa. La conquista del K2 portò a Lacedelli fama e gloria, ma anche l’amputazione di un dito a causa dei congelamenti subiti. Inoltre, l’impresa fu seguita da una lunga e controversa polemica, riguardante il ruolo di Walter Bonatti e le dinamiche della salita finale. Nel 2004, Lacedelli pubblicò il libro “K2: Il prezzo della conquista”, in cui ammise alcune delle contestazioni mosse da Bonatti e riconobbe il suo contributo fondamentale alla riuscita della spedizione.
Eredità di un grande alpinista
Nonostante le difficoltà e le controversie, Lino Lacedelli rimase una figura rispettata e ammirata nel mondo dell’alpinismo. Dopo il K2, continuò a scalare e ad aprire nuove vie, tra cui lo Spigolo degli Scoiattoli sulla Cima Ovest di Lavaredo nel 1959. Nel 2004, tornò al campo base del K2 per commemorare il 50° anniversario della conquista e rendere omaggio al compagno Mario Puchoz, deceduto durante la spedizione del 1954. Lino Lacedelli morì a Cortina d’Ampezzo il 20 novembre 2009, all’età di 84 anni.
Un’eredità da custodire: Oltre la vetta, l’etica dell’alpinismo
La storia di Lino Lacedelli ci ricorda che l’alpinismo non è solo una questione di conquista, ma anche di etica, di rispetto per la montagna e per i compagni di cordata. La sua figura incarna i valori dell’alpinismo classico, fatto di audacia, ingegno e rispetto per la natura.
Nozione base di alpinismo: L’importanza della preparazione fisica e mentale per affrontare le sfide della montagna. Un alpinista deve essere in grado di gestire lo stress, la fatica e le condizioni ambientali estreme.
Nozione avanzata di alpinismo: L’etica dell’alpinismo, che implica il rispetto per la montagna, per gli altri alpinisti e per le popolazioni locali. Un alpinista deve essere consapevole dell’impatto ambientale delle sue azioni e deve cercare di minimizzarlo.
La vicenda di Lino Lacedelli, con le sue luci e le sue ombre, ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo e sui valori che lo devono guidare. La sua storia ci ricorda che la conquista di una vetta non è mai un’impresa individuale, ma il risultato di un lavoro di squadra e di un profondo rispetto per la montagna. E ci spinge a interrogarci su come possiamo preservare l’etica dell’alpinismo in un mondo sempre più orientato alla performance e alla competizione.






