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- Il fallimento del treno Roma-Cortina ha visto oltre 2 milioni di euro spesi a fronte di soli 35 mila euro di ricavi, evidenziando l'inefficacia di un turismo elitario.
- La popolazione residente a Cortina d'Ampezzo è in calo dal 2011, con 5.529 residenti al 1° gennaio 2024 e stime che prevedono un numero inferiore a 5.000 nel prossimo futuro, a causa degli alti costi della vita.
- L'analisi dei dati UNCEM del 2023 rivela che il turismo montano contribuisce al 6,7% del pil nazionale, ma con forti disparità tra le diverse comunità territoriali, sottolineando la necessità di un turismo più diffuso.
L’attrazione fatale: Cortina e il turismo montano a due velocità
Il fascino indiscutibile di Cortina d’Ampezzo, riconosciuta meta prediletta dalla Gen Z e simbolo incontrastato del turismo invernale di lusso, pone una questione cruciale per il futuro dell’alpinismo e dell’escursionismo in Italia. La concentrazione massiccia di flussi turistici in poche località elitarie, a partire proprio da Cortina, genera una “Cortina-dipendenza” che rischia di alterare profondamente l’essenza stessa della montagna. Il 17 novembre 2025, ci interroghiamo sulle implicazioni di questo modello, analizzando i costi ambientali, economici e sociali, l’accessibilità alla montagna per diverse fasce di reddito e le conseguenze per quelle aree montane meno celebrate ma dotate di un elevato potenziale alpinistico e naturalistico. Si tratta di comprendere se lo sviluppo turistico incontrollato stia erodendo il patrimonio montano, rendendolo appannaggio di pochi e precludendolo a molti. La domanda centrale è: come possiamo preservare la montagna “vera”, garantendone l’accessibilità e la sostenibilità nel lungo periodo?
Un elemento che esemplifica questa problematica è il caso, divenuto emblematico, del treno espresso Roma-Cortina. Un progetto ambizioso, pensato per un turismo d’élite, che si è tradotto in un vero e proprio fallimento economico, con costi esorbitanti a fronte di ricavi irrisori. L’iniziativa, soppressa dopo breve tempo, ha evidenziato come investimenti ingenti non si traducano necessariamente in benefici per il territorio e la comunità, sollevando interrogativi sull’efficacia di un modello di sviluppo turistico focalizzato esclusivamente sul lusso. I dati parlano chiaro: oltre 2 milioni di euro spesi, a fronte di soli 35 mila euro di ricavi, un disastro che pone in discussione la visione stessa di un turismo montano elitario. Le risorse impiegate avrebbero potuto essere investite in infrastrutture e servizi a beneficio di un turismo più diffuso e sostenibile, capace di valorizzare le specificità di ogni territorio e di coinvolgere le comunità locali. Il fallimento del treno Roma-Cortina è un campanello d’allarme che invita a riconsiderare le priorità e a promuovere un turismo più responsabile e inclusivo.
Un altro aspetto preoccupante è il paradosso che si registra a Cortina d’Ampezzo: mentre il turismo di lusso prospera, la popolazione residente diminuisce inesorabilmente. I costi della vita sono diventati proibitivi, gli alloggi inaccessibili per i giovani e le famiglie, e i negozi locali faticano a competere con le catene internazionali del lusso. Cortina rischia di trasformarsi in una vetrina per turisti facoltosi, perdendo la sua anima e la sua identità. Le cifre sono impietose: al 1° gennaio 2024, Cortina registrava 5.529 residenti, un valore che ha continuato a calare senza sosta dal 2011, con stime che prevedono un numero inferiore a 5.000 nel prossimo futuro. Questa emorragia demografica è un segnale allarmante di un modello di sviluppo insostenibile, che privilegia il profitto a breve termine a discapito del benessere e della qualità della vita dei residenti. È necessario invertire la rotta, promuovendo politiche abitative che favoriscano la residenzialità, sostenendo le attività economiche locali e valorizzando il patrimonio culturale e ambientale del territorio.

