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- Il mondo dell'alpinismo è in apprensione per la scomparsa di due alpinisti italiani, Stefano Farronato e Alessandro Caputo, sul Monte Panbari, una vetta di 6.887 metri nell'Himalaya nepalese.
- I contatti con gli alpinisti si sono interrotti il 1 novembre a causa delle forti nevicate causate dal ciclone Montha, bloccandoli al Campo 1 a circa 5.000 metri di altitudine.
- Stefano Farronato, con 18 spedizioni all'attivo in diverse parti del mondo, considerava la montagna un «viaggio interiore», mentre Alessandro Caputo, studente e maestro di sci, condivideva la sua passione per l'esplorazione.
Il mondo dell’alpinismo è in apprensione per la sorte di due alpinisti italiani, Stefano Farronato e Alessandro Caputo, dispersi sul Monte Panbari, una vetta di 6.887 metri situata nell’Himalaya nepalese. La loro scomparsa, avvenuta in un contesto di condizioni meteorologiche avverse causate dal ciclone Montha, ha scosso profondamente la comunità degli appassionati di montagna e sollevato interrogativi sulle sfide e i rischi intrinseci all’alpinismo d’alta quota.
La Scomparsa e le Operazioni di Soccorso
I contatti con Farronato e Caputo si sono interrotti sabato 1 novembre, quando i due si trovavano al Campo 1, a circa 5.000 metri di altitudine. Le forti nevicate, conseguenza del ciclone Montha, hanno reso impossibile ogni comunicazione e hanno bloccato i due alpinisti. Il responsabile della spedizione, Valter Pellino, era stato costretto a rimanere al campo base a causa di un improvviso malore e successivamente è stato prelevato da un elicottero. È stato proprio Pellino a dare l’allarme, innescando immediatamente le operazioni di soccorso.
Le ricerche, coordinate dalla Farnesina e dal Consolato generale onorario a Kathmandu, sono state ostacolate dalle difficili condizioni meteorologiche. Gli elicotteri hanno sorvolato la zona, ma la scarsa visibilità ha reso complesse le operazioni di ricerca. Nonostante le avversità, i soccorritori hanno continuato incessantemente le ricerche, nella speranza di trovare i due alpinisti.

- Che tragedia immane! 😥 Speriamo ancora in un miracolo......
- Forse bisognerebbe limitare queste spedizioni estreme... 😟...
- L'attrazione della montagna, un richiamo irresistibile... 🤔...
Chi sono Stefano Farronato e Alessandro Caputo
Stefano Farronato, 45 anni, era un arboricoltore del Bassanese e un alpinista esperto con un curriculum di tutto rispetto. Aveva all’attivo ben 18 spedizioni in diverse parti del mondo, tra cui Nepal, Patagonia, Islanda, Ecuador, Mongolia, Groenlandia, Pamir, Svalbard, Alaska e Canada. Prima della partenza per questa spedizione, Farronato aveva espresso il suo profondo legame con la montagna, descrivendola come un viaggio interiore, un confronto con i propri limiti e con l’imprevedibilità della natura.
Alessandro Caputo, invece, era uno studente di giurisprudenza presso l’università di Milano e lavorava come maestro di sci in Svizzera, vantando una notevole familiarità con le alte quote. Insieme a Farronato, condivideva la passione per la montagna e l’amore per l’esplorazione.
Valter Pellino, il leader della spedizione, è un montanaro di notevole calibro, con imprese tecniche su molte delle catene montuose più celebri del mondo, compreso l’Everest. La sua conoscenza della montagna e la sua preparazione sono state fondamentali per l’organizzazione della spedizione.
Il Monte Panbari: Una Sfida Alpinistica
Il Monte Panbari è una cima remota e poco frequentata, situata nella catena del Peri Himal, al confine tra i distretti nepalesi di Gorkha e Manang. La sua posizione isolata e la sua logistica complessa la rendono una meta ambita per gli alpinisti esperti, alla ricerca di sfide impegnative e di esperienze autentiche.
La prima ascensione del Panbari risale al 2006, ad opera di una spedizione francese. Da allora, la montagna è stata salita solo da poche spedizioni, a causa delle difficoltà logistiche e delle condizioni meteorologiche spesso avverse.
L’impresa pianificata da Farronato, Caputo e Pellino mirava a conquistare il Panbari in puro stile alpino, contando esclusivamente sulle proprie forze e utilizzando gli sci. Un progetto ambizioso, che richiedeva una grande preparazione fisica e tecnica, nonché una profonda conoscenza della montagna.
Riflessioni sulla Montagna e sul Destino
La montagna, da sempre, è metafora della vita. Un luogo dove l’uomo si confronta con i propri limiti, con la forza della natura e con la propria fragilità. La scomparsa di Stefano Farronato e Alessandro Caputo ci ricorda, ancora una volta, quanto sia importante affrontare la montagna con rispetto, consapevolezza e preparazione. *L’alpinismo non è solo una sfida fisica, ma anche una sfida interiore*. Un viaggio alla scoperta di sé stessi, alla ricerca di emozioni intense e di esperienze indimenticabili. Ma è anche un’attività che comporta dei rischi, che non vanno mai sottovalutati.
La montagna non perdona. Un errore, una distrazione, una sottovalutazione delle condizioni meteorologiche possono avere conseguenze fatali. Per questo, è fondamentale prepararsi adeguatamente, informarsi sulle condizioni del percorso, valutare i rischi e non esitare a rinunciare se le condizioni non sono favorevoli.
La scomparsa di Farronato e Caputo ci invita a riflettere sul significato della montagna, sul rapporto tra l’uomo e la natura e sul valore della vita. Ci ricorda che la montagna è un luogo meraviglioso, ma anche pericoloso, che va affrontato con umiltà e rispetto.
Una nozione base di alpinismo è che la preparazione fisica e mentale sono fondamentali per affrontare le sfide della montagna. Una nozione avanzata è che la conoscenza del territorio, delle condizioni meteorologiche e delle tecniche di soccorso può fare la differenza tra la vita e la morte.
La montagna è un luogo di bellezza e di sfida, un luogo dove l’uomo può trovare sé stesso e superare i propri limiti. Ma è anche un luogo di pericolo, che richiede rispetto, preparazione e consapevolezza. La scomparsa di Stefano Farronato e Alessandro Caputo ci ricorda, ancora una volta, questa verità.







