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- La spedizione di Stefano Farronato e Alessandro Caputo sul Panbari, in Nepal, si è conclusa tragicamente con il ritrovamento dei loro corpi senza vita.
- Maurizio Folini, esperto di elisoccorso in Himalaya, ha evidenziato come l'efficienza degli elicotteri si riduca significativamente oltre i 7.000 metri, rendendo complesse le operazioni di soccorso.
- Folini sottolinea il progressivo ritiro dei ghiacciai in aree come Nepal e Tibet, sollevando preoccupazioni sui cambiamenti climatici e i rischi in alta montagna, raccomandando una preparazione fisica adeguata.
È la mattina del 5 novembre 2025 quando giungono le tristi notizie da lontano alle ore 05:57.
## Tragico epilogo in Nepal: alpinisti italiani ritrovati senza vita sul Panbari
Una spedizione concepita per diventare un’affascinante avventura si è drammaticamente trasformata in una terribile tragedia. Gli alpinisti provenienti dall’Italia, Stefano Farronato e Alessandro Caputo, sono stati scoperti senza vita sulla sommità del Panbari, noto per le sue sfide impegnative nel panorama nepalese. Le operazioni volte ai soccorsi sono state abilmente coordinate a distanza dall’illustre esperto elicotterista, Maurizio Folini, assieme a Manuel Munari; purtroppo l’esito è stato tragicamente negativo nonostante ogni tentativo dispendioso effettuato.
La misteriosa sparizione dei due alpinisti ha suscitato grande ansia tra i conoscenti; specialmente quella del giovane Alessandro Caputo, maestro di sci della città meneghina con soli ventotto anni all’attivo. Considerato persona seria e rispettosa dai suoi amici, egli aveva manifestato attraverso i suoi profili social la fervente passione per l’alta montagna insieme alla frenetica voglia di superare ogni limite personale.

## Le difficoltà dell’elisoccorso in alta quota
Maurizio Folini, valtellinese con una vasta esperienza nell’elisoccorso in Himalaya, ha sottolineato le enormi difficoltà operative che si incontrano a quelle altitudini. La figura di Folini emerge con grande rilievo nell’ambito dello sviluppo dell’elisoccorso, particolarmente nella regione himalayana durante i primi anni del nuovo millennio. L’efficienza degli elicotteri si riduce significativamente oltre i 7.000 metri, complicando non poco la già ardua impresa del salvataggio a queste altitudini estreme; fattore che si aggrava ulteriormente quando gli eventi atmosferici sfavorevoli – quali nevicate intense preoccupanti – bloccano l’accessibilità aerea per periodi prolungati.
Durante questo frangente critico, Folini si è dedicato attivamente all’assistenza nelle manovre di soccorso offrendo preziosi suggerimenti sia sul piano logistico che tecnico al pilota addetto alla ricerca e al recupero delle persone disperse. Malgrado i suoi sforzi meticolosi però, i rigori della montagna hanno ostacolato ogni tentativo d’intervento immediato.
## Cambiamenti climatici e rischi in alta montagna
A fronte della tragedia occorsa recentemente, il discorso riguardante i cambiamenti climatici esce prepotentemente sul tavolo delle discussioni: Folini sottolinea un aspetto inquietante riguardante il progressivo ritiro dei ghiacciai che contraddistingue aree come il Nepal e il Tibet. Tuttavia risulta complesso determinare se gli eventi meteoclimatici avversi abbiano una connessione diretta col fenomeno del riscaldamento globale. La dimensione montana rappresenta senza dubbio un contesto tanto affascinante quanto pericoloso. In merito a ciò, Folini raccomanda fortemente ai futuri esploratori dell’alta quota una preparazione fisica adeguata. È altresì opportuno acclimatarsi lentamente ed evitare scorciatoie attraverso agenzie non qualificate che possano compromettere la propria sicurezza.
## Considerazioni riguardo alla sicurezza nelle escursioni alpine e importanza dell’esperienza
Il triste destino toccato a Stefano Farronato e Alessandro Caputo, purtroppo occorso recentemente, rimette sul tavolo la questione della necessaria cautela nella pratica alpina così come l’importanza della formazione preliminare. La realtà ci insegna che ogni forma d’improvvisazione può costare caro quando ci si trova su terreni impervi. Pertanto risulta imprescindibile affrontare tali sfide armati della dovuta circospezione ed eventualmente facendo riferimento a professionisti ben esperti.
L’expertise dimostrata da Maurizio Folini, attivo nel campo dell’elisoccorso sull’Himalaya, ci ricorda quanta rilevanza rivesta la familiarità con l’ambiente circostante; egli ha gestito delicate operazioni d’emergenza mediante coordinate comunicative precise verso i colleghi impiegati sul campo. Purtroppo tale impegno non è bastato per garantire il salvataggio dei due malcapitati alpinisti.
*La montagna è un ambiente meraviglioso, ma anche insidioso.* La sua bellezza e la sua maestosità non devono far dimenticare i pericoli che si celano dietro ogni vetta.
Amici appassionati di montagna, questa triste vicenda ci ricorda quanto sia cruciale affrontare le sfide alpinistiche con rispetto e consapevolezza. La preparazione fisica e tecnica sono imprescindibili, ma non bastano. È necessario studiare attentamente il percorso, valutare le condizioni meteorologiche e, soprattutto, ascoltare il proprio istinto.
Un concetto avanzato che vorrei condividere è l’importanza della “cultura della rinuncia”. A volte, la decisione più saggia è quella di tornare indietro, di abbandonare la vetta, di rimandare la conquista. L’umiltà di riconoscere i propri limiti e di accettare le avversità del clima può fare la differenza tra la vita e la morte.
Vi invito a riflettere su questo: la montagna è una maestra severa, ma anche una fonte inesauribile di emozioni e di crescita personale. Impariamo dai nostri errori e onoriamo la memoria di chi ha perso la vita inseguendo un sogno.