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La montagna contesa: tra speculazione edilizia e tutela del paesaggio
Le Dolomiti, patrimonio naturale dell’umanità, sono sempre più spesso oggetto di speculazione edilizia e di progetti turistici di lusso che ne compromettono l’integrità. L’associazione Mountain Wilderness ha lanciato un allarme sulla proliferazione di villaggi turistici esclusivi che rischiano di deturpare aree naturali protette, con la colpevole acquiescenza delle amministrazioni locali. Si tratta di una vera e propria “colonizzazione” delle alte quote, che solleva seri dubbi sulla sostenibilità ambientale e sociale di questi interventi. L’avidità di profitto sembra prevalere sulla tutela del paesaggio e sulla salvaguardia della biodiversità, mettendo a rischio un patrimonio inestimabile per le generazioni future.
Il problema è complesso e richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga istituzioni, comunità locali, operatori turistici e associazioni ambientaliste. È necessario definire limiti chiari allo sviluppo turistico, promuovendo un’edilizia sostenibile e rispettosa del paesaggio, incentivando la mobilità dolce e la valorizzazione dei prodotti locali. Allo stesso tempo, è fondamentale sensibilizzare i turisti sull’importanza di un turismo responsabile, che rispetti l’ambiente e le comunità locali. Solo in questo modo sarà possibile preservare le Dolomiti e garantirne la fruizione a tutti, nel rispetto dei suoi valori naturali e culturali. Il ruolo delle amministrazioni locali è cruciale: devono agire con trasparenza e responsabilità, anteponendo l’interesse pubblico agli interessi privati, e promuovendo una pianificazione territoriale che tenga conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti. È necessario un cambio di paradigma, che metta al centro la sostenibilità e la partecipazione, per costruire un futuro in cui turismo e ambiente possano convivere in armonia.
Il contrasto tra lo sviluppo del turismo di lusso e le difficoltà delle attività tradizionali emerge con forza nelle parole (ipotetiche) di Marco Rossi, gestore di un rifugio in Val di Zoldo da oltre 20 anni. La sua testimonianza è un grido d’allarme contro una deriva che rischia di snaturare l’essenza stessa della montagna. Rossi denuncia l’attrazione crescente verso le “luci di Cortina”, i rifugi con la spa e i percorsi “instagrammabili”, a discapito della montagna “vera”, fatta di fatica, silenzio e rispetto per la natura. La sua domanda è provocatoria: “Se tutti vogliono andare a Cortina, chi si prenderà cura delle nostre valli?”. La sua riflessione è un invito a riscoprire il valore della montagna autentica, quella che richiede impegno fisico e spirituale, quella che insegna l’umiltà e il rispetto per l’ambiente. È necessario promuovere un turismo che valorizzi le specificità di ogni territorio, che sostenga le attività tradizionali e che coinvolga le comunità locali. Solo in questo modo sarà possibile preservare la montagna “vera” e garantirne la fruizione a tutti, nel rispetto dei suoi valori naturali e culturali. La testimonianza di Marco Rossi è un monito a non cedere alla tentazione di un turismo facile e superficiale, ma a riscoprire il fascino della montagna autentica, quella che nutre l’anima e che ci connette con la natura.
La reazione silenziosa: verso un turismo montano consapevole
Fortunatamente, si sta sviluppando un movimento di resistenza verso un turismo percepito come “predatorio”, che sfrutta il territorio e massimizza i profitti a breve termine, senza curarsi delle conseguenze a lungo termine per l’ambiente e per le comunità locali. Questo movimento, animato da associazioni ambientaliste, operatori turistici responsabili e semplici appassionati della montagna, promuove un turismo più consapevole e sostenibile, che rispetti l’ambiente, valorizzi le specificità di ogni territorio e coinvolga le comunità locali. Si tratta di un cambiamento culturale profondo, che richiede un impegno costante e una visione a lungo termine. È necessario promuovere un turismo che non sia solo fonte di profitto, ma anche di crescita culturale, sociale ed economica per le comunità locali.
Questo movimento si basa su principi fondamentali come la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale e la partecipazione democratica. La sostenibilità ambientale implica la riduzione dell’impatto del turismo sull’ambiente, attraverso la promozione di pratiche eco-compatibili, la valorizzazione delle risorse naturali e la sensibilizzazione dei turisti. La responsabilità sociale implica il rispetto dei diritti dei lavoratori, la promozione dell’equità e della giustizia sociale e il sostegno alle attività economiche locali. La partecipazione democratica implica il coinvolgimento delle comunità locali nelle decisioni che riguardano lo sviluppo turistico, garantendo la trasparenza e la responsabilità delle istituzioni. Questo movimento promuove anche la valorizzazione delle specificità di ogni territorio, attraverso la promozione dei prodotti locali, la salvaguardia del patrimonio culturale e la valorizzazione delle tradizioni. L’obiettivo è quello di creare un turismo che sia un motore di sviluppo sostenibile per le comunità locali, che rispetti l’ambiente e che valorizzi la cultura.
L’analisi dei dati UNCEM del 2023 evidenzia una situazione complessa e articolata. Il turismo montano rappresenta un’importante risorsa economica per il paese, contribuendo al 6,7% del PIL nazionale. Tuttavia, la distribuzione dei flussi turistici è tutt’altro che omogenea, con forti disparità tra le diverse “Comunità Territoriali”. In alcune zone, come l’Alto Adige, si registrano numeri elevatissimi di occupati nel settore turistico, mentre in altre, soprattutto nelle isole e nel Mezzogiorno, l’incidenza del turismo sull’economia locale è molto più bassa. Queste disparità evidenziano la necessità di promuovere un turismo più diffuso e sostenibile, che valorizzi le specificità di ogni territorio e che sostenga le attività economiche locali. È necessario superare la logica della “Cortina-dipendenza”, promuovendo un turismo che sia capace di valorizzare le ricchezze di tutte le montagne italiane, dalle Alpi all’Appennino, dalle isole al Mezzogiorno. Solo in questo modo sarà possibile garantire un futuro sostenibile per il turismo montano e per le comunità locali che lo vivono.
Verso un nuovo umanesimo della montagna
In conclusione, la “Cortina-dipendenza” è un sintomo di un modello di sviluppo turistico che ha bisogno di essere ripensato. È necessario promuovere un nuovo umanesimo della montagna, che metta al centro la persona, l’ambiente e la cultura. Un umanesimo che sappia coniugare sviluppo economico e sostenibilità ambientale, profitto e giustizia sociale, turismo e residenzialità. Un umanesimo che valorizzi le specificità di ogni territorio, che sostenga le attività economiche locali e che coinvolga le comunità locali nelle decisioni che riguardano il loro futuro. Un umanesimo che promuova un turismo consapevole e responsabile, che rispetti l’ambiente e che valorizzi la cultura. Solo in questo modo sarà possibile garantire un futuro sostenibile per la montagna e per le generazioni future.
Amici appassionati di montagna, spero che questo articolo vi abbia offerto una prospettiva più ampia sulla complessa relazione tra turismo e alpinismo nelle nostre amate vette. È fondamentale comprendere come la concentrazione dei flussi turistici in poche località di lusso possa influenzare negativamente le aree montane meno “glamour”, compromettendo l’accessibilità alla montagna per diverse fasce di reddito e alterando l’essenza stessa dell’alpinismo.
Una nozione base di notizie e approfondimenti su montagna e alpinismo che vorrei condividere con voi è l’importanza di un approccio “leggero” alla montagna: ridurre al minimo il nostro impatto ambientale, rispettare la fauna e la flora locali, e sostenere le economie delle comunità montane acquistando prodotti locali. Questa consapevolezza è il primo passo per un turismo più responsabile e sostenibile.
A livello avanzato, possiamo riflettere sull’etica dell’alpinismo moderno, che sempre più spesso si confronta con la commercializzazione della montagna e la ricerca della performance a tutti i costi. È importante interrogarsi sui nostri obiettivi, sulle nostre motivazioni e sul nostro ruolo nella preservazione di questo ambiente unico e fragile. Ricordiamoci sempre che la montagna non è un parco giochi, ma un luogo sacro che merita rispetto e ammirazione.
Vi invito a riflettere personalmente su questi temi e a condividere le vostre esperienze e le vostre idee. Solo attraverso un dialogo aperto e costruttivo potremo costruire un futuro in cui l’alpinismo e il turismo possano convivere in armonia, nel rispetto della montagna e delle sue genti.
- La Carta di Cortina promuove strategie che coniugano sostenibilità economica e ambientale.
- Comunicato stampa ufficiale sull'avvio del treno notturno Espresso Cadore per Cortina.
- Pagina Wikipedia di Cortina, utile per informazioni generali e contesto.
- Informazioni sugli impianti di risalita attrezzati per accogliere persone con disabilità.







